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Regione, i mille funzionari abusivi salvi per un cavillo?

CATANZARO Un cavillo potrebbe salvare tutti. Lo sperano ai piani alti della Regione – che non si è ancora espressa sulle progressioni verticali bocciate dal Consiglio di Stato – ma soprattutto negl…

Pubblicato il: 17/02/2016 – 17:44
Regione, i mille funzionari abusivi salvi per un cavillo?

CATANZARO Un cavillo potrebbe salvare tutti. Lo sperano ai piani alti della Regione – che non si è ancora espressa sulle progressioni verticali bocciate dal Consiglio di Stato – ma soprattutto negli uffici, popolati da centinaia di funzionari che vedono a rischio la propria carriera. Per paradosso, il tocco salvifico spetterebbe proprio al ricorso che ha scatenato il panico nella Cittadella regionale: il giovane ingegnere che, una decina di anni fa, ha avviato l’iter giudiziario, lo ha fatto impugnando i bandi emanati dalla giunta e non le graduatorie che si sono formate in seguito a quei bandi.
Roba da esperti in giurisprudenza: il Consiglio di Stato ha dato una mazzata alla premessa delle progressioni, non alle promozioni che sono seguite. Ergo, sono tutti salvi. È un modo di vedere la questione, certo non l’unico. Ma i dipendenti, autonomamente, hanno formato un gruppo di lavoro (nel quale ci sono tre legali), hanno interpellato giuristi e docenti universitari e recuperato – scrivono – «una corposa e importante documentazione». Nella quale c’è anche un parere che arriva direttamente dal Consiglio di Stato e potrebbe mettere fine ai patimenti delle ultime settimane.
I dipendenti in bilico hanno anche elaborato un documento che chiarisce, dal loro punto di vista, una questione «abbondantemente affrontata» e più volte chiarita dagli stessi giudici del Consiglio di Stato e, «da ultimo, dalla sezione Lavoro della Cassazione».
Il succo è questo: «Nel caso si richieda l’annullamento di una procedura concorsuale, la sola impugnativa del bando, con conseguente annullamento dello stesso produce una “invalidità viziante e non caducante”». Questa distinzione in punta di fioretto può rappresentare un salvacondotto per tutti i funzionari finiti nel mirino della sentenza più temuta dalla burocrazia regionale.
Vediamo nel dettaglio: «L’effetto caducante – secondo una sentenza del Consiglio di Stato che risale al 2007 –può essere ravvisato solo quando tra i due atti vi sia un rapporto si presupposizione-consequenzialità immediata, diretta e necessaria, nel senso che l’atto successivo (in questo la graduatoria non impugnata, ndr) si pone come inevitabile conseguenza di quello precedente (il bando impugnato, ndr), perché non vi sono nuove e ulteriori valutazioni di interessi, né del destinatario dell’atto presupposto né di altri soggetti». In sostanza, «l’immediata impugnazione dell’atto presupponente non fa venire meno la necessità di impugnare l’atto successivo, pena l’improcedibilità del primo ricorso». Tradotto: chi ha avanzato il ricorso avrebbe dovuto impugnare anche le graduatorie e non soltanto il bando della Regione. E questo, secondo quanto dicono i dipendenti, sarebbe provato da «una consolidata giurisprudenza fatta da innumerevoli sentenze e autorevoli pareri». Il loro gruppo di lavoro rimarca la circostanza che «il Consiglio di Stato ha più volte respinto l’assunto in base al quale, una volta impugnata l’esclusione della procedura selettiva, non occorre un’autonoma impugnativa dell’atto conclusivo del procedimento, in quanto in quest’ultimo caso l’aggiudicazione definitiva (o l’approvazione della graduatoria) sarebbe travolta, in via automatica, dall’annullamento degli atti presupposti». Il senso, sul piano giuridico, è chiaro: senza l’impugnamento della graduatoria, il processo amministrativo avverrebbe senza che il controinteressato (cioè chi ha beneficiato della promozione “illegittima”) possa difendersi. Tutto chiaro, sempre ammesso che, anche su queste basi, non si trovino spunti per un nuovo ricorso. Sempre ammesso che la Regione la pensi come il pool di legali a cui si sono rivolti i suoi dipendenti. (4. Continua)

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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