CATANZARO Lo dicevamo all’inizio della nostra inchiesta sui paradossi della burocrazia regionale: le conseguenze degli atti ritenuti illegittimi dal Consiglio di Stato si ripercuotono anche su altre amministrazioni pubbliche. La questione ruota attorno alle progressioni verticali bocciate dalla giustizia amministrativa: due bandi cancellati da una sentenza che ha provocato un po’ di panico negli uffici della Cittadella regionale. E non solo a Germaneto, per la verità. Lo dimostra la carriera di un funzionario che ha attraversato, nel corso degli anni, alcuni uffici. E la cui posizione, stando alla pronuncia del Consiglio di Stato, potrebbe essere adesso in bilico. Cerchiamo di ricostruirla attraverso gli atti ufficiali.
Il dipendente era stabilmente in servizio al Consorzio teatrale calabrese: due delibere intervengono per modificare la situazione. La prima è del 23 giugno 1997: un trasferimento a tempo indeterminato, ma non di ruolo, alla Regione. Circa due anni dopo, il 26 aprile 1999, arriva un’altra delibera: il “nostro” impiegato diventa di ruolo e gli viene assegnata la qualifica di “istruttore di sesto livello”. È un semplice passaggio formale: l’amministrazione recepisce quanto disposto dalla deliberazione del commissario liquidatore del Consorzio teatrale calabrese che ne ha ordinato il trasferimento in Regione. Altri tempi: si riusciva a diventare dipendenti della Regione senza concorso, con due atti in serie.
L’occasione delle progressioni verticali, a quel punto, non poteva sfuggire. Il bando bocciato dalla giustizia amministrativa ha consentito a quel dipendente di “volare” dalla categoria C a quella D3 giuridica (un inedito nella normativa italiana) e di riuscire a scalare sei posizioni economiche. Un piccolo record.
Non finisce qui. La carriera avanza rapida. A distanza di circa due mesi dall’approvazione delle graduatorie definitive delle progressioni verticali, per un decreto firmato da un dirigente che poi sarà dichiarato abusivo addirittura dalla Corte costituzionale, il dipendente viene nominato responsabile dell’ufficio Economato della sede provinciale di Cosenza: gli tocca gestire l’approvvigionamento di forniture materiali occorrenti per gli uffici regionali, lavori di somma urgenza, acquisti di climatizzatori, serrature, tende e altro, curare manutenzioni varie, abbellimenti, lavori di muratura e pitturazione locali. A un certo punto qualcosa va storto e la dirigenza al Personale revoca l’incarico di responsabile, allontanandolo dall’ufficio assieme ad altri dipendenti. Verrà destinato, giorni dopo, con un altro decreto della dirigente abusiva, alla sede della Commissione tributaria di Cosenza dove, di lì a qualche mese, verrà insignito della qualifica di direttore (sempre sulla scorta della carriera, non per concorso), tra i mugugni degli altri funzionari che restano a bocca asciutta.
Risultato: in uno degli organismi chiave per la tutela della legalità c’è un dirigente divenuto tale sulla scorta di una selezione dichiarata illegittima. E che quella selezione aveva affrontato dopo essere entrato per decreto nei ruoli della Regione. (3. Continua)
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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