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Bindi: «Voti e soldi della 'ndrangheta puzzano»

REGGIO CALABRIA Legalità e lavoro. Un binomio imprescindibile per respingere l’offensiva della ‘ndrangheta. A fare fronte comune sono Cgil, Cisl e Uil che a Palazzo Campanella hanno organizzato un’…

Pubblicato il: 26/02/2016 – 15:23
Bindi: «Voti e soldi della 'ndrangheta puzzano»

REGGIO CALABRIA Legalità e lavoro. Un binomio imprescindibile per respingere l’offensiva della ‘ndrangheta. A fare fronte comune sono Cgil, Cisl e Uil che a Palazzo Campanella hanno organizzato un’iniziativa rivolta agli studenti con il coinvolgimento delle massime cariche istituzionali, politiche, della magistratura e delle forze dell’ordine. Un parterre partecipato e di elevato profilo che, partendo dal territorio, ha richiamato l’attenzione anche dei vertici nazionali delle sigle sindacali, con Gianna Fracassi per la Cgil, Maurizio Bernava per la Cisl e Maurizio Proietti per la Uil. Significativa la presenza, anche, della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e del sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Marco Minniti. Insieme per una lotta comune e una battaglia che deve essere “sociale”, investendo l’aspetto preventivo e repressivo del contrasto al fenomeno, ma che deve passare anche attraverso concrete iniziative di sviluppo.

LA RISPOSTA MANCANTE Il lavoro è la leva per costruire un percorso di affrancamento dalla criminalità organizzata. «Una risposta di libertà» ha sottolineato Gianna Fracassi della segreteria nazionale della Cgil. «Il governo deve dare attuazione al “piano per il Sud” promesso più di un anno fa. Servono infrastrutture fisiche e sociali – prosegue Fracassi – perché in questa parte d’Italia non ci sia povertà e perché sia ridotto il divario con il resto del paese. I sindacati faranno la loro parte e verificheremo che siano conseguiti risultati concreti». Un utilizzo più virtuoso dei fondi strutturali per creare sviluppo e occupazione è stato richiamato, nel suo intervento, dal presidente del consiglio regionale Nicola Irto che ha, altresì, sottolineato la necessità di «cancellare l’arroganza mafiosa dall’orizzonte politico ed economico della Calabria. Spero che la giunta regionale – rilancia Irto – voglia costituirsi parte civile non solo nei processi di mafia ma anche nei fatti di malversazione ai danni dello Stato».

RESPONSABILITÀ SENZA ALIBI È questa la vera sfida. E la rilancia il procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria Gaetano Paci. il suo discorso è stato tra i più applauditi, quello capace di scuotere in maniera più incisiva la coscienza e l’impegno dei presenti. «Serve un vero e proprio “Piano Marshall” per la legalità in Calabria dove è in gioco l’essenza stessa della democrazia. Dove esiste un sistema di potere verso il quale l’azione giudiziaria da sola non può scardinare tutte le componenti. La’ndrangheta non può diventare alibi. La classe politica, locale e nazionale, non può lasciare alla magistratura da sola il peso di questa responsabilità, deve piuttosto recidere ogni legame e rivendicare la propria autonomia dicendo no ad ogni forma di collusione e corruzione. E non hanno alibi gli imprenditori, dai quali riceviamo ancora poche denunce, perché lo Stato ha dimostrato di essere accanto a loro serio, credibile ed efficace».

LA SFIDA DEL GOVERNO «Se il governo fa bene in Calabria e nel Mezzogiorno ha vinto la sua partita in tutto il Paese». Ha rilanciato il presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi. «Non possiamo chiedere a questa terra di reagire se scuola, sanità e trasporti non funzionano qui come in altre parti di Italia. Abbiamo, inoltre, grandi responsabilità sul fronte repressivo non dotando di organici all’altezza magistratura e forze dell’ordine, e su questo Csm e ministri competenti dovrebbero impegnarsi». E poi l’appello ai calabresi e alla politica: «Voti e soldi della ‘ndrangheta puzzano. Il potere delle istituzioni è di combattere le mafie, non di riconoscerle come interlocutori. Infine l’impegno in Commissione: «Ci dedicheremo a rivedere la normativa sullo scioglimento dei comuni per colpire i responsabili cercando di evitare di creare un deserto politico».

LO SVILUPPO COME PREREQUISITO Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Marco Minniti, ha richiamato ad una grande unità di azione che coinvolga le parti sociali. Focus su fondi comunitari, piano infrastrutture e patto per la Calabria. «In Finanziaria prevediamo misure e risorse a sostegno dell’occupazione in Calabria respingendo l’idea che siccome c’è la ‘ndrangheta non debbano arrivare finanziamenti». Ma il sottosegretario propone anche un’altra equazione. «La lotta alla ‘ndrangheta è anche lotta alla corruzione. Sono vasi comunicanti. Se vogliamo vincere la partita dobbiamo tendere una mano ai sindaci. Dobbiamo fare in modo che gli amministratori nella quotidianità siano spogliati dalla discrezionalità: penso alle centrali uniche appaltanti, alla massima trasparenza nelle procedure. Non è vero che si perde tempo. Procedure standardizzate, trasparenti e regolari rendono più fluida la macchina amministrativa». Infine la riflessione del sottosegretario circa la necessità di minare il mito dell’invincibilità della ‘ndrangheta: «Come ogni cosa umana la ‘ndrangheta nasce, cresce e muore. Noi dobbiamo cancellarla. Può essere sconfitta. È una partita di civiltà in cui ci vogliamo impegnare».

Manuela Foti
redazione@corrierecal.it

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