LAMEZIA TERME «Avrei voluto completare l’opera iniziata. E voglio proseguire ancora: mancano pochi anni perché Cosenza diventi una delle più belle città d’Italia». Mario Occhiuto racconta la fine improvvisa della sua esperienza da sindaco di Cosenza e rispedisce al mittente le accuse che gli arrivano dal Pd e dai suoi nuovi alleati, cioè i consiglieri della minoranza che hanno firmato per la sua sfiducia. Lo fa in un’intervista a Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria che andrà in onda questa sera alle 21 su Libera 90 (canale 90 del digitale terrestre). Occhiuto risponde alle critiche del centrosinistra sull’abbondanza di affidamenti diretti da parte del governo della città («tutto quello che viene detto è contraddetto dai fatti. Dall’82% di affidamenti diretti al 33%. In questa percentuale sono compresi gli affidamenti diretti fatti alle cooperative sociali»). E rivendica il lavoro di trasparenza sugli appalti alle cooperative sociali: «Siamo gli unici ad aver chiesto subito le certificazioni antimafia alle cooperative. Tant’è che c’è chi mi dice: “Sei stato un pazzo”». Rispetto al “giustizialismo” del Pd, che lascia intravedere sviluppi giudiziari dopo la defenestrazione del primo cittadino, ha le idee chiare: «È assolutamente fuori luogo. Mi pare che molti di loro abbiano avuto o abbiano dei problemi con la giustizia. Da quale pulpito: il regista dell’operazione è Nicola Adamo, uno che è stato allontanato dalla regione (in seguito all’inchiesta sulla rimborsopoli del consiglio regionale, ndr) e, come primo atto politico al suo ritorno ha messo in piedi la raccolta delle firme».
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