CATANZARO «Che la Fondazione Calabresi nel Mondo sia ormai considerata da tutti estinta è un dato di fatto, che la stessa Fondazione abbia estinto i suoi debiti con i suoi ex dipendenti è invece, ad oggi, una utopia. Vogliamo tutelare i nostri sacrosanti diritti e la nostra dignità: è inaccettabile che a tutt’oggi non ci siano state corrisposte le spettanze dei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre 2014. Intanto il commissario liquidatore della Fondazione dei Calabresi nel Mondo continua a rinnovare contratti a ben 9 nostri ex colleghi, senza la necessaria copertura finanziaria». È quanto affermano una nutrita rappresentanza di ex dipendenti della Fondazione dei calabresi nel mondo. I debiti nei confronti dei dipendenti – come aveva raccontato il Corriere della Calabria – erano in realtà maturati durante la gestione dell’ex presidente e fondatore di Fcnm Pino Galati. Era stato proprio lui, nonostante gli stipendi non corrisposti ai lavoratori già in servizio, ad assumere altre 16 persone nel 2015. Una campagna di reclutamento che sarebbe proseguita anche nel 2016, con l’arrivo del commissario.
«Il commissario liquidatore Mariano Calogero, su preciso mandato della Regione Calabria, avvenuto nel mese di agosto del 2015, aveva il compito – osservano gli ex dipendenti – di effettuare tutti gli adempimenti necessari per liquidare l’ente in house regionale entro il 31 dicembre 2015. Non soltanto questa mission non è stata portata a compimento, ma il commissario stesso, pur essendo la Fondazione in regime di liquidazione, ha ritenuto indispensabile stipulare, nel mese di febbraio 2016, nove nuovi contratti, senza curarsi di corrispondere gli stipendi arretrati del 2104. E c’è di più: tra i nove contrattualizzati figurano anche posizioni alquanto remunerative: responsabili di progetto e consulenti esterni».
«Già nel mese di febbraio 2015 – aggiungono – erano state assunte 16 persone senza la necessaria copertura finanziaria. Mentre nella Fondazione Calabria etica tale condizione ha portato all’annullamento dei contratti da parte del commissario liquidatore, ciò non è avvenuto per la Fondazione dei calabresi nel mondo. Evidentemente alla Regione Calabria esistono due pesi e due misure. Come può la Fondazione, in regime di liquidazione, assumere ben 9 persone se non riesce a pagare, innanzitutto, le spettanze arretrate dei dipendenti? Atteggiamento incomprensibile e irresponsabile. E non ci vengano a dire che un numero così ingente di personale era necessario per supportare il commissario nelle operazioni di liquidazione, dal momento che non si è dato seguito alle finalità prefissate. Non crediamo alle favole. O forse dobbiamo pensare che le nuove assunzioni costituiscono un supporto “morale”? O forse che l’iter delle rendicontazioni si protrae solo per permettere di prorogare artatamente i contratti a queste persone? Non tolleriamo più questi soprusi in quanto il nostro lavoro, attestato dai report, facilmente documentabili, è stato da noi rendicontato fino al 31 dicembre 2014. Inoltre, abbiamo costantemente lavorato, ogni giorno dalle 9 alle 17, in regime di subordinazione, presso i locali della Fondazione, nonostante la nostra tipologia contrattuale non prevedesse tale obbligo, su imposizione di quei responsabili, spesso assenti dal luogo di lavoro, che sono stati nuovamente contrattualizzati a febbraio dal commissario».
«Noi abbiamo scelto fin dall’inizio modi civili e toni concilianti nei confronti delle istituzioni, ma questo non vuol dire – aggiungono – che intendiamo rinunciare ai nostri diritti in nome di una legalità che oramai sembra una parola vuota di ogni significato. In virtù di questo atteggiamento ostruzionistico e poco trasparente della Fondazione dei Calabresi nel mondo annunciamo fin da ora una dura presa di posizione, nelle modalità consentite dalla legge, per tutelarci da atti di arroganza e da soprusi inaccettabili e chiediamo un confronto risolutivo con il commissario liquidatore Calogero e il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Abbiamo lavorato e pretendiamo di essere pagati».
E aggiungono: «Che fine hanno fatto le somme liquidate con i decreti numero 15480 del 21-12-2015 e 16072 del 23-12-2015, entrambi a valere sul Por Calabria Fse 2007-2013, che sono stati ottenuti con la rendicontazione del nostro lavoro? Che fine ha fatto il patrimonio depositato pari a 100mila euro della Fondazione?».
«Chiarezza, trasparenza, onestà e tutela dei diritti – concludono – devono rappresentare valori irrinunciabili nei rapporti che regolano i singoli cittadini e le istituzioni».
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