REGGIO CALABRIA Il contratto decentrato spacca i sindacati. Uno, in particolare, il Fiadel Csa. A evidenziare una possibile anomalia è Santo Federico, uno dei rappresentanti della sigla nella delegazione trattante che deve trovare un accordo per il contratto collettivo decentrato integrativo per il 2016.
«Nell’ambito della discussione che è stata condotta sulla ripartizione delle risorse da destinare agli istituti del salario accessorio, di fronte alle posizioni assunte da parte pubblica – spiega Federico in una nota –, il Csa ha manifestato la sua chiara presa di posizione di non condividere quanto prospettato al tavolo e, quindi, di non voler firmare la preintesa per il Ccdi 2016, così come proposta».
Dopo la premessa, Federico chiarisce che, a suo parere, la firma del contratto da parte di Giuseppe Licandro, segretario regionale Csa, sia frutto «di un mero errore di interpretazione».
«Infatti – continua –, se è pur vero che la posizione del Csa era di riserva, sta di fatto che, in quella riunione, questo sindacato ha sposato per intero la posizione espressa, al tavolo, dalla Rsu e dalla Cisl Fp, volta a perseguire una sorta di equità sociale per tutti i colleghi, sia per le future Alte professionalità e Posizioni organizzative, sia per i dipendenti che non avranno questi incarichi. In ogni caso, la riserva della firma era stata motivata da una eventuale riflessione da parte della sigla e degli iscritti nelle sedi del sindacato, cosa che, però, non è mai avvenuta».
Federico, inoltre, confida sul «buonsenso» di Licandro («il quale, comunque, non è un dipendente del consiglio regionale della Calabria) e lo invita «a ritirare immediatamente la firma apposta su quel contratto, penalizzante per il personale del consiglio regionale».
Per Federico «sarebbe, infatti, assurdo che persone estranee possano decidere del futuro lavorativo dei dipendenti dell’amministrazione consiliare, lungi dal pensare che possa esserci dell’altro».
Il delegato aziendale evidenzia un’altra anomalia, relativa alla riunione della delegazione trattante dello scorso 22 febbraio. Federico, dopo formale comunicazione di fine lavori, aveva lasciato la seduta, ma poi «come risulta dal relativo verbale, la riunione è continuata» su altre questioni inerenti il Ccdi 2015 (non all’ordine del giorno) e quello 2016.
«Non si viole pensare che alla base di tutto ciò ci sia del dolo – commenta Federico –, ma un modus operandi, a dir poco strano e disordinato. Non è questo il modo di condurre una riunione per ridurre il numero delle controparti al tavolo e così far approvare decisioni che creano disparità di trattamento tra gli stessi dipendenti».
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