CATANZARO «Abbiamo da sempre denunciato che il sistema delle scorte e delle tutele andrebbe pesantemente rivisto e che, soprattutto, questo servizio somiglia più che altro a uno status-symbol riservato a certi politici e personaggi che si vogliono privilegiare per i più disparati motivi. Certamente sarebbe utile mettere a parte i più dei criteri di assegnazione di scorte e tutele, e dimostrarne l’efficiente utilizzo, così, forse, si riuscirebbe a comprendere come si possa giungere a ritenere non meritevole di salvaguardia una persona come la vedova Fortugno che ha guardato in faccia, e ancora sfida, il volto peggiore di una realtà sanguinaria come la ‘ndrangheta, e che oggi viene abbandonata a se stessa rispetto alla sua carriera politica». È questo il commento di Franco Maccari, segretario generale del Coisp, Sindacato indipendente di polizia, alla notizia riportata dal Corriere della Calabria: «Maria Grazia Laganà (moglie di Franco Furtugno, vice presidente del consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri in un seggio per le primarie dell’Ulivo) non ha più né una scorta né una tutela da parte dello Stato. O, meglio, può averla se esce di casa per fare la spesa o per salire in ospedale dove è il suo luogo di lavoro, ma decidesse di continuare nella sua esperienza politica dovrà farlo a suo rischio e pericolo, soprattutto se esce dai confini della provincia in cui risiede. È quanto ha stabilito il ministero dell’Interno su conforme parere del prefetto di Reggio Calabria. L’onorevole Laganà-Fortugno, dunque, pur nella sua veste di ex parlamentare, componente della Commissione antimafia, vedova del vicepresidente del consiglio regionale Franco Fortugno, non corre alcun rischio. Ci siamo sempre battuti per chiedere il taglio di inutili sprechi di soldi e uomini e mezzi per servizi di scorte e tutele inutili – aggiunge Maccari –. Tagliare sì. Tagliare certo. Ma dove non serve, e la lista sarebbe davvero lunga. Eppure ci pare proprio che ciò cui ci riferiamo sia ben altro che la situazione della Laganà. Del resto, una domanda risulta ineludibile: se la vedova Fortugno necessita di protezione nella quotidianità delle giornate trascorse nella sua terra, perché non dovrebbe averne bisogno uscendo dalla Calabria? Stabilire che in qualsiasi altro luogo non le serva pare quasi l’ottuso ragionamento di certe persone che pensano che la ‘ndrangheta sia un fastidioso problemino che affligge solo chi abita in fondo allo Stivale».
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