Di seguito riportiamo, integralmente, la mail inviataci da Adriana Musella nella qualità di presidente dell’associazione Riferimenti.
“In relazione all’articolo di Alessia Candito, apparso sul Corriere della Calabria, il 25 febbraio scorso dal titolo “I soldi dell’antimafia finiti in viaggi e magliette”, si segnala che lo stesso è basato su documentazione non ufficiale, di cui non è stata richiesta l’attendibilità, né spiegazione alcuna, affidandosi solo ed esclusivamente a seguito di particolare modalità d’acquisizione a interpretazioni e ricostruzioni strettamente personali e gravemente allusorie e fuorvianti.
Interpretazioni che la Candito continua a porre in essere nel nuovo articolo sul Corriere della Calabria di ieri, mercoledi 9 marzo, dal titolo “Fondi alle associazioni antimafia, blitz della Finanza in Consiglio”. Tanto premesso, in nome e per conto dell’Associazione che rappresento, mi riservo ogni qualsivoglia azione, atta a tutelare l’immagine dell’associazione Riferimenti, nonché quella della mia persona e della mia famiglia nelle sedi competenti”.
Tutto qui e siccome, ieri come oggi, non è nostra intenzione polemizzare o “buttarla in caciara” come forse qualcuno vorrebbe, nulla osserviamo in merito alla mail della signora Musella, così come ci asteniamo dal chiedere cosa sia mai una «documentazione ufficiale» quando ci si riferisce al rendiconto di soldi pubblici. Esiste forse una rendicontazione non ufficiale? Parimenti per quel che riguarda la «particolare modalità di acquisizione» dei documenti usati dalla giornalista per scrivere il suo articolo. Sono stati sottratti fraudolentemente? Rubati? Falsificati? Oppure semplicemente esibiti?
Quel che invece non possiamo accettare, e infatti non lo accettiamo, è che la signora Adriana Musella, evidentemente convinta di godere di un regime legale speciale, dica il falso e tragga in inganno chi la segue sui social network.
Personalmente pensiamo di Facebook esattamente quello che ha scritto Umberto Eco. Tuttavia chi ci crede deve rispettare ugualmente la verità e si dà il caso che la signora Musella la verità non la rispetta: dice il falso con lo scopo di raggirare i suoi seguaci.
Nella propria bacheca (si chiama così, mi pare) ha pubblicato, infatti, una lettera di 36 righe. Ben 20 in più di quelle che avete letto e che noi abbiamo ricevuto, eppure annota: “Analoga nota è stata inviata al direttore del Corriere della Calabria in merito agli articoli di tale Alessia Candito”. Così, chi dovesse leggere la lettera postata su Facebook e confrontarla con le venti righe inviate alla nostra Redazione, ne trarrebbe la conclusione che lo scritto della signora Musella è stato da noi censurato. Il che, appunto, è falso.
Senza risentimento alcuno, vorremmo chiedere alla signora Musella: come definirebbe un simile comportamento parlando con gli studenti per educarli alla legalità?
Pa.Po.
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