CATANZARO Sei persone sono state condannate a 6 anni di reclusione al termine del processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata “Abbraccio” per i reati di corruzione in atti giudiziari aggravata dall’aver favorito la cosca della ‘ndrangheta dei Bellocco e il concorso esterno in associazione mafiosa. Nell’inchiesta era coinvolto anche Giancarlo Giusti, il giudice che si è suicidato nel marzo 2015 nella sua abitazione di Montepaone. Il giudice per le udienze preliminari distrettuale di Catanzaro, Carlo Saverio Ferraro, ha condannato Domenico e Rocco Bellocco, Domenico Punturiero, Rocco Gaetano, Gaetano e Giuseppe Gallo. Nella precedente udienza il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto, aveva chiesto la condanna degli imputati a 8 anni di carcere. Nell’operazione, scattata nel febbraio 2014, era stato arrestato anche il magistrato Giancarlo Giusti, gip del Tribunale di Palmi, che si trovava già ai domiciliari per una condanna a 4 anni nell’ambito dell’inchiesta Infinito della Dda di Milano ed era stato sospeso dal Csm. Il processo nei suoi confronti si è estinto per morte del reo.
Nel corso del processo l’accusa ha sostenuto che il giudice Giusti, quale componente del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, il 27 agosto 2009, in cambio di una somma di denaro pari a 120 mila euro, aveva disposto la scarcerazione di Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco (37), detto “Micu ‘u Lungo”, elementi di vertice della potente cosca dei Bellocco. Secondo quanto emerso dalle indagini della squadra mobile di Reggio Calabria, il patto, ordito da Rocco Bellocco, era stato eseguito dal figlio Domenico, da Rocco Gaetano e da Giuseppe e Gaetano Gallo, con l’intermediazione di Punturiero e la partecipazione di Giusti.
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