Il tentativo di esautorare la maggioranza nel consiglio comunale di Catanzaro e, quindi, il sindaco è abortito. Non è stato possibile mettere insieme i consiglieri il cui numero (17) avrebbe fatto saltare il banco. Anche se ostinatamente si vuol far credere che è una sconfitta momentanea perché si continua a cercare la soluzione con le dimissioni del numero previsto, c’è da dire che l’amministrazione Abramo continuerà a gestire la città ed è assai probabile che lo faccia fino allo scadere del mandato. Per intanto le responsabilità della disfatta vengono fatte cadere sul gruppo Aiello e su qualche altro consigliere che, a loro dire, si sarebbero tirati indietro malgrado avessero dato assicurazioni che si sarebbero uniti allo schieramento “giustizialista”.
Cercare di spiegare i motivi del ripensamento delle tre unità non è semplice. Quando si gioca di fioretto c’è sempre da considerare che ad ogni mossa corrisponde sempre una contromossa sia che di debba rispondere o che si attacchi. Tuttavia tra le tante motivazioni si vuole sostenere che siano sopraggiunti appetiti mai sopiti e che, se veritieri, evidenzierebbero la miopia di chi aveva organizzato il colpo di mano. Ma probabilmente la verità ha altre motivazioni, una delle quali avrebbe attinenza con le assunzioni di alcuni consiglieri in attività commerciali private per i quali il Comune paga una diaria ai datori di lavoro per i giorni in cui risultano impegnati in attività istituzionali.
Dunque a Palazzo De Nobili non ci sarà per il momento, e fino a quando non si dovesse ricompattare il fronte dei “detrattori” del primo cittadino, alcuna redde rationem e, pertanto, non si spalancheranno in anticipo le porte dei seggi elettorali. E forse è meglio così. Perché la fretta è sempre cattiva consigliera. E non solo; in tal modo i cittadini di Catanzaro avranno ulteriore motivo di assimilare che non è possibile rimanere sulla sponda del fiume a guardare, salvo a lamentarsi per come viene amministrata la città. Verrà il giorno in cui tutti avremo a disposizione l’arma più potente e sofisticata che si possa desiderare: il voto! L’importante è che questa volta se ne faccia buon uso e venga esercitato nel modo migliore, con oculatezza, senza lasciarsi abbagliare dalle apparenze e, soprattutto, resistendo alle “sirene” ammalianti che non sono più tra Scilla e Cariddi ad attirare i naviganti, ma in città, pronte a mettersi in mostra ed entrare nelle liste elettorali. Isolare le nuove “sirene” dalla loro figura ambigua può significare molte cose tra le quali un più approfondito esercizio della valutazione e, quindi, della scelta che significa porre la fiducia su persone preparate, capaci di amministrare Catanzaro con saggezza. Soggetti in grado soprattutto di rianimarla dalla morte apparente in cui è stata fatta cadere flagellata dalle varie iniziative tra le quali la grave sottomissione, non si sa quanto disinteressata, ai cosiddetti “poteri forti”, suggeritori, a quanto si dice, del decentramento verso quelle aree nelle quali erano stati decisi taluni insediamenti. E tutto questo è avvenuto sul destino del centro storico; il che, se dovesse rispondere a verità, renderebbe ancora più spregevole l’azione di chi si è prestato all’operazione.
Far riprendere i battiti alla città significherebbe metterla in mani intelligenti, capaci di elaborare un progetto che abbia la forza intanto di salvare il salvabile, compreso un intervento deciso sulla selezione del personale dei vari uffici. Ciò implicherebbe un piano di proporzioni vaste la cui tempestività di attuazione sarebbe sinonimo di riuscita; come avviene in una struttura sanitaria specializzata per un arresto cardiaco di un paziente.
Una classe politica, dunque, che sappia porre Catanzaro al centro del dibattito politico, che superi le lotte fratricide tra i territori e restituisca dignità al Capoluogo e alle istituzioni che vi risiedono. Un aspetto anche questo colpevolmente trascurato da chi ha rappresentato negli anni la città, ma non per questo impossibile da attuare. Per farlo c’è bisogno di una nuova classe politica capace e qualificata che le organizzazioni partitiche, senza la necessaria spinta emotiva, difficilmente saranno capaci di reperire, almeno fino a quando la valutazione dei candidati nelle liste continuerà ad essere condizionata dal pacchetto di voti di ciascuno.
L’esperienza suggerisce che, purtroppo, difficilmente le qualità culturali e professionali marciano di pari passo con le capacità di raccolta dei suffragi. E, invece, ci sarebbe bisogno di un radicale mutamento di rotta per conferire il mandato a persone in grado di superare l’esasperazione del provincialismo al quale siamo stati condotti negli anni e far capire che ostinarsi a rimanere abbarbicati su questa strada equivale a indebolirci ulteriormente visto che, unitamente al cancro della delinquenza organizzata, determina la causa della nostra arretratezza e, quindi, il subire una economia assistita che, come è facile immaginare, limita le risorse ai soli avanzi del pranzo. Senza contare che alla fine non ci potranno essere vincitori perché verrebbe a mancare la straordinaria forza che deriva dall’essere uniti.
Per questo, e non solo, sarebbe importante che finalmente si rivendicassero per la Calabria interventi a sostegno di progetti che tengano conto della diversa vocazione dei territori, ma non più guardando solo dentro il recinto del proprio orto.
*giornalista
x
x