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«L'Anac non sta procedendo contro Arpacal»

Egregio direttore,mi vedo costretta a replicare agli articoli “Arpacal, Oliverio (di nuovo) nel mirino dell’Anac” e “Una commissaria “in deroga” per Arpacal” pubblicati, entrambi a firma del g…

Pubblicato il: 04/03/2016 – 10:01
«L'Anac non sta procedendo contro Arpacal»

Egregio direttore,
mi vedo costretta a replicare agli articoli “Arpacal, Oliverio (di nuovo) nel mirino dell’Anac” e “Una commissaria “in deroga” per Arpacal” pubblicati, entrambi a firma del giornalista Pietro Bellantoni, in data 29 Febbraio e 1 marzo 2016 su Il Corriere della Calabria da Lei diretto, perché una notizia inesistente rischia di trasformarsi, agli occhi dell’ignaro lettore, quasi per verità.
Mi perdonerà se non sarò breve ma la varietà degli “argomenti” trattati e la parzialità della fonte di provenienza – ovvero il direttore scientifico dell’Arpacal, per come dichiara lo stesso autore dell’articolo – mi impongono talune, doverose, precisazioni, ma solo dopo una brevissima e preliminare osservazione: di essere ben certa che i fatti rassegnati al Suo giornale poggiano su dati infondati e parziali, trasmessi appositamente per determinare una informazione distorta e molto distante dalla realtà.
I fatti, però, in verità, sono questi:
1) Non v’è alcun procedimento avviato dall’Anac semplicemente perché non esiste alcun caso Arpacal, se non una “segnalazione”, che in verità è una missiva, inviata (anche) all’Anac, dal direttore scientifico dell’Agenzia, dott. Ielacqua.
2) Con tale missiva-segnalazione, Ielacqua si duole rispetto alla comunicazione (cui si fa cenno nell’articolo), a lui indirizzata dalla sottoscritta, inviata in applicazione di una norma del regolamento, approvato dall’ex direttore generale, “sentito il direttore scientifico” di allora ovvero la stessa persona fisica che oggi, benché in una sede impropria, la censura, addirittura, quale “illecito gestionale”!
3) Tale comunicazione – legittima salvo decisione contraria dell’autorità competente a pronunciarsi sul punto ovvero quella giurisdizionale – è stata formulata nel rispetto della L.R. n. 24/2013, richiamata nell’articolo, per ragioni, squisitamente giuridiche, che sarebbe inopportuno e fuori luogo affrontare in questa sede ma che sono state, ampiamente, chiarite al direttore scientifico dell’Agenzia con missiva di risposta a lui trasmessa sulla quale, certamente per mera “dimenticanza”, ha omesso di rendere edotto il giornalista.
4) Se l’Anac “indaga sull’operato di Oliverio” o se il presidente della giunta regionale sia “ancora finito nel mirino di Cantone” è noto, soltanto, al dott. Ielacqua, in quanto, ad oggi, non esiste alcuna comunicazione in tal senso da parte dell’Anac.
Sarebbe stato, certamente, interessante informare i lettori, anche delle competenze e dei poteri attribuiti all’Anac.
Chiarito il contesto in cui è maturata la “notizia”, preciso che la nomina del commissario straordinario dell’Arpacal è avvenuta nel pieno rispetto della legge, sulla base della valutazione del mio curriculum vitae, facilmente verificabile, e non è soggetta alla verifica dei requisiti richiamati nell’articolo giacché, per la dottrina e la giurisprudenza amministrativa «quello del commissario straordinario è un rapporto di servizio con attribuzioni di pubbliche funzioni, espressione di incarico conferito con scelta discrezionale di alta amministrazione, nell’ambito di poteri pubblicistici».
Non è mia intenzione, direttore, annoiarLa e annoiare i lettori con indicazioni giurisprudenziali e dottrinali, ma è mio dovere farvi riferimento allorquando si discetta, forse con un po’ di superficialità, di questioni non proprio approfondite sul piano legale.
Chi invoca il rispetto della legge dovrebbe prima, quanto meno, conoscerla.
E la legge che disciplina il potere di nomina del commissario straordinario non richiede il possesso di una pregressa esperienza in materia ambientale.
Sempre la legge, direttore, prevede che il termine di trenta giorni indicato nella delibera non è perentorio ma ordinatorio (altro che precarietà o deroga!) perché la durata dell’incarico commissariale è strettamente connessa agli obiettivi da raggiungere in ragione della situazione dell’ente.
Tal ultima precisazione mi permette di giungere, finalmente, alle vere ragioni che hanno determinato questo “scoop” giornalistico.
La sottoscritta, sin dall’insediamento, e di concerto con il Comitato regionale d’indirizzo, si è subito attivata per cercare di dare soluzioni ai tanti problemi irrisolti ed alle numerose criticità riscontrate, già, comunque, indicati al medesimo organo di indirizzo, e oggetto di prossima relazione, nel quadro di una più ampia riorganizzazione dell’ente.
Posso, pertanto, ben comprendere le spiacevoli conseguenze che l’attività di risanamento e di riorganizzazione dell’ente, da me avviata, per alcuni comporta, ma trovo assolutamente contraddittorio che a dolersi sia proprio il denunciante, dal momento che lo stesso non solo conosce bene la ” norma ” da me applicata, ma ha, addirittura, espresso un innegabile parere , nella sua qualità di direttore scientifico, così concorrendo alla valida formazione della stessa.
Il censurarla oggi, nonostante i chiarimenti ottenuti, denota – me lo consenta – una personalità poco incline al rispetto delle leggi, e lascia chiaramente intendere ai lettori di buona volontà che ciò che viene definito come ” condotte dolose ” o altrimenti censurabili, altro non è che il prodotto dell’applicazione della legge, cui tutti sono destinatari.
Sono certa che, ora, è chiaro sia a Lei che ai Suoi lettori che non esiste alcun “caso Arpacal”, e come, invece, il lamentato quanto infondato “possibile abuso di potere” o “illecito gestionale”, altro non è che un ordinario e normale caso di applicazione di una norma. Niente di più!
Per ultimo, desidero invitare i lettori del Suo giornale a continuare a credere nel sano e trasparente operato della pubblica amministrazione ed ai principi cui essa si ispira, anche quando, come molto spesso accade, si tenta in ogni modo, ma invano, di offuscarli attraverso la divulgazione di notizie tanto allarmanti quanto assolutamente prive di qualsiasi fondamento e completamente orfane di qualsivoglia verità.
Certa della Sua disponibilità nella pubblicazione integrale della presente replica, Le invio cordiali saluti.

Avv. Maria Francesca Gatto

Il commissario Gatto precisa che «non v’è alcun procedimento avviato dall’Anac». Come fa a saperlo? Certo è che – come ha scritto il Corriere della Calabria e ribadito lo stesso commissario – esiste una segnalazione circostanziata sulla quale l’Anticorruzione dovrà prendere una posizione, in un senso o in un altro. Gatto chiarisce inoltre che la sua nomina è avvenuta «nel pieno rispetto della legge» e che la stessa non «è soggetta alla verifica dei requisiti richiamati nell’articolo». Prendiamo atto della sua considerazione, non senza ricordare quanto stabilito dall’Anac pochi mesi fa in relazione al caso Gioffrè. In quel provvedimento, l’Autorità ha riconosciuto la sostanziale equiparazione tra il ruolo del direttore generale e il commissario che, in base a questa interpretazione, deve possedere tutti i requisiti necessari per svolgere un ruolo specifico. Lo ha detto l’Anac, non il Corriere della Calabria. Tra l’altro Gatto, nella sua replica, conferma implicitamente che dal suo curriculum è assente l’esperienza quinquennale nel settore ambientale richiesta dalla legge istitutiva dell’Arpacal per svolgere il ruolo di dg.
Non entriamo poi nel merito del significato dei termini «ordinatorio» o «perentorio»: resta il fatto che nel decreto di nomina Oliverio aveva fissato una scadenza temporale che poi non è stata rispettata. (P.B.)

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