REGGIO CALABRIA Falsa partenza per lo stralcio del procedimento Rimborsopoli che oggi vede alla sbarra gli ex assessori regionali Luigi Fedele e Nino De Gaetano, avvicendatisi nella gestione dei Trasporti sotto amministrazioni di diverso colore, ma per l’accusa ugualmente inclini a una gestione privata e personale dei fondi destinati all’attività dei gruppi consiliari e per questo destinatari di una misura cautelare nel giugno scorso.
Su richiesta dei legali di De Gaetano, il processo è stato rinviato al prossimo 18 aprile, all’esito della valutazione del collegio sulla memoria presentata dai difensori del politico, con cui mettono di discussione la validità del giudizio immediato chiesto e ottenuto dal pm Matteo Centini e dal procuratore aggiunto Gaetano Paci per trascinare i due ex assessori a processo. Una dilatazione dei tempi che – in fondo – non dispiace neanche alla Procura, che proprio in questi giorni sta notificando a tutti gli indagati gli avvisi di conclusione indagini, quindi procederà alle eventuali richieste di rinvio a giudizio. Ad annunciarlo è stato lo stesso pubblico ministero, che intervenendo in aula ha sottolineato l’interesse della Procura a non spezzettare il procedimento in diversi tronconi, anticipando dunque una possibile richiesta di riunione dei vari filoni che potrebbero finire di fronte a un collegio. Questione di tempo, dunque, e la maxi inchiesta che nel giugno scorso ha travolto la politica regionale sfocerà nella sede naturale dell’aula di giustizia, dove toccherà a un Tribunale su quello che il procuratore Federico Cafiero de Raho non aveva esitato a definire un sistema di ruberie «accertato con un’incredibile solidità degli elementi di prova».
Oltre che per De Gaetano e Fedele, la procura aveva chiesto i domiciliari anche per il senatore Giovanni Bilardi, ma dopo una tardiva pronuncia della Giunta per le Autorizzazioni, sulla sua posizione ancora si attende la pronuncia della Camera di appartenenza. Nel frattempo, un nuovo Tribunale della Libertà ordinato dalla Cassazione, ha decretato per tutti e tre la perdita di efficacia della misura per mancanza di attualità delle esigenze cautelari.
Con la medesima motivazione o per naturale termine di fase, di recente sono state divenute inefficaci le misure che per mesi hanno obbligato Nicola Adamo (ex consigliere ed ex capogruppo del Pd), Alfonso Dattolo (ex assessore all’Urbanistica, Udc), Giovanni Nucera (Pdl) e Pasquale Tripodi (ex Udc, adesso Centro democratico) e Carmelo Trapani, factotum di a rimanere lontani dalla Calabria. Decisioni fisiologiche si mormora in procura, dove ci si prepara ad affrontare con prudente ma ragionevole ottimismo il procedimento. L’impianto accusatorio dell’inchiesta, costruito dai militari della Guardia di Finanza con una gigantesca operazione di accertamento fiscale e finanziario, è rimasto sostanzialmente intonso, nonostante i ricorsi promossi in più sedi dalla pressoché totalità degli indagati. Anche a distanza di mesi, emerge nelle ipotesi dell’accusa un quadro sconfortante di trucchetti di bassa lega, ruberie e illeciti che avrebbe permesso a politici di ogni colore e schieramento di appropriarsi per scopi privati di fondi pubblici.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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