REGGIO CALABRIA Una cerimonia in pompa magna quella che si è tenuta nell’aula “Quistelli” dell’università Mediterranea di Reggio Calabria per la consegna della laurea honoris causa in Economia a Stefano Paleari, docente di analisi dei sistemi finanziari presso l’università di Bergamo. Presenti il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il presidente della Conferenza dei rettori delle università Italiane Gaetano Manfredi, il rettore dell’università reggina Pasquale Catanoso, il gotha dell’istruzione e i rappresentanti delle istituzioni locali tra cui il governatore Mario Oliverio e il presidente del consiglio regionale Nicola Irto. Il rettore di Reggio ha lodato la raggiunta compattezza della Crui e i positivi segnali provenienti dalle manovre finanziarie del governo, nel segno del diritto allo studio e dell’attenuamento delle disparità territoriali. Per Francesco Manganaro, direttore del dipartimento di Giurisprudenza ed Economia, i motivi del riconoscimento sono «l’alto merito scientifico e la particolare perizia degli studi». Secondo il docente, Paleari ha dato centralità «alla qualità diffusa dell’offerta universitaria, per consolidare le risorse umane e interi territori, facilitandone la crescita, riducendo le disuguaglianze e aumentando le opportunità professionali ».
DA INGEGNERE NUCLEARE AD ECONOMISTA Laureato con lode in ingegneria nucleare a Milano nel 1990, in breve tempo Paleari, classe ’65, si interessa sempre più di gestione e organizzazione aziendale, percorrendo la carriera universitaria fino alla nomina a professore ordinario nel 2001 a Bergamo (dove sarà rettore dal 2009 al 2015). Nel 2006 diventa direttore scientifico dell’Iccsai e fonda Universoft, azienda spin-off dell’università bergamasca che si interessa di analisi finanziaria e studio dei mercati borsistici. Dal 2011 è membro della giunta e segretario generale della Crui di cui, tra il 2013 e il 2015, è anche presidente. Il 2 giungo del 2015 è nominato Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Nei suoi studi si occupa di svariati argomenti, specialmente mercati finanziari, trasporto aereo e istruzione superiore. Sviluppa modelli aziendali dall’analisi empirica di singoli casi. Scrive di tassazione differenziata del reddito di impresa, società spin-off universitarie e trasferimento tecnologico.
LAUDATIO Ha parlato di università Gaetano Manfredi richiamando l’attenzione sui valori dell’unità, dell’universalità e del futuro. Tra le facoltà più antiche ben quattro sono italiane «tutte – ha aggiunto il rettore della Federico II di Napoli – distribuite in maniera strategica sul territorio». Bisogna quindi favorire l’unità culturale per rafforzare il sistema nazionale. È questa l’universalità secondo Manfredi: la capacità di mettere assieme i saperi, anche in maniera critica. «Da qui nascono i principi condivisi della democrazia – ha proseguito – e la dote di sapere vivere in un mondo globale. Senza le università non c’è società libera». Ma nemmeno futuro. «Se ne parla poco. L’università è il luogo dei giovani. Oggi non c’è distinzione tra economia e conoscenza. Solo così è possibile lo sviluppo».
AIUTARE L’UNIVERSITA’ Paleari è stato chiaro «Non c’è ripresa senza unità e università». L’economia è la scienza che governa la scarsità delle risorse «il tempo – ha chiosato – è una di queste». Lo sviluppo in Europa in età pre-moderna è stato letteralmente scandito dalla presenza di orologi meccanici sui campanili, i paesi senza questa tecnologia sono rimasti indietro perché meno efficienti. È la mappa di un continente a due velocità, in maniera non dissimile da oggi. «La tecnologia è fattore di sviluppo dagli effetti non prevedibili nel breve periodo – ha proseguito -. La Romania, ad esempio, ha introdotto la banda larga, mentre noi siamo ancora indietro. Non è difficile immaginare un loro rapido sviluppo nei prossimi anni». Ma il tempo accelera ai giorni nostri «Ieri parlavamo in termini di secoli, ora di decenni». La concorrenza riguarda anche i tempi di risposta «per questo i giovani fuggono all’estero». Diventa centrale, quindi, il ruolo dell’università, perché innesca meccanismi virtuosi in periodi di crisi. Secondo Paleari dobbiamo evolverci, fare prevalere le scelte equilibrate alle fenomenologie gattopardesche. «Queste politiche non reggono. Gli atenei non vanno chiusi, servono al rilancio». A questo punto l’analisi si fa molto critica. I Paesi orientali come la Corea del sud investono fino a 600 euro per abitante in istruzione, Francia e Germania circa 300, mentre in Italia negli ultimi anni si sarebbero persi 800 milioni. Eppure questo è il mercato con il più alto trend di crescita: circa mezzo miliardo gli studenti al mondo. Per Stefano Paleari bisogna affermare il principio del “No one without”, nessuno senza, riferendosi al diritto allo studio. Dare più responsabilità alle università chiedendo una certificazione esterna dei bilanci, in modo che possano assumersi più libertà. Riattivare un circuito di mobilità tra docenti. Togliere la gestione degli immobili ai rettori, perché non gli compete. Combattere l’omologazione consentendo anche una mobilità che «però – avverte – deve essere attrattiva, altrimenti si incentiva la fuga».
COSA HA FATTO IL GOVERNO Faraone ha elogiato l’impegno di Paleari verso il Meridione: «Serve costruire un percorso di crescita, impedire che gli studenti fuggano dalle università e risanarle». Il sottosegretario è consapevole degli errori, ma ha ricordato che l’attuale governo sta agendo in tempi stretti. «Siamo alla guida da pochi mesi e quello che abbiamo fatto fino ad ora è rivoluzionario». Il pensiero va ai tagli all’istruzione realizzati in passato «noi abbiamo investito 4 miliardi di euro e aperto un dialogo». Per Faraone il mercato del lavoro è cambiato, l’istruzione è ancora propedeutica, mentre la pensione è per pochi eletti. «Abbiamo accelerato verso il cambiamento, ma c’è tanto da fare». Si è detto quindi d’accordo con Paleari su tutti i temi: «Ci vogliono più soldi. Il dibattito riguarda il Paese e se ne parla perché il governo lo ha messo al centro. Bisogna colmare le differenze». «Considero Stefano classe dirigente – ha concluso -, è quasi un filosofo: sa attraversare le discipline. Sono le qualità dirigenziali del futuro. Dobbiamo superare i tecnicismi».
Roberto Priolo
redazione@corrierecal.it
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