COSENZA Marianna Luberto è «morta soffocata». La conferma è arrivata, nella tarda serata di domenica, dall’autopsia eseguita nell’obitorio dell’ospedale di Cosenza. Bisognerà, comunque, aspettare i canonici sessanta giorni per conoscere gli esiti degli approfondimenti clinici sui tessuti della bimba. La piccola di appena sette mesi sarebbe stata soffocata con un cuscino dalla mamma Giovanna Leonetti, biologa 37enne. La donna è stata sottoposta a provvedimento di fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato ed è ancora ricoverata all’Annunziata, dove è piantonata dalle forze dell’ordine. L’esame autoptico è iniziato attorno alle sedici di domenica ed è stato eseguito dal medico legale, nominato dalla Procura, Silvio Berardo Cavalcanti alla presenza del collega Fonte, consulente di parte nominato dalla difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Marcello Manna. In tarda serata il corpicino di Marianna è stato restituito alla famiglia. Nella giornata di lunedì dovrebbero svolgersi i funerali della piccola.
«PIANGEVA E LE HO MESSO UN CUSCINO SUL VOTO» «Cercavo un po’ di tranquillità: per questo sono scesa al secondo piano della palazzina e ho messo un cuscino sul volto di mia figlia perché piangeva». Così Giovanna Leonetti ha raccontato agli inquirenti che cosa è accaduto sabato dopo le undici mentre si trovava nella casa della zia in pieno centro a Cosenza. La donna è accusata di omicidio volontario aggravato della sua primogenita, la piccola Marianna Luberto. La giovane professionista ha trascorso la prima notte, dopo la tragedia, nell’ospedale Annunziata piantonata dalle forze dell’ordine. Il procuratore aggiunto Marisa Manzini, che coordina le indagini affidate al pm di turno Domenico Frascino, ha emesso un decreto di fermo nei confronti della giovane mamma. Nella giornata di sabato gli inquirenti hanno ascoltato per ore il papà della piccola, Francesco Luberto, avvocato noto in città, la nonna e la badante. Dalla ricostruzione è emerso che Giovanna Leonetti soffrisse di depressione post partum: era seguita da specialisti e assumeva farmaci.
«HO RISOLTO TUTTO: HO PRESO DEI FARMACI» La tragedia si è consumata tra le undici e le dodici di sabato. La donna che abita al terzo piano di una palazzina, situata in una traversa di corso Mazzini, prima era scesa con la bimba nell’appartamento della mamma, che sta al primo piano. Verso le 12:24 il marito riceve una telefonata da Giovanna che «con la voce impastata» gli dice di scendere giù al secondo piano a casa della zia, che in questi giorni era fuori Cosenza e aveva lasciato le chiavi di casa alla nipote. Luberto, appena arrivato al secondo piano, ha trovato la porta socchiusa. «Era tutto buio – ha raccontato il marito ai magistrati -. La chiamavo e Giovanna mi diceva che era nella prima stanza da letto della zia. La stanza era buia. Non riuscivo a trovare la luce. Giovanna era distesa sul letto e accanto ho visto il corpicino di mia figlia con un cuscino sul volto. Appena ho tolto il cuscino dal viso di mia figlia, Giovanna mi diceva “ho risolto tutto, ho preso dei farmaci”. Io disperato cercavo di rianimare mia figlia sul letto anche con un massaggio cardiaco. Ma visto che la bimba non reagiva scendevo dal secondo al primo piano dove abita mia suocera che era con la badante». A quel punto sono arrivati i soccorsi e i medici del 118 anche se per la piccola non c’era più nulla da fare. Mamma e figlia sono state comunque portate d’urgenza in ospedale dove i sanitari hanno constatato il decesso della bimba e prestato le prime cure alla donna che è risultata aver assunto una dose eccessiva di farmaci. Il racconto del marito ha trovato riscontri anche nelle dichiarazioni della suocera e della collaboratrice domestica. E anche nelle dichiarazioni spontanee rese agli inquirenti dalla stessa Giovanna Leonetti ricoverata in ospedale. I magistrati hanno emesso un provvedimento di fermo considerato il pericolo di fuga perché la donna, già in passato, aveva lasciato la casa coniugale e si era trasferita per un breve periodo in casa di una zia a Donnici. I magistrati stanno seguendo l’attività investigativa con estrema cautela e attenzione data la delicatezza del caso. Tanti, ancora, gli aspetti da chiarire e da valutare. Bisognerà valutare anche se contestare l’accusa di omicidio volontario aggravato o ipotizzare il reato di omicidio premeditato.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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