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Lady Matacena era stata affidata a Scajola

REGGIO CALABRIA Un sessantottenne che perde la testa per una bionda di oltre vent’anni più giovane di lui e tenta di aiutarla quando si trova in difficoltà. È questa l’immagine – quasi impieto…

Pubblicato il: 12/03/2016 – 10:40
Lady Matacena era stata affidata a Scajola

REGGIO CALABRIA Un sessantottenne che perde la testa per una bionda di oltre vent’anni più giovane di lui e tenta di aiutarla quando si trova in difficoltà. È questa l’immagine – quasi impietosa per una vecchia volpe della politica italiana – che Claudio Scajola nel tempo ha dato di sé per giustificare gli innumerevoli sforzi nel tempo fatti per aiutare Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, tanto a garantire un rifugio sicuro al marito latitante, come a gestire liquidità, patrimonio e affari.
Ma le nuove indagini della Dia, depositate agli atti del procedimento che vede il politico imputato, dimostrano che – forse – non è proprio così. La duplice “missione” per la quale Scajola non esita a scomodare tutto il suo ampio e variegato network, chiedendo informazioni, aiuti, favori, ha altre ragioni. Ed è stata sollecitata dallo stesso Matacena. Ed è proprio Scajola – ascoltato al telefono mentre parla con la sorella Esa – a svelare che forse il rapporto fra i due fosse differente.

«LUI MI HA DETTO DI CONTROLLARLA» Gli investigatori li ascoltano negli stessi mesi in cui l’ex ministro schizza fra banche, finanziarie e salotti pur di offrire a Matacena una latitanza dorata e operativa in Libano e, alla moglie di lui che in Italia ne curava gli affari, un’infinita provvista di liquidità, all’epoca bloccata all’estero. Motivo? È lo stesso Scajola a rivelarlo. «Ma poi, sai, lui se ne è andato via e mi ha detto, “dai un’occhiata a lei!”, quando se ne è andato via». Lui è Amedeo Matacena, sparito dall’Italia in prossimità della sentenza della Cassazione che avrebbe reso definitiva la condanna per concorso esterno rimediata in qualità di referente politico della cosca Rosmini. Lei è la moglie del latitante, Chiara Rizzo, subentrata al marito – hanno svelato le indagini – nella gestione di una serie di affari, anche grazie all’aiuto e ai contatti di Scajola.

UN BELLAVISTA DI TROPPO Nel frattempo però la bionda signora Matacena ha anche trovato il tempo di instaurare un intenso rapporto di frequentazione con l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone. Ma “quell’amicizia” con il patron del gruppo “Acqua Marcia” – più volte finito in manette, ma sempre uscito assolto dai numerosi procedimenti in cui è stato imputato – non va per nulla giù a Scajola.
E stando a quanto emerge dalla conversazione intercettata con la sorella, la contrarietà dell’ex ministro non è dovuta a motivi sentimentali. «Io, come tu sai perché tu sei l’unica che sa tutto, l’aiuto con diversi cristiani … i direttori di banca, la polizia che gli dia il permesso di soggiorno, ci siamo? Le cose in Parlamento … Mi sto esponendo, in più gli ho fatto dare anche una cosa, ma se lei dipende da quello lì, e allora che cazzo l’aiutiamo a fare noi? Se la aiuti lui, ti rispondo, no?». E sulla stessa linea, a completare il ragionamento è la sorella – e confidente del politico – che dice «Ma no, anche perché, non è “cosa l’aiutiamo a fare”, è che diventa controproducente per te … perché è legata a quello là».

«È UN DELINQUENTE» E se la Rizzo è legata a Caltagirone Bellavista, continua Esa Scajola, «ti collegano a lui». «Brava, che è un delinquente e qua e là, brava», la incalza Scajola, che d’altra parte, conosce bene l’imprenditore che sta “coccolando” la Rizzo. Insieme erano indagati per lo scandalo del Porto di Imperia, ma in carcere ci finirà – e per lungo tempo – solo l’imprenditore. Cui il politico non mancherà di mostrare la propria solidarietà, con una visita in carcere strappata sventolando il tesserino di parlamentare. «Sono orgoglioso di essere andato in carcere a visitare il mio amico», dirà nel rivendicare quell’iniziativa. Ma qualche anno dopo, l’amicizia sembra finita. «Lui è un brutto ceffo, lo so … ma io lo conosco lui, è un brutto ceffo, insomma, eh … tu l’hai visto, quello che hai visto anche tu, insomma, non è che ti entusiasmava, credo, no? È un grande, è uno sbruffone, un arrogante, capisci», dice alla sorella e poi si dispera. «Perché al marito, cosa gli racconto al marito? Belin, io cosa faccio? Mi espongo io».

SCIVOLONE SUL CAYENNE Proprio qui, e non certo per questioni di gelosia – emerge dalla conversazione – sta il vero problema. In quei mesi, l’ex ministro si stava spendendo per mettere la Rizzo nelle condizioni di far transitare in Italia l’enorme liquidità bloccata su conti esteri. Un’operazione riservata – e illegale – per la quale Scajola non esiterà a mettere sul piatto tutti i suoi contatti e un po’ di fantasia. In quei mesi la donna si deve mostrare come se fosse ridotta in miseria. Peccato che grazie a Bellavista Caltagirone non solo andrà in vacanza quindici giorni negli Stati Uniti, ma cambierà la sua vecchia porsche per un nuovissimo Cayenne da novantamila euro. E questo stona non poco con l’immagine della Rizzo che Scajola stava costruendo fra i suoi contatti, pur di metterle in mano i fondi esteri. «Hai la tua macchina, hai una Porsche che vale 40.000 euro usata, che son tanti … vendi la Porsche di 40.000 euro e compri una macchina di 40.000 euro che è sempre una gran macchina! Ti fai regalare quella macchina lì?», dice – esasperato – al telefono Scajola.

E QUEL VIAGGIO IN USA Ancor più in bestia sembra mandarlo il viaggio a New York che la Rizzo ha organizzato senza consultarlo e durante il quale è praticamente sparita. «Mi ha mandato un messaggio a cui io ho risposto e poi mi ha detto, “quando mi sposto da New York te lo dico”, e invece, dopo otto giorni, non mi ha più detto niente, il che vuol dire che non me lo ha detto perché non poteva dirmelo … secondo me è andata sull’isola di questo qua che ci ha ai Caraibi, questo delinquente qua, hai capito? E non poteva dirmelo. (..) ha una villa in un’isola, diciamo». Quel viaggio, borbotta Scajola con la sorella, la Rizzo non lo doveva fare, perché dice l’ex ministro «in questa maniera si sputtana perché lo sanno tutti questa cosa qua ormai, capisci?». La sorella cerca di gettare acqua sul fuoco, magari – dice – lo ha fatto per permettere al figlio un viaggio che altrimenti non avrebbe potuto fare.

«HA PAURA CHE LA SGRIDI» Scajola si rabbonisce, pensa che anche con Matacena ci sarà il modo di giustificare la cosa «ma si – ammette – infondo porta i figli, anche al marito riesce a giustificarglielo perché gli dice, “senti, sai … i figli devono star bene…”, il marito abbozza e dice, “si, hai ragione, i figli devono star bene!”». Alla fine riesce a darsi anche una spiegazione del silenzio della Rizzo durante quella trasferta. «Non ha il coraggio di dirlo perché se ne vergogna forse, cosa vuoi che ti dica, no?», commenta con la sorella Esa, che ribatte «Ma no, perché ti vuole bene, magari, allora sa che tu disapprovi e allora ha paura che tu la sgridi». Parole – commentano fonti investigative – che tradiscono un rapporto più da tutor che da amante o innamorato deluso. Ma allora come mai l’ex ministro Claudio Scajola si è tanto prodigato per i coniugi Matacena?

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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