COSENZA Il Jazz e i suoi pionieri nel capoluogo bruzio. Un secolo di storia in un saggio, il diciannovesimo, che il critico musicale Amedeo Furfaro ha raccontato ieri agli appassionati della materia nella libreria Ubik, a Cosenza. “Brutium Graffiti. Jazz a Cosenza nel ‘900” è stato presentato in occasione dei venticinque anni di attività del Centro Jazz Calabria.
Presenti, tra i relatori, Ugo Caruso, storico dello spettacolo, e Raffaele Borretti, musicista e docente. Ha moderato l’incontro la giornalista Federica Montanelli.
Il volume, edito CJC, fa seguito agli scritti sulla “Jazz appreciation”, sui “6 sensi del jazz” e su una stilistica del jazz esclusivamente teorica.
Questa volta l’autore ha optato per una ricostruzione personale della storia della musica e dello spettacolo facendo ricorso ai ricordi della sua generazione, alle esperienze indirette, vissute o lette su libri e riviste, oppure ascoltate dalla voce di testimoni, a cominciare dal padre Walter.
Nel libro si descrive il ruolo che il jazz e i suoi protagonisti hanno avuto in una Calabria dove è sempre stato problematico promuovere rappresentazioni di “nicchia” e mantenerle nel tempo.
Il viaggio a ritroso nelle regioni e nelle ragioni del Jazz abbraccia quasi cento anni di storia, dalle origini fino al 2000 con l’attenzione rivolta, soprattutto, alla musica popolare calabrese e ai suoi migliori interpreti, artisti e “scalzacani”, semidei del jazz nostrano che dagli anni ’30 hanno fatto di Cosenza una città campione: Gil Cuppini, Giorgio Gaslini, Francesco Ferrari; nel dopoguerra nella Atene della Calabria si registrano alcuni sodalizi e le timide aperture del Rendano con una prima rassegna jazz nel 1979: è la volta di Konitz, Farmer, Golson, Waldron.
Tutti nomi che rendono virtuosa la microstoria di una città di periferia che ha sviluppato spontaneamente il gusto per la buona musica.
E di cultura musicale ne hanno portata tanta artisti internazionali come Eric Andersen, Diane Schuur, Marvin Smitty Smith, Robert Fripp, Lester Bowie, John Arnold, Lucio Dalla, L’Aura, Sergio Cammariere, Al di Meola, Paolo Fresu, Kirk Lighsey. Protagonisti d’una spiazzante umiltà che hanno confermato una regola importante: il jazzista (come il musicista) è, per definizione, “un cittadino del mondo delle note”.
Tra le pagine del libro si snocciola anche la storia di un mondo musicale sommerso dal fascismo, della nascita della radio, del varietà, dell’avanspettacolo; infine, della svolta che ha portato la città bruzia a guardarsi dentro. La ricerca è arricchita anche da numerose foto inedite.
Nel volume è inserita anche l’intervista a Raffaelle Borretti, decano dei jazzisti calabresi e compagno di viaggio di Vincenzo Pace, Franco Beltrano, Silvano Montanelli e Mario Lombardi, promotore dell’Orchestra della Rai.
Accanto ai grandi maestri del jazz esibitisi in riva al Crati, si sono realizzati quelli calabresi che hanno certamente contribuito a costruire una storia degna di essere raccontata e che dimostra quanto sia stato e sia ricco il panorama musicale della regione calabrese.
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