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La sanità calabrese non smette di stupire

Ci si metta anche la commissione parlamentare della quali in pochi conoscevano l’esistenza: di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. U…

Pubblicato il: 12/03/2016 – 14:07
La sanità calabrese non smette di stupire

Ci si metta anche la commissione parlamentare della quali in pochi conoscevano l’esistenza: di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Una riunione dedicata a discutere del futuro del “Centro protesi” insediato nel lametino finanziato illo tempore dall’Inail.
Una commissione che il 10 marzo scorso ha fatto da spettatrice ilare (la si è vista sghignazzare tanto nel filmato disponibile su questo sito) ad una pesante disputa dialettica tra il commissario Scura e il mio amico e già compagno (così ci si chiamava una volta!) Franco Pacenza.
Un confronto chiassoso, quasi da toni processualistici, dal quale è venuta fuori, tra le altre cose francamente non esaltanti, una responsabile autocritica del Commissario sulla competenza pretesa ed esercitata sino ad oggi alla faccia della violazione delle regole democratiche e di quelle istituzionali, meglio costituzionali. Il buon Commissario ha, infatti, ammesso tra le righe la sua incompetenza a sostituirsi al legislatore regionale, tanto da avere circoscritto la sua potestas, tutt’al più, «a decretare regolamenti».
Ebbene sì, tra le tante accuse indirizzate ad una Regione storicamente inefficiente e a una politica autoreferenziale, il buon commissario ha dato un brutto esempio di spavalderia vantando doti tecniche sconosciute ai più. Doti che lo stanno portando a collazionare una figuraccia dietro l’altra non affatto inferiori a quelle che la Regione fa già per suo conto da sempre, nonostante capaci dirigenti tuttavia impediti da una politica che fa della sanità merce elettorale.
L’ultimo strafalcione commissariale: supporre di modificare il provvedimento (Dca 30/2016), già incriminato di vilipendio alla Costituzione, perché assumente vis legislativa, con un atto meramente burocratico, piuttosto che ricorrere ad un analogo decreto.
Un provvedimento che, oltre a fare strage del diritto costituzionale, fa strage del più sacro dei diritti sociale, quello di tutela della salute dei calabresi.
Lo fa “sgarrando” anche nel merito.
Supponendo di: a) penalizzare la sanità efficiente; b) spostare il baricentro assistenziale dalla sanità pubblica a quella privata; c) abbassare irresponsabilmente la saracinesca dell’autonomia di un importante presidio ospedaliero garante della salute dei catanzaresi; d) estinguere aziende ospedaliere costituite con provvedimenti legislativi, peraltro complessi, con un mero atto amministrativo; e) disattendere a sentenze esecutive; f) programmare il futuro salutare dei calabresi usurpando il ruolo del Consiglio regionale e omettendo di rilevare il fabbisogno epidemiologico relativo; g) ritenere di fare a meno dei confronti preventivi con i Sindaci e le rappresentanze categoriali, autentici interpreti delle esigenze collettive
Il tutto senza preoccuparsi del problema dei problemi: che il sistemo ospedaliero in Calabria è a tutt’oggi non in possesso di accreditamento istituzionale. Non lo è, perché non adeguato con i vecchi criteri. Figuriamoci dei nuovi, che stanno facendo tremare, ovunque, tutti gli erogatori. Quei requisiti indicati dal DM 70/2015 che, per l’appunto, reca la definizione degli standard (minimi) qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.
Quindi, di cosa parliamo nel Dca 30/2016?
Quando si dice che la Calabria è dimenticata da Dio e dagli uomini. Non ci si sbaglia di molto.

*Docente Unical

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