FIRENZE Nove società, tre bar-pasticcerie, un ristorante, sette appartamenti, cinque fra auto e moto e quarantadue rapporti bancari, tra conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli. È un patrimonio del valore di oltre tre milioni di euro, quello sequestrato fra Crotone, Firenze e Prato dalla Dia di Firenze a un imprenditore calabrese che da anni aveva trasferito i propri interessi economici in Toscana. Le indagini, coordinate dal procuratore capo Creazzo e dal pm Squillace Greco hanno consentito di accertare come il predetto, coadiuvato da “prestanome”, avesse effettuato, nel tempo, ingenti investimenti societari e/o immobiliari a Firenze e a Prato, in mancanza di una lecita capacità reddituale.
Le ricostruzioni effettuate dagli investigatori hanno messo in evidenza, in particolare, il frequente ricorso allo strumento contabile del c.d. “finanziamento soci” che ha consentito alla società di disporre di capitali senza ricorrere al mercato finanziario. Nello specifico, tale liquidità veniva travasata nelle casse delle imprese direttamente dai soci, quale forma di auto-finanziamento, mediante un sofisticato sistema di reimpiego di capitali acquisiti illecitamente. Gli uomini della Dia di Firenze, al termine di approfonditi accertamenti, hanno così potuto ricostruire la reale capacità patrimoniale del soggetto. In tale contesto, è stata, inoltre, accertata l’esistenza di un flusso di denaro verso la Calabria in favore del reggente della ‘ndrina “Giglio” di Strongoli, sul quale sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi.
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