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«Nicolò uomo dei clan»

REGGIO CALABRIA Il consigliere regionale Alessandro Nicolò era un uomo nella disponibilità di Mico Tattoo Sonsogno e per questo Enrico De Rosa per anni è riuscito a lavorare con la Regione Calabria…

Pubblicato il: 16/02/2016 – 7:26
«Nicolò uomo dei clan»

REGGIO CALABRIA Il consigliere regionale Alessandro Nicolò era un uomo nella disponibilità di Mico Tattoo Sonsogno e per questo Enrico De Rosa per anni è riuscito a lavorare con la Regione Calabria. Lo mette a verbale in maniera chiara il pentito, che interrogato dal pm Stefano Musolino afferma: «Ricordo che Sonsogno aveva progettato di ricattare Sandro Nicolò (consigliere della Regione Calabria) perché faceva uso di cocaina e allo stesso modo altri. Allo scopo si era procurato delle microcamere che si faceva dare da mio cugino, Enrico La Rosa, di Taurianova, che a sua volta le recuperava dal compagno di sua sorella, che è un poliziotto di nome Salvatore che lavora al porto di Gioia Tauro».

L’INGRESSO IN REGIONE Se il progetto sia mai stato realizzato o no, allo stato non è dato sapere. Ma su un punto De Rosa è sicuro: «In merito ai miei rapporti con la Regione, ricordo che Sandro Nicolò, unitamente ai Berna, mi concedeva la possibilità di effettuare con Frascati tutte le pubblicità all’interno del palazzo della Regione». Rapporti formalmente inesistenti grazie a un trucchetto. «Io fatturavo a una società che a sua volta fatturava alla Regione. In una circostanza, mi hanno fatturato pagandomi meno».

RACCOMANDAZIONI Ma ad aprire a De Rosa le porte della Regione, non sono stati semplicemente i traffici di Sonsogno. «Spesso Francesco Berna (titolare dell’omonima ditta di costruzione e presidente di Ance Calabria, ndr) sponsorizzava unitamente a Demetrio Berna (ex assessore comunale al Bilancio di Reggio Calabria, ndr) la mia figura con Sandro Nicolò». Certo, ricorda il collaboratore, nonostante appoggi e sponsorizzazioni lavorare in Regione non era per nulla facile.

IL PATTO DI FERRO FRA SCOPELLITI E PROGETTO 5 «Progetto cinque – come mi disse Sonsogno – avevano rapporti direttamente con Scopelliti, l’ex governatore, con il quale prendevano direttamente accordi». E, a detta di De Rosa, c’era un patto di ferro fra l’ex governatore e la Progetto cinque, che nessuno poteva mettere in discussione. «Allorquando io mi interessai a effettuare ulteriore pubblicità, mi consigliarono di lasciar perdere perché i Frascati erano appoggiati da Scopelliti. Tale legame, garantito dai Libri, non si poteva bypassare». Un rapporto che già aveva fatto discutere quando l’ex governatore amministrava Reggio da sindaco, ma che oggi assume – forse – una veste differente.

IL CENTRO COMMERCIALE LE NINFEE Al riguardo però, De Rosa non sembra avere – quanto meno per adesso – detto di più. Ma le sue sortite nel mondo della pubblicità non si sono fermate alla Regione. «Publidis entra in gioco quando comincia la costruzione del centro commerciale Le Ninfee di viale Calabria. Io volevo entrare per curarmi la pubblicità dei carrelli e siamo andati a proporglielo a un soggetto che era nella sede di Publidis». Ma nulla – stando al racconto di De Rosa – va come sperato. «Poi mi chiama Roberto Reitano e mi dice dei carrelli, apostrofandomi con delle parolacce perché pensava che io mi fossi occupato dei carrelli, invece non fu così perché la pubblicità non la feci io. Tuttavia non mi rivolsi a nessuno per evitare problemi».

SCONTO ‘NDRANGHETA Come lui stesso ha spiegato più volte, ripercorrendo passo dopo passo il cammino che lo ha trasformato da figlio della “Reggio bene” ad ambasciatore e consulente finanziario dei clan, più volte sporcatosi le mani anche con estorsioni, De Rosa era un uomo di Sonsogno e come tale era riconosciuto. Una sua lamentela avrebbe potuto causare non pochi problemi. Era in tutto e per tutto uno degli arcoti. Come tale, otteneva senza doverlo esigere, quella perversa forma di rispetto di cui gli uomini dei clan godono. E non solo in ambito criminale. «Frequentando Sonsogno, per il rispetto dovuto alla famiglia De Stefano, non corrispondevo il prezzo dovuto in molti esercizi commerciali di Reggio Calabria e pagavo il 50% in meno presso i negozi di abbigliamento di Foti Lillo e Gianni e molti altri».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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