GUARDAVALLE Arrestato all’aeroporto spagnolo di Valencia il latitante 46enne Antonio Gallace, irreperibile da 4 anni e appartenente all’omonima famiglia di ‘ndrangheta calabrese. L’uomo è stato fermato alle 20.40 di martedì dagli agenti della Squadra Mobile di Roma, del Servizio centrale operativo e personale della Polizia iberica, attivata dal Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip). Gallace, considerato tra i vertici dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta originaria di Guardavalle, nel Catanzarese, da molti anni operante nel litorale meridionale romano, a Anzio, Ardea e Nettuno, nel 2012 era stato condannato in via definitiva a cinque anni di detenzione dal Tribunale di Milano per estorsione e detenzione illegale di armi, e dallo stesso anno era latitante. A suo carico la Procura generale di Milano, su impulso della Squadra mobile di Roma, aveva emesso un mandato di arresto europeo.
FUGA ALL’ESTERO Le indagini, coordinate dai magistrati della Dda di Roma e condotte dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia, in corso da mesi, hanno consentito di accertare che il latitante aveva lasciato l’Italia per rifugiarsi all’estero; il prosieguo delle indagini ha permesso di individuare la Spagna come luogo di approdo finale del ricercato.
COMPLEANNO IN SPAGNA A questo punto, le attività sono state estese agli stretti familiari del catturando, facendo emergere che gli stessi si sarebbero recati proprio in Spagna per festeggiare il compleanno del congiunto, previsto per il prossimo 10 marzo. È stato quindi organizzato un servizio di pedinamento, sia in Italia che in territorio iberico, con la collaborazione della Polizia spagnola. Gli investigatori hanno accertato che i familiari sarebbero partiti dall’aeroporto Orio al Serio di Bergamo alle 19.20 di ieri, 8 marzo, e sarebbero giunti allo scalo aereo di Valencia alle successive 21.20.
BLOCCATO IN AEROPORTO Una volta accertato che gli stessi si erano imbarcati sul volo individuato, sono state trasmesse le indicazioni agli investigatori romani a Valencia insieme ad agenti della polizia spagnola che, per l’occasione, ha usato nel servizio il “Grupo de localization de los fuggitivo” di Madrid in supporto al Gruppo del crimine organizzato di Valencia. A Valencia è stato dunque organizzato un massiccio servizio di osservazione nei pressi dell’aeroporto e degli esercizi ricettivi presenti nelle immediate vicinanze dello scalo. Alle ore 20.30 gli agenti hanno individuato un soggetto somigliante al ricercato arrivare in aeroporto a bordo di una vettura Land Rover. Una volta sceso dall’auto, è stato seguito fino all’interno dell’aeroporto e, appurata l’estrema somiglianza dell’individui al ricercato, è stato bloccato. All’atto del controllo Gallace ha confermato la sua identità e non ha opposto resistenza all’arresto, congratulandosi con gli operatori che lo avevano bloccato. Al momento dell’arresto era in possesso di un documento intestato a terza persona, sul quale sono in corso accertamenti. Al termine dell’operazione Gallace è stato condotto presso gli uffici di Polizia di Valencia e da qui in carcere.
DROGA DAL SUD AMERICA L’uomo in passato era stato oggetto di indagini sulle proiezioni della ‘ndrangheta nell’entroterra milanese, dedita in particolare al commercio di ingenti quantitativi di droga proveniente dalla Spagna e dal Sud America, nonché alla realizzazione di altre condotte illecite collegabili a numerosi incendi dolosi verificatisi nel corso del 2010 e del 2011 ai danni di attività produttive e commerciali nel comune di Pieve Emanuele (Milano). Il provvedimento restrittivo colpisce alcuni soggetti, tra cui Gallace, coinvolti a vario titolo in una attività estorsiva. In particolare il ricercato, in concorso con altri, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mediante reiterate minacce di morte, estese anche ai parenti della vittima, costringeva quest’ultima a consegnare loro la somma di diverse migliaia di euro, con la pretesa di girarla a una terza persona in grado di fornire documentazione comprovante l’effettivo ordine di trasferimento della somma di 49 milioni di euro, provento di evasione fiscale. La pressione estorsiva esercitata si concretizzava, in un crescendo minatorio, dapprima con sms e ricerche per rintracciare la vittima, quindi con minacce sempre più gravi, finanche di morte, estese non solo alla predetta ma anche alla sfera dei parenti.
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