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L'ultima mediazione (fallita) tra Oliverio e Paolini

COSENZA Recepite le ultime raccomandazioni di Matteo Renzi, arrivate sull’asse Mormanno-Cosenza, e complice la presenza di Luca Lotti, Mario Oliverio rompe gli indugi al termine di un veloce brunch…

Pubblicato il: 10/03/2016 – 16:59
L'ultima mediazione (fallita) tra Oliverio e Paolini

COSENZA Recepite le ultime raccomandazioni di Matteo Renzi, arrivate sull’asse Mormanno-Cosenza, e complice la presenza di Luca Lotti, Mario Oliverio rompe gli indugi al termine di un veloce brunch in un noto locale del centro di Cosenza: «Voglio ribadire il mio pieno sostegno alla candidatura a sindaco di Lucio Presta. Questa città ha bisogno di recuperare concretezza sia nel rapporto col resto del Paese, sia in termini di risorse economiche».
Dunque, si vira sul manager dei vip dopo che l’ultima mediazione con Enzo Paolini è fallita. Martedì scorso, verso l’ora di pranzo, il governatore ha preso atto che il centrosinistra andrà diviso alle elezioni. Al decimo piano della Cittadella, dove hanno sede gli uffici del presidente, va in scena l’ultimo atto di una telenovela infinita. Paolini viene convocato dall’imprenditore cosentino Piero Citrigno. Non un interlocutore qualsiasi. Tycoon della sanità cosentina, Citrigno è stato condannato nel 2011 a 4 anni e 8 mesi per usura. «Oliverio e Adamo si faranno sentire presto», recita il suo sms a Paolini. E in effetti così sarà.
Davanti ai due big del Pd, l’avvocato del Pse ribadisce tutto il suo malcontento per come i dem sono arrivati alla designazione del candidato a sindaco. Oliverio e Adamo la prendono alla larga, confessano di non «avere avuto rapporti» con Presta se non dopo l’ufficializzazione della candidatura, ma soprattutto ammettono che la scelta di puntare su di lui è stata partorita altrove, lungo l’asse Palazzo Chigi-Largo del Nazareno. «Così vuole Renzi e così si fa», è in sostanza la giustificazione offerta dai due. Scelto (da Roma) il candidato, ai dirigenti calabresi tocca lavorare per evitare nuove spaccature, per far sì che non ci sia a Cosenza un altro remake del 2011. E così che prende corpo l’offerta a Paolini a «non chiudere la porta», a «tenere in considerazione» altre ipotesi perché il progetto politico messo in piedi dal Pd in Calabria «è ampio». Tradotto dal politichese: se Paolini si allinea su Cosenza agli ordini di scuderia, qualche futura postazione per lui sarà trovata.
La risposta dell’avvocato? «Non se ne parla nemmeno». Paolini ribadisce ai due che lui resta in campo «perché non tradisco un progetto politico per un piatto di lenticchie», poi con una gestualità tipica di chi è a metà tra il deluso e l’amareggiato attacca Oliverio: «Ti ricordo che è grazie a me se nel 2011 hai potuto riaffermare la tua supremazia nel Pd. Volevi combattere contro Adamo e lo hai potuto fare grazie ai miei voti».
A quel punto in stanza cala il gelo. Anzi no, gli animi si accendono. Adamo resta ad osservare, Oliverio prova a ribattere colpo su colpo alle accuse di Paolini. Quest’ultimo controreplica, ricordando il suo impegno per Oliverio alle primarie per la scelta del candidato a presidente della Regione.
A questo punto troppa gente sosta davanti alla stanza del governatore, e allora è meglio lasciarsi senza proseguire oltre. D’altronde, margini per ricucire non ne esistono più.
Paolini farà corsa a sé rispetto al Pd ed è molto probabile che sul nome convergano i gentiliani di Ncd, sempre più «irritati» dalle sortite di Presta. Se così sarà, la partita per vedere chi va al ballottaggio è tutta da giocare.
Non sembra essere convinto di tutto ciò Luca Lotti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, davanti ai vari Mancini, Morrone, Incarnato e Magarò, ha ufficialmente sancito la nascita del Partito della nazione in salsa bruzia: «Sono contento se ci allarghiamo a tutti coloro i quali hanno voglia di mettersi in gioco». Presta gongola. Comunque vada, questo 10 marzo è una data da cerchiare in rosso in casa dem.

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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