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I soldi della droga per comprare una farmacia a Milano

MILANO Il direttore delle Poste di Siderno, Giuseppe Strangio (56 anni), è stato arrestato dalla polizia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Cristina Mannocci su…

Pubblicato il: 01/03/2016 – 8:35
I soldi della droga per comprare una farmacia a Milano

MILANO Il direttore delle Poste di Siderno, Giuseppe Strangio (56 anni), è stato arrestato dalla polizia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Cristina Mannocci su richiesta del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Ilda Boccassini, e dei pm Cecilia Vassena e Paolo Storari, per l’ipotesi di reato di «impiego in attività economiche o finanziarie di denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto» (articolo 648 ter), punito in caso di condanna con il carcere da 4 a 12 anni. Secondo le indagini della Dda milanese oltre 200mila euro sarebbero stati impiegati da personaggi legati alla ‘ndrangheta per acquistare una farmacia a Milano.
La ‘ndrangheta, dunque, stando a quanto emerge dall’inchiesta, tenta di ripulirsi comprando farmacie e piazzando parenti e affiliati all’interno. «Per 20 anni – ha spiegato il pm Strari – Giuseppe Strangio è stato direttore delle Poste di Siderno, senza che mai da questo ufficio postale partisse la segnalazione di un movimento sospetto. Solo lui ha investito 800mila euro».
Gli inquirenti hanno effettuato diverse perquisizioni in Lombardia, Piemonte e Calabria.

IMPIEGATI PARENTI DI ‘NDRANGHETISTI L’accusa è di aver impiegato soldi provenienti dal traffico di droga delle famiglie Marando, Romeo e Calabrò per comprare una farmacia in piazza Caiazzo, a Milano. «La farmacia è stata acquistata nel 2006 per circa 220mila euro – ha spiegato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini –. Non è stato necessario intimidire nessuno, sono bastati i soldi. Una farmacia non è solo una fonte di reddito sicura, permette di dare lavoro, e chi può dare lavoro ha un grande potere. Ancora una volta constatiamo l’interesse della criminalità per la sanità al nord. Abbiamo scoperto molti figli e parenti di ‘ndranghetisti impiegati in farmacie della città».  All’interno lavorano come dipendenti la figlia di Strangio (laureata un anno fa in farmacia) e il figlio del boss Romeo. Il fratello del titolare ha precedenti per droga. La farmacia non è stata sequestrata.

L’INTERESSE DEI CLAN PER LA SANITÀ «Questa indagine va vista in un contesto più ampio e cioè l’interesse per il mondo sanitario e parasanitario da parte della ’ndrangheta. In questo senso voglio ricordare alcune pronunce già passate in giudicato e che hanno riguardato l’ex direttore sanitario della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco; il medico Vincenzo Giglio condannato in via definitiva nell’inchiesta Valle-Lampada; Francesco Pelle detto “Ciccio Pakistan” arrestato durante la latitanza presso la clinica Maugeri; il medico Gabriele Quattrone che faceva favori alla famiglia Lampada, e (l’ex direttore della Asl di Monza che fu nominato alla guida della Asl 1 di Milano, ndr) Pietro Gino Pezzano coinvolto nell’indagine “Infinito”» ha aggiunto il pm della Dda di Milano Paolo Storari, sottolineando che «questo mondo della sanità è di grosso interesse per la ’ndrangheta: innanzitutto è un posto dove si possono distribuire favori in ambiti essenziali per la vita delle persone (ricoveri e così via), garantisce rispettabilità sociale, e si è rivelato essere un bel trampolino di lancio per fare il salto nel mondo politico».

IL NIPOTE RACCOMANDATO ALLE POSTE «Giuseppe Strangio si è rivolto ad un sindacalista della Cisl perché suo nipote venisse assunto e tramite questa raccomandazione, l’uomo è stato assunto presso l’ufficio postale di Mariano Comense (Como)». È quanto ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini, citando un «piccolo episodio di malcostume» riportato nell’ordinanza di custodia cautelare che questa mattina ha portato in carcere Giuseppe Strangio, direttore dell’ufficio postale di Siderno Marina (Reggio Calabria). Episodio per cui viene contestata l’ipotesi di truffa ai danni delle Poste, che sarebbe stata consumata attraverso «una selezione telematica per individuare i postini». «Un episodio che indigna – ha concluso Boccassini – in un Paese dove i giovani pagano un prezzo altissimo come quello della disoccupazione, di fronte a tanti giovani che si comportano come bravi cittadini».

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