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Nomine del Consiglio, il pasticcio del revisore del cedro

REGGIO CALABRIA A volte può capitare che l’attività di nominificio del Consiglio regionale mandi fuori giri più la burocrazia che la politica. Abbiamo già raccontato dell’esclusione di centina…

Pubblicato il: 19/02/2016 – 11:34
Nomine del Consiglio, il pasticcio del revisore del cedro

REGGIO CALABRIA A volte può capitare che l’attività di nominificio del Consiglio regionale mandi fuori giri più la burocrazia che la politica. Abbiamo già raccontato dell’esclusione di centinaia (forse migliaia) di candidati dalle liste per le nomine di competenza del Consiglio regionale a causa di una firma che non era stata richiesta, in spregio ai principi affermati dal Tar, dopo la diffusione di avvisi contenenti allegati con diverse caratteristiche. Non si tratta dell’unica anomalia. Lo scorso mese di dicembre, infatti, la dirigente del settore segreteria assemblea e Affari generali Maria Stefania Lauria era già intervenuta per la revoca di una delle figure contenute negli avvisi precedenti: quella del membro effettivo all’interno del collegio sindacale del Consorzio per la tutela del cedro di Calabria. Il motivo? Semplicemente perché il collegio sindacale non esiste più.

IL COLLEGIO INESISTENTE La deliberazione dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale numero 72 del 17 dicembre 2015 ha come oggetto: “Revoca del bando relativo alle deliberazioni dell’Ufficio di Presidenza n.9/2015 e n. 18/2015, limitatamente alla nomina di un membro effettivo nel collegio sindacale del Consorzio per la tutela del cedro di Calabria e approvazione di un nuovo bando per la nomina del Revisore contabile”. Scorrendo il testo, emerge che, negli elenchi delle nomine e designazioni allegate alle predette deliberazioni è stata inserita, tra l’altro, anche la nomina di un membro effettivo, iscritto all’albo dei revisori dei conti, nel collegio sindacale del Consorzio per la tutela del cedro di Calabria. Il 22 settembre 2015, però, il presidente del consorzio ha informato l’smministrazione che, in ottemperanza alle disposizioni contenute nell’articolo 13 della legge regionale n. 69/2012, l’assemblea straordinaria ha provveduto alla modifica dello Statuto consortile prevendendo quale organo preposto all’attività di controllo non più il collegio sindacale, bensì il “revisore contabile” composto da un revisore effettivo, la cui nomina compete al consiglio regionale, e un revisore supplente la cui nomina è riservata all’assemblea dei soci.

LA FINANZIARIA 2013 Nel provvedimento approvato durante la scorsa legislatura, esattamente a dicembre 2012, per il contenimento delle spese della macchina regionale, sono state previste numerose norme volte a razionalizzare le società partecipate e gli enti subregionali. Una di queste, inserita nel comma 2 dell’articolo 13, prevede che «a partire dal primo rinnovo, gli Organi di controllo siano costituiti in forma monocratica, da un revisore effettivo ed uno supplente». Un testo molto chiaro: niente più collegio sindacale ma, come nel caso del consorzio a tutela del cedro di Calabria dopo la modifica dello Statuto, serve un revisore effettivo nominato dal Consiglio e un supplente scelto dall’assemblea dei soci del consorzio. Solo una svista? Sembra, piuttosto, l’ennesimo indizio che la burocrazia regionale disconosca anche le leggi regionali.

LA NUOVA DELIBERA L’Ufficio di presidenza, quindi, decide di disporre la revoca dei due avvisi con cui si dava inizio alla ricognizione degli interessati alle nomine di competenza del del Consiglio «limitatamente alla nomina di un membro effettivo, iscritto all’albo dei revisori dei conti, nel Collegio sindacale del Consorzio per la tutela del cedro di Calabria» e contestualmente «di approvare il nuovo bando per la nomina del revisore contabile del Consorzio per la tutela del cedro di Calabria, secondo le disposizioni contenute nella legge regionale n. 69/2012 e trasfuse nel nuovo Statuto consortile». Anche in questo caso, nel resto della deliberazione viene allegato lo schema per la presentazione delle domande: stavolta è inserito direttamente lo schema che prevede il curriculum «datato e firmato». Chissà se, in tale circostanza, i fortunati a venire a conoscenza della situazione sono stati maggiori rispetto agli esclusi del torrido agosto. Ennesima storia che fa sorridere, se non dimostrasse ulteriormente l’inadeguatezza di una burocrazia che troppo spesso lede diritti soggettivi e interessi legittimi. E che prende sempre più i connotati di una farsa poco dignitosa.

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