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«Portare i giovani sulla strada della legalità»

DIAMANTE Partire dalla scuola per diffondere la cultura della legalità. È questo l’obiettivo che l’amministrazione comunale di Diamante vuole perseguire attraverso una serie di iniziative. Una, tra…

Pubblicato il: 08/03/2016 – 17:21
«Portare i giovani sulla strada della legalità»

DIAMANTE Partire dalla scuola per diffondere la cultura della legalità. È questo l’obiettivo che l’amministrazione comunale di Diamante vuole perseguire attraverso una serie di iniziative. Una, tra tante, l’incontro che si è svolto in un istituto scolastico del centro del Tirreno cosentino con la partecipazione del magistrato Nicola Gratteri e dello scrittore Antonio Nicaso. Un’iniziativa di successo, fortemente voluta dal vicesindaco Francesca Anna Casella che spiega perché è importante «diffondere la cultura della legalità».
Perché è importante parlare agli studenti della lotta alla mafia?
«”Parlatene, parlatene, parlatene”: è stato uno degli ultimi appelli di Paolo Borsellino, rivolto ai giovani, per mettere in luce e far capire la pericolosità delle mafie, i loschi affari di una criminalità organizzata che, con violenza, espande i propri tentacoli nel tessuto economico e sociale del Paese.L’amministrazione comunale di Diamante ne parla da sempre, nell’intento di voler ricordare, soprattutto ai giovani, che ancora oggi c’è una dittatura, la mafia, che esattamente come quelle del Novecento, continua a togliere la libertà alla nostra Terra. Abbiamo scelto di partire dalla scuola, da un luogo che ha un ruolo centrale nel diffondere la cultura della legalità, perché è proprio qui che si comprende maggiormente di avere diritti e doveri, che si impara a rispettare l’altro, ad accogliere la diversità come ricchezza e a convivere pacificamente fra etnie, lingue, religioni differenti».
Che cosa ha insegnato l’incontro con un magistrato da sempre in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta?
«L’iniziativa del 4 marzo, organizzata dall’amministrazione comunale di Diamante in collaborazione con le scuole cittadine e in continuità con l’incontro avvenuto lo scorso anno con l’onorevole Rosy Bindi, ci sollecita a un rinnovato e ancora più forte impegno collettivo nell’educare alla legalità, nel formare cittadini consapevoli e nel guidare i giovani a scegliere un percorso di vita ispirato ai valori della giustizia. La straordinaria e coinvolgente testimonianza di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, è stata un vero e proprio monito per gli studenti a costruire il proprio futuro nel rispetto del bene comune, dei principi fondamentali che regolano il vivere civile e democratico, dei diritti e della dignità di ogni persona. Parlare di ‘ndrangheta, spiegare ai giovani il perché non conviene essere mafiosi, “mettere nella loro testa”, per dirla con le parole di Gratteri, “il dubbio, il tarlo che delinquere non conviene”, significa promuovere la voglia di futuro e di legalità. Le parole e le immagini con cui sono stati raccontati il ruolo della ‘ndrangheta nel narcotraffico, le rotte lungo le quali il cosiddetto “oro bianco” passa dal produttore al consumatore e soprattutto il male causato dalla cocaina, vogliono rappresentare per i giovani, e lo spero davvero, un incoraggiamento al rispetto del valore più prezioso che è la vita, a non svenderla e a non optare per effimere scorciatoie che portano sempre dalla parte sbagliata».
Come far capire ai ragazzi che «delinquere non conviene»?
«Il principale obiettivo è la prevenzione, che si realizza con la formazione culturale, l’educazione al rispetto delle regole, interagendo con la scuola e la famiglia, ma anche assicurando la presenza delle istituzioni in ogni contesto in cui i giovani vivono la loro quotidianità. Tutti, famiglia, scuola, istituzioni, ognuno per la propria parte, dobbiamo sentire forte la responsabilità e l’impegno di mettere in campo gli strumenti più idonei a nostra disposizione, per rafforzare il concetto di legalità e il senso dello Stato, in particolare all’interno del mondo giovanile, attraverso l’attivazione di percorsi specifici e le testimonianze di quanti, magistrati, sindacalisti, operai, imprenditori, giornalisti hanno lottato e lottano contro le mafie, per la piena affermazione della giustizia e della libertà».
Che cosa si può fare?
«È importante, allora, che si sviluppino ulteriori sinergie e azioni finalizzate a trasmettere ai giovani, modelli positivi di eticità e di infondere loro quella cultura della legalità che li renderà liberi, capaci di scegliere e di assumere le proprie responsabilità nella vita personale, sociale e civile. Dobbiamo essere tutti consapevoli che le nuove generazioni sono l’anima e l’essenza più vitale del nostro Paese. A noi spetta il compito di aiutarle a non abbandonare i propri sogni e la speranza di vederli realizzati».
Come si può trasmettere fiducia nei ragazzi?
«C’è speranza, e mi rivolgo ai giovani: c’è sempre, se vi date da fare, se credete nei vostri sogni e li difendete. Non vi scoraggiate mai, non cedete alla lusinga del denaro e del successo facile, lottate sempre per la libertà personale e per una società più giusta. Abbiate fiducia, non mollate e fatelo con l’energia di cui sono carichi i vostri anni. Come diceva Ghoete: “C’è una verità elementare la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti mai sarebbero avvenute. Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L’audacia ha in sé genio, potere, magia. Incominciala adesso… agendo sempre con trasparenza, integrità morale e onestà».

m.m.

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