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L'ombra dell'ex ministro nelle attività di Matacena

REGGIO CALABRIA «Sul fronte degli affari che avrei avuto in comune con Matacena e la moglie Chiara Rizzo, smentisco tutto. Io non faccio affari con nessuno, non sono capace di fare affari. L’unica …

Pubblicato il: 12/03/2016 – 14:17
L'ombra dell'ex ministro nelle attività di Matacena

REGGIO CALABRIA «Sul fronte degli affari che avrei avuto in comune con Matacena e la moglie Chiara Rizzo, smentisco tutto. Io non faccio affari con nessuno, non sono capace di fare affari. L’unica volta che ho fatto un affare, con l’acquisto della casa di Roma, ho fatto un casino». Fin dall’interrogatorio di garanzia, Scajola ha negato tutto. Mai – ha più volte dichiarato – è stato in affari con i Matacena. Ma con il passare dei mesi, le indagini della Dia sembrano confermare che fra Scajola e Matacena ci fosse un legame – anche d’affari – solido, che precede e segue la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia.
E proprio per questo l’ex ministro si sarebbe impegnato ad assistere la Rizzo in una serie di affari, come nelle manovre per concederle la tanto agognata liquidità. Circostanze che fino ad oggi le difese hanno tentato di giustificare con un rapporto personale o sentimentale tra Scajola e Lady Chiara, ma che le indagini dimostrano più che altro vincolate al rapporto d’affari dell’ex ministro con il marito di lei, il latitante Amedeo Matacena.

L’AFFARE FREESUN Ufficialmente, Scajola non appare mai come socio del latitante. Eppure in una serie di circostanze la sua presenza appare fondamentale per il buon esito dell’affare. È il caso – ad esempio – del progetto “Freesun per la Liguria” dell’azienda Fera, benedetto da un finanziamento da 5,9 milioni di euro grazie al decreto Industria 2015, pensato e voluto da Scajola. 
Soldi che arrivano all’azienda quando a lavorarci come consulente è Amedeo Matacena, nelle settimane precedenti all’assegnazione dei fondi sollecitato dal collega Alberto Acierno con una mail che lascia poco spazio a interpretazioni. «La settimana prossima definiscono le graduatoria per i progetti presentati a Industria 2015 lo scorso settembre. Sappiamo che abbiamo superato la prima selezione che da 80 ha portato a 24 i progetti ammissibili. Ne passeranno solo 8/10. Hai più avuto feedback da Scajo?». L’originale è stata spedita dal patron, Cesare Fera, ad Alberto Acierno, che senza nulla aggiungere la gira a Matacena, dal quale arrivano ampie rassicurazioni. «Prima di Natale – risponde – ho avuto garanzie di buon esito». E le aspettative non saranno deluse.

TECNOFIN Ma l’ombra di Scajola appare in filigrana anche nei rapporti che prima Matacena, quindi la Rizzo avranno con Tecnofin. Un gruppo dai trascorsi chiacchierati se è vero che tra i soci figurano gli immobiliaristi Gabriele Sabatini, coinvolto nell’affaire della Cascinazza di Monza (indagati anche Paolo Romani e lo stesso Paolo Berlusconi) e nella storia della presunta tangente al leghista Davide Boni, ex presidente del consiglio regionale lombardo, e Massimo Dal Lago, fratello di Alberto, ex amministratore delegato della Torno, immobiliare fallita dopo essere uscita malconcia dalla bufera Tangentopoli. 
Per loro, Matacena prima e la Rizzo poi erano incaricati di incaricati di «rappresentare e gestire i rapporti con le istituzioni pubbliche, gli enti e le aziende private (…) per lo sviluppo e la realizzazione di impianti di produzione di strutture abitative prefabbricate secondo le indicazioni fornite dalla società». E dalle mail che diligentemente l’ex deputato oggi latitante mandava a Sabatini, l’interlocutore istituzionale sembra essere proprio Claudio Scajola.

L’INTERLOCUTORE MISTERIOSO In ballo – si legge nelle email sequestrate nell’archivio della storica segretaria dei coniugi Matacena, Mariagrazia Fiordelisi – ci sono affari che la Itacoprecast vuole avviare in Libia e in Iraq. È il 2012, a Bengasi è stato da poco deposto Muhammar Gheddafi, mentre a Baghdad viaggia a pieno ritmo l’affare della ricostruzione. Due scenari in cui il governo italiano ha giocato un ruolo tanto nel pre come nel post conflitto e in cui è necessario un “lasciapassare” politico per agire. Strapparlo tocca a Matacena, che ha il compito di spianare la strada alla Itacoprecast, controllata della Tecnofin, a livello istituzionale. Per questo – riferisce per mail a Sabatini – più volte si riunisce con «l’interlocutore abituale» tra Imperia e Roma. La sua identità viene sempre mantenuta sotto stretto riserbo, ma il personaggio si dimostra in grado di essere efficace.

OBIETTIVO, LIBIA E IRAQ Grazie a lui – scrive Matacena – «l’incontro in Libia era avvenuto come previsto e che l’interesse al progetto era stato manifestato sia dal Presidente della locale Confindustria che dal rappresentante e tenutario della concessionaria Iveco libica». Per altro, aggiunge Matacena «mi è stato riferito che si sarebbe provveduto a programmare il ns. incontro con questi soggetti interessati, dei quali il secondo è quello che ha avuto assegnato dal Governo il compito di realizzare 20.000 unità abitative». Un bell’affare per un’azienda come la Itacoprecast che si occupa di prefabbricati. Sabitini fiuta che il contatto è buono e alza la posta.

UN CONSIGLIERE “IDENTIFICATIVO” Lo rivela lo stesso Matacena che scrive «come da te sollecitatomi, ho chiesto che ci si attivasse anche per l’Iraq in contemporanea con la Libia eventualmente con diverso canale operativo. Mi ha fissato per il giorno 8 p.v. in mattinata, l’incontro con l’Ing. Goti, Direttore Generale che lo ha seguito nei suoi viaggi istituzionali in Iraq ed è la persona che tiene con detto Stato i rapporti per conto del Ministero delle Attività Produttive». Un passaggio che permette ad investigatori di individuare con un ragionevole grado di certezza il misterioso interlocutore istituzionale. L’ingegnere Massimo Goti è infatti lo storico consigliere economico di Scajola, da lui incaricato di gestire gli affari più delicati nei suoi anni da ministro della Repubblica. Ma questo non è l’unico riscontro che porta all’identificazione di Scajola.

QUELLA RIUNIONE A BERNAREGGIO Oltre un anno dopo quello scambio di mail, quando Matacena è già latitante e la Rizzo ha preso il suo posto come consulente di Tecnofin, l’ex ministro accompagna la donna ad una misteriosa riunione a Bernareggio. Il 15 gennaio 2014 Lady Chiara – scoprono gli investigatori – incontra l’ad di Tecnofin Sabatini, Pierluigi Bartoloni, leader della Marketways International a F.Z.C – società ubicata a Sharjah, non lontano da Dubai e legata alla Tecnofin da apposito contratto di coordinamento – e i fratelli Dal Lago. Scajola rimane fuori. Per ore. Il perché lo spiega in una delle chiamate che fa – probabilmente per ingannare il tempo – alla sua segretaria, Roberta Sacco. «Lì è una iniziativa con suo marito, che l’ha portata avanti lui, che avevo seguito anch’io, se lo ricorderà anche lei … che lei dice, “io ci vado perché, se per caso andasse avanti e funzionasse io ne avrei un vantaggio!”, capito? Per quello l’ho fatto volentieri, insomma, no, eh!». Una conversazione che sembrerebbe confermare il ruolo – stabile e consolidato – di Claudio Scajola come eminenza grigia degli affari del «referente politico della ‘ndrangheta» Amedeo Matacena.

a.c.

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