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«La Calabria è contro le trivellazioni»

REGGIO CALABRIA Un sì contro le trivellazioni. Nell’aula “Acri” di Palazzo Campanella, il consigliere regionale delegato per la campagna per il referendum abrogativo del 17 aprile, Arturo Bova, ha …

Pubblicato il: 09/03/2016 – 15:13
«La Calabria è contro le trivellazioni»

REGGIO CALABRIA Un sì contro le trivellazioni. Nell’aula “Acri” di Palazzo Campanella, il consigliere regionale delegato per la campagna per il referendum abrogativo del 17 aprile, Arturo Bova, ha presentato l’iniziativa in conferenza stampa. Presenti il Comitato No Triv calabrese, le associazioni e tutti i movimenti aderenti.
Il referendum è stato chiesto da ben nove regioni tra cui la Calabria. Lo ha ribadito il consigliere dei Democratici e progressisti, evidenziando che otto di queste battono la stessa bandiera del governo nazionale: «si è parlato di politica ideologica, ma vorrei ricordare che non siamo degli scalmanati: siamo le istituzioni. Chiediamo a chi di dovere di riflettere bene sul tema». Nessuna contrarietà di segno quindi.

IL QUESITO REFERENDARIO Nella scheda referendaria verrà chiesto ai cittadini se si desidera abrogare l’articolo 6 (comma 17, terzo periodo, del d. l. 152 del 2006), in materia ambientale. La norma è stata modificata dalla legge di Stabilità del 2016 stabilendo che lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio possa essere ulteriormente concesso per la durata di vita utile del giacimento.
Agli impianti che già esistono, entro le 12 miglia marine dalla costa (22,2 chilometri), verrà consentito di continuare la loro attività di estrazione fino alla data di scadenza dei contratti e chiedere una proroga fino all’esaurimento delle risorse. «In altri termini – ha chiosato Bova – si tratta di una concessione sine die». Il sì impedirà che scadute le concessioni le piattaforme possano essere ancora sfruttate. Non si tratta quindi di impedire nuove trivellazioni in mare, sempre che queste vengano effettuate oltre i limiti previsti dalla legge, né operazioni sulla terra ferma.

UN MUTAMENTO DI INDIRIZZO Per Bova è necessario tener conto degli allarmi lanciati dalla comunità scientifica, come deciso durante la Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi. Ben 185 paesi del mondo hanno scelto di adottare nuove politiche energetiche contro il surriscaldamento globale. «I combustibili fossili – ha precisato – sono tra le principali cause di inquinamento». Il consigliere regionale ha citato anche l’enciclica pastorale “Laudato si'” di Papa Francesco. «L’invito del pontefice – prosegue – è di considerare l’ambiente come qualcosa che ci appartiene nella vita di tutti i giorni. Abbiamo il dovere di preservarlo e consegnarlo alle generazioni future». Bisogna sensibilizzare i cittadini sul tema ha poi detto Bova «parlare con le persone per una politica etica e di servizio».

LE CRITICHE A chi teme che un’eventuale vittoria del sì possa tradursi in perdite economiche e di posti di lavoro Bova risponde che si tratta di «critiche pretestuose». I giacimenti sono patrimonio dello Stato, «il petrolio delle società. Queste – ha proseguito il consigliere, pagherebbero royalties pari al 7% già prima delle modifiche al testo di legge». Per questo motivo ritiene difficile immaginare che le compagnie petrolifere, al momento della stipula dei contratti, non abbiano già sviluppato i loro piani industriali su proiezioni trentennali. In conclusione «Non cambia nulla fino alla scadenza».
Dati alla mano, infine, Bova mette a confronto le entrate che lo Stato ricaverebbe dalle concessioni sul greggio. Sarebbero 135 le piattaforme presenti in Italia, per un fatturato di 340 milioni. Vere e proprie “briciole” se confrontate ai 160 miliardi provenienti dal turismo i 40 della pesca e i 119 dell’agroalimentare. Tre settori scelti dal consigliere tra quelli su cui la Regione Calabria investe di più.

LE INIZIATIVE Bova ha anche letto una lettera del vescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone, che invita le istituzioni ad intervenire sulla questione ambientale e sul futuro della propria terra. Un tema politico che va contro quelle decisioni adottate senza ascoltare i cittadini per ottenere un approvvigionamento energetico “non significativo”.
Si tratterebbe, quindi, di andare oltre il referendum per rivendicare la gestione corale della cosa pubblica da parte dei cittadini. Il consigliere ha infine detto di aver invitato il presidente di Anci Calabria e i sindaci calabresi a convocare per venerdì 18 un consiglio comunale aperto per discutere delle tematiche del sì e del no.
Si corre contro il tempo, infatti, dopo la decisione presa dal governo e dal presidente della Repubblica di convocare il referendum prima delle amministrative di giugno, secondo quanto previsto dalla legge. Per questo motivo verrà subito stilato un calendario delle iniziative più importanti. La prima è prevista nel Crotonese, il territorio più interessato alla problematica, durante la quale verrà chiesto a tutti i sindaci calabresi di partecipare con la fascia tricolore indosso.

Roberto Priolo
redazione@corrierecal.it

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