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Bova: barricate contro le trivellazioni nello Jonio

CATANZARO Le trivellazioni nel mar Jonio, neanche a dirlo, aprono uno squarcio nel Partito democratico. Arturo Bova, esponente di spicco del Pd calabrese, consigliere regionale e presidente della c…

Pubblicato il: 17/02/2016 – 12:34
Bova: barricate contro le trivellazioni nello Jonio

CATANZARO Le trivellazioni nel mar Jonio, neanche a dirlo, aprono uno squarcio nel Partito democratico. Arturo Bova, esponente di spicco del Pd calabrese, consigliere regionale e presidente della commissione regionale antindrangheta, con un sfogo pubblico su Facebook ha aperto un nuovo fronte di dibattito non solo nella segreteria calabrese, ma anche in quella nazionale.
Lo sfogo di Bova parte dal mancato risparmio di 350 milioni di euro a causa della decisione di tenere il referendum sulle trivellazione il 17 aprile e non in occasione del cosiddetto “Election day” e il conseguente rischio che il referendum non raggiunga il quorum perché indetto «ad una distanza di meno di due mesi, con la Santa Pasqua in mezzo», il che «equivale alla certificazione di morte del referendum medesimo». Inoltre, prosegue, «è pendente dinanzi la Corte Costituzionale il ricorso per conflitto di attribuzione proposto da alcune Regioni del Comitato per il Referendum. Ove la Consulta lo accogliesse, tornerebbero in vita altri quesiti referendari, attualmente non ammessi, e si dovrebbe ritornare a votare nell’Autunno di questo anno. Tre consultazioni elettorali in sei mesi farebbero ricoprire di ridicolo l’intero Paese, con una maggiorazione dei costi di circa 700-800 milioni di euro e con una sincera disaffezione del corpo elettorale. Ogni commento ulteriore sul punto sarebbe stucchevole».
Che a Bova stiano particolarmente a cuore le tematiche ambientali, è notorio, tanto che sul tema delle trivellazioni i retroscena politici cui fa riferimento lo stesso consigliere regionale rischiano di tramutarsi in una spaccatura con il Pd stesso: «il governo avrebbe avuto tutto l’interesse a favorire l’avvio di una discussione approfondita e a dimostrarsi aperto e interessato all’opinione del popolo italiano su una materia estremamente delicata, afferente al tema dell’ambiente che, tradizionalmente, suscita emozioni popolari e connota i valori fondanti del centro-sinistra. Il governo si troverà a dover difendere una posizione esattamente opposta a quella che il Pd aveva sostenuto in occasione dei referendum sull’acqua e sul nucleare».
Così, prima di sedersi al tavolo romano del Comitato per il referendum (in programma per la mattina di mercoledì), Bova lancia un messaggio chiaro: «Se qualcuno pensa di trivellare nel mar Jonio, sappia sin d’ora che saremo in tanti, quanto nemmeno si possa immaginare, ad alzare le barricate e a difendere il nostro stupendo paesaggio contro gli appetiti, anzi è meglio dire l’ingordigia, delle compagnie petrolifere e di qualche referente istituzionale. Non c’è ragion politica e/o partitica che potrà far retrocedere il popolo calabrese dalla difesa delle proprie bellezze naturali».
Ma tra le righe dello sfogo, Bova non si lascia sfuggire l’occasione di togliersi un sassolino dalla scarpa che rischia di trasformarsi in un macigno per il segretario regionale Pd Ernesto Magorno. Sempre riferendosi alla mancata decisione sull’election day, Bova scrive: «Lo ricordo solo a me stesso che non rientra nella tradizione del centrosinistra boicottare i referendum popolari. Ma si sa, il ministro Guidi è espressione del centrodestra. Se ne tenesse debito conto di argomentazioni di questo tipo allorquando si parla con disinvoltura di “prove tecniche ” sui territori di possibili alleanze politiche».
Il messaggio, neanche tanto velato, appare una bocciatura ex ante ai tentativi di accordo sulle amministrative di Cosenza e Crotone (ma anche di Catanzaro) tra il Pd ed Ncd, un rospo che evidentemente Bova non riesce a deglutire.

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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