COSENZA «Adolfo Foggetti era con noi a fare il sopralluogo e ha indicato il posto preciso in cui è stato trovato il cadavere di Luca Bruni». Lo ha ribadito, nell’aula della Corte d’Assise di Cosenza, il maresciallo Roberto Iorio del Nucleo investigativo dei carabinieri di Cosenza, nel corso della seconda udienza del processo per la morte di Luca Bruni, il presunto boss della ‘ndrangheta cosentina scomparso il 3 gennaio 2012 e il cui cadavere è stato trovato nel dicembre del 2014.
Si tratta del procedimento con rito ordinario che vede sul banco degli imputati Franco Bruzzese, ritenuto il mandante dell’assassinio, e Daniele Lamanna, accusato di essere organizzatore ed esecutore dell’agguato al presunto reggente del clan “Bella bella”. Assieme a loro, nello stesso ruolo di Lamanna, sono accusati anche Maurizio Rango, Ettore Sottile e Adolfo Foggetti, che però hanno scelto il rito abbreviato che si sta svolgendo a Catanzaro. Iorio, rispondendo alle domande del pubblico ministero della Dda Pierpaolo Bruni, ha ricostruito in particolare il giorno in cui assieme ad Adolfo Foggetti, collaboratore di giustizia, si è recato a Orto Matera, nel comune di Castrolibero. Ma le indagini partono da prima, ovvero da quando il 5 gennaio del 2012 la sorella gemella di Luca Bruni si è presentata ai carabinieri per «denunciare – ha detto Iorio alla Corte – la scomparsa del fratello di cui non aveva più notizie già dal 3 gennaio. Le ricerche presero il via. La sua auto venne trovata nei pressi del cinema Garden. A quel punto iniziammo a sentire alcune persone tra le quali Ernesto Foggetti, l’ultimo a incontrare Luca Bruni. Diverse le persone che sono state, poi, sottoposte a intercettazioni telefoniche anche dopo aver consultato i tabulati di Ernesto Foggetti».
Il racconto si concentra, poi, sul pomeriggio del 18 dicembre del 2013 quando Iorio con Adolfo Foggetti andò a Orto Matera, nel Comune di Castrolibero: «Foggetti ci ha condotto in un luogo e dopo alcuni giri ha indicato il posto preciso dove sarebbe stato colpito a morte Luca Bruni perché lui avrebbe partecipato assieme a Lamanna all’omicidio e non alla sepoltura. Il terreno era incolto».
Il maresciallo ha precisato anche che «nel centro storico di Rende vive qualche parente di Maurizio Rango e di fronte la loro casa c’è una abitazione che Adolfo Foggetti ha indicato come il luogo in cui erano state nascoste le armi».
I particolari del ritrovamento del cadavere sono stati riferiti dal medico legale Mariafrancesca Lavorato, sentita come testimone della Procura. La dottoressa Lavorato ha specificato che sono stati rinvenuti «tre colpi nel corpo e uno sul terriccio. È probabile – ha aggiunto – che Luca Bruni sia stato ucciso in un altro posto rispetto a quello in cui è stato trovato. Bruni, al momento dell’uccisione, probabilmente poteva essere in una posizione prona o flessa. Sembra questa l’ipotesi più plausibile in base alla direzione dei colpi, ma non ho elementi per poterlo dire in modo certo. Sono stati riscontrati pure fori sul giubbino. Il primo colpo sarebbe stato esploso alla testa».
Il pm depositerà la consulenza del perito nella prossima udienza e ha chiesto l’acquisizione di alcune intercettazioni. Su questa ultima richiesta le difese si sono riservate di decidere se, eventualmente, opporsi. Bruzzese è difeso dagli avvocati Marcello Manna e Gaetano Morrone. Bruzzese e Lamanna (difeso dall’avvocato Aldo Cribari) erano collegati in videoconferenza dai penitenziari in cui sono ristretti. Le parti civili, Comune di Cosenza e Provincia, sono rappresentate dagli avvocati Emilio Lirangi, Carmelo Bozzo e Adriano De Cicco. La Corte, presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, ha fissato la prossima udienza per il 17 marzo quando saranno ascoltati come testimoni dell’accusa ufficiali di polizia giudiziaria e un altro consulente della Procura.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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