Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

Catanzaropoli, chiesto il processo per 25 – I NOMI

CATANZARO Sono state depositate presso il gip di Catanzaro le richieste di rinvio a giudizio per 25 dei 26 indagati coinvolti nell’inchiesta “Palazzo degli Ignobili”, più nota col nome di Catanzaro…

Pubblicato il: 02/03/2016 – 15:13

CATANZARO Sono state depositate presso il gip di Catanzaro le richieste di rinvio a giudizio per 25 dei 26 indagati coinvolti nell’inchiesta “Palazzo degli Ignobili”, più nota col nome di Catanzaropoli, lo scandalo che ha coinvolto il Comune di Catanzaro e alcuni suoi amministratori. Il sostituto procuratore Graziella Viscomi ha richiesto il processo per Massimo Lomonaco; Stefania Lo Giudice; Roberto Politi; Giuseppe Cardamone; Rosaria Paola Barbuto; Carolina Ritrovato; Salvatore Sangiuliano; Maurizio Rafele; Francesco Leone; Rita Cavallaro; Francesco Eugenio Giovanni Lorenzo; Anna Scutieri; Patrizia Verdeoliva; Salvatore Tarantino; Giuseppe Antonio Salerno; Domenico Tallini; Carlo Nisticò; Raffaele Luigi Riso; Salvatore Megna; Luciano Paparazzo; Pietro Folino; Gianmarco Plastino; Salvatore Mauro; Giuseppe Curcio; Emilia Laureana. Stralciata solo una posizione, quella di Giovanni Merante. Restano in piedi tutte le altre posizioni da quella del capogruppo di Fi e cosigliere regionale, Domenico Tallini, che deve rispondere di abuso d’ufficio a Stefania Lo Giudice, assessore alla Pubblica istruzione. Peculato, abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale sono alcune delle accuse che vengono contestate agli indagati. Dalle indagini emerge il quadro di una gestione “allegra” della cosa pubblica che va dalle omesse verbalizzazioni degli abusi edilizi per il ristorante dell’amico agli straordinari di un prolungato (e privilegiato) servizio di vigilanza notturna nei pressi della funicolare di Catanzaro per controllare le auto dei militanti convocati da Tallini per la partecipazione a una manifestazione di partito.

AL SERVIZIO DEGLI AMICI Secondo quanto emerge dalle indagini, dunque, il tenente colonello dei Vigili urbani Salvatore Tarantino, non disdegnava di chiudere un occhio per gli “amici” o di rispondere prontamente a ogni richiesta di dirigenti comunali e politici. Gli esempi, così come i capi di imputazione che lo riguardano, sono diversi. Si va dal distrarre i propri dipendenti dalle attività di servizio per mandarli a portare in autofficina la macchina rotta del dirigente comunale.
Anche il comandante dei vigili urbani di Catanzaro Giuseppe Antonio Salerno richia il processo per falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale insieme al tenente colonnello Salvatore Tarantino e al medico militare Raffaele Luigi Riso. Secondo l’accusa il rinnovo della patente del generale Salerno sarebbe avvenuto senza le obbligatorie visite mediche. In pratica il medico Riso avrebbe attestato “falsamente la condizione dell’idoneità fisica del Salerno pur non avendo mai proceduto a una visita.

GAZEBO ED ESTORSIONE Pesanti anche le accuse formulate nei confronti di Francesco Leone, consigliere di maggioranza. Già dal marzo 2014 – quando vennero fuori nuove attività di indagine sulla maxi inchiesta, emerse un certo interesse del consigliere di maggioranza Franco Leone per i gazebo. Da intercettazioni effettuate dalla Digos si avverte tale interesse in una telefonata che Leone fa lamentandosi del vicesindaco e assessore alla Cultura Sinibaldo Esposito: «Ce l’hai dentro casa e ti vai a prendere quelli di Napoli? Cioè non ho capito! Ma cosa si pensa che lui è più dritto degli altri? Com’è?». La colpa di Esposito sarebbe stata quella di non essersi rivolto a lui per l’organizzazione di una festa in piazza. Il sei febbraio 2014 gli uomini del nucleo di polizia giudiziaria della Guardia di finanza, assieme agli agenti della Digos, hanno sequestrato tutti gli incartamenti del Comune per prendere visione delle spese sostenute dall’amministrazione per le festività natalizie. In particolare sono state visionate le spese relative alla manifestazione “Aspettando il Natale… Artigiani in piazza 2013”, organizzata dall’associazione Artigianando (di cui è vicepresidente il genero di Leone, Tommaso Caruso, che non risulta tra gli indagati) e finanziata dall’amministrazione con 27.500 euro. L’associazione sta molto a cuore a Leone il quale, secondo gli inquirenti, sarebbe arrivato a macchiarsi del reato di estorsione per avere rivolto minacce a Massimo Paolella, funzionario nel settore Attività produttive del Comune di Catanzaro: «Signor Paolella, ti faccio sapere che dietro l’angolo il cervello scoppia per cui non avendo niente da perdere non ti lamentare se un giorno ti jettu na curteddata, tantu nun ti pagu mancu na lira». La minaccia di “dare una coltellata” sarebbe stata espressa per costringere Paolella a pagare le fatture emesse dall’associazione Artigianando per le manifestazioni natalizie e per l’importo di 27.500 euro.

TELEFONATE A CARICO DEI CONTRIBUENTI Secondo quanto è emerso dalle indagini – condotte dalla Digos del capoluogo e coordinate dai sostituti procuratori Gerardo Dominjianni (oggi procuratore aggiunto a Reggio Calabria) e Graziella Viscomi – Massimo Lomonaco, assessore al Personale all’epoca dei fatti, avrebbe utilizzato la sim a lui assegnata per esigenze estranee ai fini istituzionali per un importo di almeno 202,96 euro, salvo poi, avuta contezza dell’indagine in corso, «riparare il danno provvedendo al pagamento delle bollette telefoniche indirizzate al Comune di Catanzaro».
Una cifra maggiore quella utilizzata, invece da Stefania Lo Giudice, quale assessore alla Pubblica istruzione, che ammonterebbe a 488 euro, «ciò senza considerare – scrivono gli inquirenti – una cospicua parte di telefonate che, pur dirette a soggetti contattati per fini propri dell’ente comunale e aventi oggetto legato alle funzioni funzioni svolte, finivano per trasbordare in lunghe e sovrabbondanti conversazioni private». Lomonaco, inoltre, avrebbe attestato falsamente, con dichiarazione diretta al Comune di Catanzaro e – dunque – nell’ambito di un atto pubblico, l’insussistenza di cause di incompatibilità alla nomina di assessore. Dichiarazione che, secondo quando fatto rilevare dagli investigatori, non corrisponderebbe al vero poiché Lomonaco «risultava avere liti pendenti nei confronti del Comune di Catanzaro, avendo instaurato diversi contenziosi presso il giudice di pace di Taverna relativi a impugnazioni di cartelle esattoriali».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x