Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

«Vi vogliamo bene», lo striscione nel bar chiuso per mafia

MILANO Per ordine del prefetto, il bar chiude per mafia, ma a coprire i sigilli sulla saracinesca appare subito uno striscione che recita «Noi vi vogliamo bene». Con tanto di cuoricino. Non succede…

Pubblicato il: 04/03/2016 – 8:25
«Vi vogliamo bene», lo striscione nel bar chiuso per mafia

MILANO Per ordine del prefetto, il bar chiude per mafia, ma a coprire i sigilli sulla saracinesca appare subito uno striscione che recita «Noi vi vogliamo bene». Con tanto di cuoricino. Non succede in uno dei piccoli o grandi paesi dell’hinterland reggino, ma a Seregno, in Brianza, un tempo cuore produttivo della Lombardia delle “fabbrichette”. La ‘ndrangheta – e le inchieste lo hanno ampiamente dimostrato – da tempo è arrivata anche lì e ci ha messo radici. Ha infettato la società e l’economia di Seregno, con armi, droga e slot machine. Ma a detta del prefetto, si è presa anche due bar, che per questo sono stati chiusi. Uno di questi, il “Tripodi pane e caffè” ha fra i suoi soci un personaggio noto da tempo a investigatori ed inquirenti di Milano e Monza. Si tratta di Antonino Tripodi, più volte sfiorato, lambito o coinvolto dalle indagini dell’antimafia meneghina come esponente della locale di Desio, ma condannato “solo” per reati di armi nell’inchiesta Infinito, è il marito di Francesca Pio, nipote del capolocale di Desio in persona, Candeloro Pio. La medesima carica – dice la sentenza emessa dal Tribunale di Milano in data 21 ottobre 1997 a conclusione del processo denominato “l fiori della notte di San Vito – in precedenza era in mano allo zio di Tripodi, Paolo Crea. Parentele pesanti che non hanno però impedito che nel tempo il suo bar panetteria divenisse punto di ritrovo della politica locale e della “creme” della città e dell’hinterland. Anche l’ex sindaco Giacinto Mariani – uomo di Salvini in Brianza – era un cliente abituale. Nonostante il provvedimento prefettizio, ha continuato a mostrare orgoglioso sul suo profilo facebook le foto scattate nel locale, finito anche a far da sfondo alla sua campagna per le europee. Non ce l’ha fatta e si è dovuto “accontentare” di uno scranno da assessore alla Cultura nell’amministrazione di Seregno. Sullo striscione, il governo locale non sembra aver avuto molto da ridire. E la polizia municipale neppure. Ai generalmente solerti vigili urbani del paesone lombardo, sono servite oltre nove ore e due chiamate di sollecitazione perché si decidessero a rimuovere l’affettuoso striscione. Per loro, non c’era nessun illecito.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

 

 

 

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x