REGGIO CALABRIA «Quest’anno l’8 marzo coincide con i 70 anni del diritto di voto anche per le donne in Italia, che per la prima volta si recarono alle urne nelle amministrative del marzo ’46. Da allora, di passi in avanti ne sono stati fatti tanti». Lo afferma la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco.
«Adesso – prosegue – proprio in vista di questa coincidenza, sarebbe auspicabile che si riflettesse sul rapporto donne-istituzioni in Calabria, anche per ribadire, riprendendo il filo di un impegno che su questi aspetti ha visto la legislatura regionale avviarsi molto bene con l’inserimento nello Statuto dell’obbligo della presenza in Giunta di almeno il 30 per cento di donne, l’urgenza di approvare la proposta di legge sulla doppia preferenza di genere. Una proposta da me presentata un anno fa e già approvata dalla prima Commissione all’unanimità, e che, se fosse stata approvata, avrebbe visto la Calabria addirittura anticipare la norma del Parlamento di recente approvazione secondo cui i consigli regionali debbono legiferare per garantire nella prossima legislatura la presenza nelle Assemblee di almeno il 40 per cento di donne. In Calabria, inoltre, e occorre ricordarlo nelle tante iniziative in programma l’8 marzo, ci sono sindaci che dovrebbero, come prescrive la legge Delrio, includere il 40 per cento di donne nelle giunte, ma che per non farlo si aggrappano ad argomenti da azzeccagarbugli. La Commissione di parità della Regione ha fatto un magnifico lavoro di sollecitazione, ottenendo sentenze importanti ma è tempo che i sindaci riottosi siano dissuasi dal perseverare in queste omissioni che registrano un ritardo –culturale, prima ancora che politico».
«Credo – afferma Flora Sculco – che l’entusiasmo per questa ricorrenza sia importante, ma senza dimenticare che spesso i diritti della donna sono enunciati e stentano a concretizzarsi. Le donne, soprattutto quelle meridionali, non possono più accontentarsi di proclami e promesse. Le difficoltà delle donne andrebbero poste al centro dell’attenzione politica e istituzionale, ma anche della contrattazione nazionale, nei luoghi di lavoro, chiamando al rispetto dei diritti della donna le stesse imprese. Si discute di epoca post tecnologica e di società della conoscenza, ma ancora assistiamo a situazioni per cui alle donne è negato non solo il giusto salario e la possibilità di fare carriera, ma persino il diritto di avere i figli desiderati perché altrimenti perderebbe il lavoro».
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