LAMEZIA TERME «Negli ultimi trenta anni l’agricoltura italiana è profondamente cambiata e le dinamiche che la riguardano hanno effetti immediati e diretti sui territori e sulle comunità. Non si direbbe ma la Calabria, ad esempio, è in negativo quarta a livello nazionale dopo Liguria, Molise e Veneto per abbandono dei territori rurali e consumo del suolo; un bel paradosso per una regione dove tutti parlano di agricoltura e si improvvisano strateghi dello sviluppo agroalimentare». Lo afferma, in una nota, il presidente di Confagricoltura calabrese Alberto Statti.
«Un paradosso – aggiunge – che aiuta a comprendere bene quanto e come per definire politiche di sostegno e sviluppo dell’agricoltura occorra guardare in faccia la realtà, senza infingimenti e senza descrizioni caricaturali. Aiutano i dati: il numero delle imprese agricole è diminuito del 5,9%, aumenta ma di poco la dimensione media delle aziende che – in ogni caso – è la metà di quella nazionale. Attualmente l’agricoltura dà lavoro a circa il 20% degli occupati calabresi, è diminuita dell’11,4% la manodopera familiare ed aumentata del 33,1% l’altra manodopera. Oggi nel settore agricolo calabrese lavorano 22.000 immigrati; procede a rilento – nonostante il visibile interesse dei giovani – il ricambio generazionale ma, altro forte contrasto, la percentuale di laureati alla guida di un’impresa agricola in Calabria è doppia rispetto alla media nazionale. È una Calabria agricola segnata, insomma, da tante contraddizioni ma anche da molti punti di strepitosa forza quella che mostreremo martedì 15 marzo presentando a Falerna in anteprima al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, “Coltiviamo capolavori” un docu-film dedicato alla realtà attuale ed alle prospettive dell’agricoltura calabrese. Si tratta di un video-racconto che analizza ed approfondisce numeri e realtà del settore agricolo regionale svelandone la forza, la consistenza, i percorsi di una possibile d auspicabile crescita. Non abbiamo voluto organizzare il solito convegno, di parole ed interventi precostituiti ce ne sono fin troppi e – francamente – hanno stancato; domani il ministro Martina, il presidente Guidi, il presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, il presidente di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca, il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto, il capo dipartimento dell’Ispettorato centrale tutela della qualità e repressione frodi, Stefano Vaccari, saranno impegnati in un confronto serrato sulle più stringenti e attuali problematiche del settore agricolo. Ragionare di agricoltura, analizzarne i punti di crisi e quelli di forza è esercizio fine a se stesso se non si assume come riferimento una dimensione nazionale ed europea; ecco perché affronteremo le emergenze immediate, come quella costituita dall’invasione di olio tunisino, ma anche problemi di prospettiva che richiedono approcci intelligenti, moderni ed istituzionalmente garantiti. E siccome l’Unione europea è stata sollecita nell’andare incontro alla Tunisia chiederemo al ministro Martina, al di là delle misure compensative già immaginate, che si faccia interprete di una nostra pressante richiesta: la Calabria ora pretende il marchio di qualità Igp “Olio di Calabria”; non è possibile tollerare che ci sia tale e tanta sollecitudine nei confronti di un Paese straniero e invece quando si tratta di definire un dossier che riguarda una regione europea a Bruxelles ci impieghino tempi biblici. Il passo successivo, appena in Calabria ci si sarà resi conto dell’ineluttabilità di alcune scelte, riguarderà altre filiere ed altri marchi unici, dal vino agli agrumi.
È ora di pensare, e di farlo con le giuste dimension».
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