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Architetti NoMetro a Cosenza: «Il trenino spaccherà la città»

COSENZA L’Ordine degli architetti di Cosenza spiega che le proprie valutazioni sulla metropolitana leggera arrivano «al netto delle dispute politiche, dalle quali vogliamo tenerci fuori». Quelle va…

Pubblicato il: 24/02/2016 – 16:01
Architetti NoMetro a Cosenza: «Il trenino spaccherà la città»

COSENZA L’Ordine degli architetti di Cosenza spiega che le proprie valutazioni sulla metropolitana leggera arrivano «al netto delle dispute politiche, dalle quali vogliamo tenerci fuori». Quelle valutazioni, però, coincidono con il parere dell’ex sindaco Mario Occhiuto, che dell’Ordine è stato presidente prima di lanciarsi nell’avventura politica “sospesa” dopo la sfiducia arrivata alcuni giorni fa.
Ma andiamo al succo delle critiche che gli architetti riservano al progetto appaltato dalla Regione a una cooperativa rossa, la Cmc di Ravenna. «L’obiettivo di Viale Parco, oggi Viale Giacomo Mancini – scrivono gli architetti cosentini –, era in primis quello di superare il vecchio confine del rilevato ferroviario e rappresentare quella sfida progettuale per l’incentivazione alla ricerca di una nuova forma di città. Principalmente l’intento era quello di unire il resto della città a via Popilia, parte di una città che precedentemente rappresentava una forma di apartheid anche sociale». In effetti, «il Viale Parco è, oggi, diventato un laboratorio di nuovi sistemi biocompatibili ed ecosostenibili, luogo dell’aggregazione e del tempo libero». La nuova opera, invece, rischia di invertire un processo virtuoso: «Mentre si realizza il ponte di Calatrava, elemento di unione fra parti della città con un forte impatto di carattere estetico e funzionale, contestualmente si decide di ri-dividere due parti di città attraverso lo sventramento della linea della metropolitana leggera. La riflessione consiste nel paragone, in termini di flussi, con il “vecchio confine” preesistente della rete ferrata, memoria storica di separazione netta fra due parti della città, per cui la nuova morfologia non modificherebbe il precedente assetto territoriale fatto di separazione fisica dei luoghi».
Nessuno tocchi viale Parco, insomma, e il «suo “potenziale di nuovo paesaggio naturale e urbano” che può aumentare attraverso progetti in grado di sostenere nuove ecologie, nuove destinazioni, alta qualità e tali da dare il giusto impulso alla trasformazione del sito, già in itinere. Una sorta di responsabilità collettiva da parte di amministratori, architetti, paesaggisti, pianificatori, operatori privati, operatori pubblici, deve abituare tutti a misurare gli interventi in relazione alla crescita del territorio ed alla reinterpretazione dei paesaggi. Il viale nasce come luogo, non solo di transito, ma soprattutto di riunificazione e coagulo della città, uno spazio capace di connaturare e valorizzare il luogo stesso». Il viale sarebbe il simbolo della riunificazione delle due città: «Un’asse di importanza strategica per l’equilibrio ecologico, per la tutela ed il recupero paesistico ambientale della città, per la connessione dei quartieri, per la ricreazione ed il tempo libero dei cittadini. Con la paventata ipotesi di realizzare la cosiddetta metropolitana leggera si rischierebbe di causare danni al carattere e alla natura insediativa del luogo, con notevole impatto paesaggistico, provocando, una cesura di tracciato che dividerebbe inesorabilmente la città. Il viale da potenziale luogo di riqualificazione dell’ambiente urbano declasserebbe a mera opera infrastrutturale. Una infrastruttura intesa, ahinoi, come fatto meramente tecnico senza valutare l’aspetto ambientale ed i risvolti sociali e culturali diventando paradossalmente divisione e limite invalicabile della vita comunitaria cosentina».

«La metropolitana – chiariscono gli architetti – sarà il filo tagliente di una lametta vecchia e usurata che slabbrerà Viale Parco, quello voluto da Mancini e valorizzato da Occhiuto. Grazie a qualche capostazione che dirigerà le fermate di un trenino modello Lima, ritorneremo al passato, quando la Città era tagliata longitudinalmente in due: la cosiddetta Cosenza moderna ed il quartiere ghettizzato di Via Popilia. Sarà sottratto alla Città il corridoio ecologico lungo circa 4 Km che oggi è luogo sicuro, illuminato, curato ed attrezzato dove i cosentini tutti si ritrovano quotidianamente. Via il verde, via gli steli illuminanti, via le panche, via le attrezzature fitness e, soprattutto, via i cittadini per lasciare spazio al trenino che costerà 160 milioni di euro».
Quel trenino «correrà veloce, veloce su una linea retta nel Comune di Cosenza, per poi circumnavigare nei quartieri di Rende e, quindi, finalmente, dirigersi verso l’Unical. Merito di Rende se il tracciato è funzionale al suo territorio, demerito di Cosenza che ha accettato passivamente che il tracciato fosse quello: miopia politica!».
Gli architetti, dunque, si schierano su posizioni da NoMetro, privilegiando le sue «offerte alternative» scartate: la circolare veloce su gomma e il riuso del vecchio tracciato ferroviario. «Oggi – scrivono – la Città è amministrata da un commissario al quale chiediamo di essere attento alla ribellione popolare che sta manifestando tutto il suo disappunto e di prendere posizione in merito, senza dimenticare che viale Parco appartiene alla città e che la città è dei cosentini. Qualcuno stava cercando di fermare il progetto, ci stava riuscendo pure…». Quel qualcuno è Mario Occhiuto, sindaco e architetto. Tanto per chiarire da quale parte stia l’Ordine.

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