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Cardiochirurgia “Mater Domini”, il governo al M5S: «È tutto in regola»

CATANZARO La vicenda dell’unità operativa di cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” di Catanzaro è arrivata in Parlamento, dove la deputata del Movimento 5 Stelle Dal…

Pubblicato il: 21/02/2016 – 16:01
Cardiochirurgia “Mater Domini”, il governo al M5S: «È tutto in regola»

CATANZARO La vicenda dell’unità operativa di cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” di Catanzaro è arrivata in Parlamento, dove la deputata del Movimento 5 Stelle Dalila Nesci l’ha sottoposta al sottosegretario per la Salute Vito De Filippo.
L’interrogazione della deputata grillina ha ripercorso la storia del reparto che negli ultimi giorni è tornato ad essere al centro delle attenzioni del Movimento a causa del mancato blocco delle attività dopo il sopralluogo da parte di un’apposita commissione di verifica dell’Asp di Crotone inviata dal dg del dipartimento regionale Tutela della Salute, Riccardo Fatarella
Un lungo intervento quello di Nesci nel quale si sottolinea come nel 2013 l’allora direttore della struttura, il cardiochirurgo Attilio Renzulli, denunciò un «preoccupante numero di casi di sepsi batterica, con diversi decessi». Circa un mese dopo la denuncia, alcuni problemi di salute costrinsero Renzulli al ricovero e dopo pochi giorni fu rimosso dal suo incarico e sostituito da Pasquale Mastroroberto. L’analisi di Nesci si concentra proprio sulla rapidità delle tempistiche con cui fu sostituito Renzulli e sul fatto che con l’arrivo del nuovo direttore calò il silenzio sui fatti denunciati. Fino al sopralluogo della Nesci e del collega Paolo Parentela, avvenuta lo scorso 13 luglio, in seguito alla quale Fatarella invio gli ispettori dell’Asp crotonese a verificare che la struttura avesse i requisiti per l’accreditamento.
La storia s’ingarbuglia proprio in quel momento: la delibera del 5 febbraio scorso firmata dal commissario dell’Asp di Catanzaro Giuseppe Perri, nata sulla base della relazione della commissione dell’Asp di Crotone, viene dichiarata illegittima da parte del commissario Massimo Scura, dal momento che non avrebbe dovuto essere l’Asp crotonese a verificare la struttura in quanto questa era già accreditata ope legis. Da qui l’affondo della Nesci: «Scura e Urbani hanno annullato un’intera procedura di verifica, confondendo la disposta verifica sul possesso dei requisiti con la verifica del mantenimento del possesso dei requisiti previsti dalla normativa. Con questo decreto quindi i delegati illegittimi del Governo hanno violato platealmente le norme di specie, cancellando una verifica di cui erano perfettamente al corrente, forse perché troppo scomoda, arrivata dopo quasi 3 anni dalle morti denunciate dal cardiochirurgo Renzulli. Pretendiamo che, già da oggi, mandiate a casa i delegati Scura ed Urbani, che sono responsabili del rientro sanitario della Calabria, e pretendiamo che già da oggi interveniate per tutelare pazienti, operatori della cardiochirurgia del policlinico universitario, nonché per ripristinare la legalità, che è stata calpestata e infossata in tutta la gestione della sanità calabrese».
La risposta di De Filippo permette di chiarire alcuni passaggi. Intanto sulla procedura dichiarata illegittima da Scura: «Risulta attivata illegittimamente una procedura di accreditamento presso una struttura già in possesso dell’accreditamento stesso. Se anche diversamente sia stato disposto il controllo sulla permanenza dei requisiti di struttura già accreditata, allora l’illegittimità deriverebbe dalla circostanza che, ai sensi dell’articolo 14 della legge regionale n. 24 del 2008, la commissione di autorizzazione ed accreditamento di Crotone era ed è incompetente in quanto, ai sensi del citato articolo 14, che ha più volte richiamato, la commissione effettivamente competente era ed è quella dell’azienda sanitaria competente per territorio e, quindi, quella di Catanzaro».
Quanto al merito della questione, De Filippo spiega: «È stato richiesto alla commissione un immediato intervento per obiettivi, conferendo priorità alla verifica di: presenza di un numero adeguato di pacemaker temporanei e bicamerali; disponibilità di due sale operatorie dedicate; disponibilità dei posti letto dedicati di terapia intensiva, ivi compreso il posto letto contumaciale; infine, documentazione inerente il programma di controllo delle infezioni ospedaliere ed il programma delle analisi batteriologiche, con relativa documentazione di esito, nonché la documentazione degli interventi per la prevenzione e il controllo della legionellosi, citata dall’onorevole Nesci, sugli impianti idrosanitari e di climatizzazione. Gli esiti della verifica, certificati dal verbale di sopralluogo del 17 febbraio 2016 dell’Asp di Catanzaro hanno evidenziato – ci riferisce il commissario – la completa sussistenza dei primi tre punti (presenza di pacemaker, sala operatoria, disponibilità di posti letto), mentre il 18 febbraio è stata consegnata la documentazione relativa alle attività della commissione di autorizzazione e accreditamento sempre dell’Asp di Catanzaro, che si riunirà proprio oggi (la risposta di De Filippo è del 19 febbraio, ndr) per formalizzare, con documentazione probante, quanto già rilevato in sede di visita ispettiva.
Infine, dalla risposta di De Filippo, emergono anche i dati sulla mortalità della struttura, raccolti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas): «I dati che sono in nostro possesso relativi all’unità operativa di cardiochirurgia Mater Domini dell’azienda ospedaliera universitaria, in relazione ai risultati in termini di mortalità a trenta giorni dopo gli interventi di bypass aortocoronarico isolato, sono i seguenti: nel 2010 vi era una percentuale del 4,4 per cento; nel 2011 era cresciuta al 5,8 per cento; nel 2012 era cresciuta ancora al 7,2 per cento; invece, nel 2013 è scesa al 3 percento e nel 2014 era ancora più bassa, ovvero il 2,2 per cento. Ciò proprio per riferire che la valutazione di questa struttura, anche in una situazione complessa come la sanità calabrese, ci sembra di apprezzabile attività. Sulla base delle indicazioni sopra fornitemi, mi permetto di segnalare, con molto rispetto per l’attività che svolge l’onorevole Nesci, che secondo il Governo non sussistono i presupposti per avviare una procedura di rimozione dall’incarico della struttura commissariale».
Tutto risolto? Neanche per sogno. Già nella replica a De Filippo, Dalila Nesci si è detta «non soddisfatta» della risposta del Governo, tanto che nella giornata di sabato, il Movimento 5 Stelle ha organizzato un incontro pubblico a Catanzaro. Al tavolo dei relatori, accanto a Nesci e Parentela, proprio Attilio Renzulli. Per l’ex direttore della struttura ci si trova di fronte ad «una situazione che persiste e che mette i pazienti a rischio di infezioni».
E a chi dalla platea gli ha ricordato che le denunce sollevate da Renzulli alla magistratura si siano concluse con delle archiviazioni, l’ex primario ha risposto che «queste azioni danno fastidio ai baroni, agli accordi sottobanco, agli amici di merende e ai fratelli d’Italia».
Per conto della Regione Calabria, all’incontro ha partecipato anche Franco Pacenza, delegato del governatore Oliverio alla sanità, secondo il quale «non serve fare allarmismi, né fa bene una discussione da tifoseria. Per la Regione la sicurezza dei cittadini è al di sopra di tutto, ma non si può affrontare la vicenda in termini di contrapposizione politica né ci si può fermare ad una valutazione esclusivamente tecnica. Serve equilibrio e non emotività, perché stiamo discutendo di specialità di primo livello e di patologie di altissima complessità».

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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