REGGIO CALABRIA C’era una talpa nell’ufficio gip del Tribunale di Reggio Calabria. Da lei, i Nucera hanno saputo che la Dda di Reggio Calabria aveva avviato un’indagine su di loro. Si tratta della cinquantaduenne Maria Angela Marra Cutrupi, moglie di Domenico Nucera, finito in manette questa mattina nell’ambito dell’operazione Sistema Reggio. Insieme al fratello Carmelo Salvatore Nucera, pur di aprire il bar Ritrovo Libertà finito al centro dell’indagine, non hanno esitato a prostrarsi ai clan De Stefano e Condello, chiedendo il permesso per aprire quelle attività e avviando laboriose trattative per raggiungere l’obiettivo. Manovre passate non inosservate a inquirenti e investigatori, che su di loro hanno avviato un’indagine, di cui i due sono stati messi prontamente a conoscenza.
IL TIROCINIO DELLA TALPA A informarli è stata la moglie di uno dei due, Maria Angela Marra Cutrupi, tirocinante all’ufficio gip/gup grazie alla convenzione fra il tribunale e l’Azienda Calabria Lavoro. Nell’ufficio in cui lavorava a tempo determinato, la donna era riuscita a leggere un’informativa preliminare riguardante il bar del cognato, Carmelo Salvatore Nucera, in quel documento indicato come «appartenente alla cosca De Stefano». Un’informazione subito passata al marito e da questi riferita al fratello, che – ascoltato dagli investigatori – lo riferirà subito al socio Giovanni Carlo Remo. I due si incontrano nella sede di Dolce far dolci, non pensano di essere intercettati, quindi parlano tranquilli. Ma le cimici ci sono. E registrano.
ALLARME Nucera è preoccupatissimo. «Vedi che siamo fottuti tutti! Tutti!», dice al socio, specificando che «è arrivata un’informativa con diversi nomi tra cui… è andato a finire tutto nelle mani di Gratteri». Lui – racconta a Remo – lo ha saputo dalla cognata, all’epoca impiegata in Procura che «è riuscita a leggere poco», «ha visto il mio nome praticamente lei dice che è solo un’informativa preliminare», ma spiega quasi terrorizzato, «è riuscita a leggere come appartenente al clan De Stefano». Grazie alle confidenze della cognata, Nucera sa non solo che la Dda vuole ascoltare le sue telefonate, ma anche delle sue manovre per sviare le indagini. «Addirittura – dice al socio – è uscito che io… inc… scheda, hanno intercettato qualche telefonata, gli ho detto io mi devo comprare un’altra scheda apposta, quale scheda?». Della questione – emerge dalla conversazione – se ne è già discusso ampiamente in famiglia, come si è decisa la linea da seguire. «Me l’ha detto mio fratello ieri – intima al socio –, mi ha detto: non parlare, dice, perché se no succede un bordello… inc… dicono che è stata lei, dice… dice, perché c’è Gratteri».
LO SPAURACCHIO GRATTERI Vero e proprio spauracchio dei clan, come dei personaggio a loro contigui, il procuratore aggiunto Nicola Gratteri è garanzia di guai in vista per l’imprenditore che al socio confessa: «Non ho dormito tutta la notte, ho un dolore qua dentro e qua dentro… stanotte non ho chiuso occhio, ero “buffato” di sonno… me ne stavo andando a casa poi è arrivato mio fratello mi ha detto vedi che… siamo andati là fuori a parlare ». Un incontro, quello fra i due fratelli, avvenuto al bar Ritrovo Libertà e durato poco più di 15 minuti. Nonostante i tentativi di dissimulare quella conversazione, le telecamere piazzate dalla Mobile hanno ripreso tutto, in barba alle precauzioni adottate dai due.
CIMICI AL LAVORO Sanno di essere indagati, grazie alla Cutrupi ne hanno la certezza, ma non possono immaginare che gli investigatori li stiano già ascoltando. «La cosa che mi ha raccomandato, dice, nel bar non parlare, neanche fuori, dice», raccomanda Nucera a Remo, che concorda: «Sì, sicuramente ci saranno». Erroneamente però nel suo negozio si sente sicuro. «Qua – dice – forse no, perché qua non… non credo, però fuori dice sarà pieno». I due sono preoccupati, pensano a come acquisire altre informazioni, ma ad allarmarli è soprattutto la firma del procuratore Gratteri. «È lui che deve decidere lui su quello che bisogna fare», mormora Nucera impensierito dal fatto che le indagini puntassero sulla cosca De Stefano.
IPOTESI Probabilmente non immaginando neanche di essere intercettati fino a quel momento, i due ragionano su quali elementi possano aver portato gli inquirenti a indagare su di loro. Sospettano di Roberto Franco, ma in realtà diffidano di tutti. «Ma ti dico, guarda io mi guardo… io mi devo guardare da tutti», dice Nucera. Remo valuta un potenziale coinvolgimento di Araniti, Nucera rimurgina su Franco. Ricorda che è stato lui a dirgli di aver parlato e ottenuto garanzie dai De Stefano e in particolare il placet da Dimitri. La terza ipotesi, avanzata da Remo, riguarda invece i diversi abboccamenti avuti con l’avvocato Giorgio, incluso quello che ha portato i due ad assicurare il locale tramite l’agenzia della figlia del legale.
Un incontro ad alto rischio procurato all’imprenditore da Domenico Pellegrino e di cui – in un passato recente – Nucera si era addirittura vantato, sottolineando la valenza di garanzia mafiosa derivata dall’avere assicurato il locale proprio con l’avvocato Giorgio De Stefano. Passi di cui l’imprenditore inizia a pentirsi. Anche perché con l’avvocato Giorgio, continuerà ad avere contatti fino al giorno precedente all’inaugurazione del nuovo bar. «È stato fino al giorno prima che siamo andati a portargli l’invito», dice.
PREVISIONI I due cercano di mantenere la calma, di ragionare, erroneamente pensano che le loro telefonate e le loro manovre non siano state registrate perché tutti avvenute prima dell’apertura del bar. «Qua c’è il discorso dopo che abbiamo aperto, vero? Scatta dopo, scatta… quindi telefonate particolari, ci siamo guardati da tutte le parti… il telefono è stato sempre chiuso, quindi non è che… il fatto poi che io volevo un’altra scheda», tanta di confortarsi Nucera, per poi cedere allo sconforto: «In questo modo inculano loro (ndr, i De Stefano) e inculano pure a me e non mi pare giusto dopo quello che mi sono fatto, a parte che sono convinto che mi chiudono pure il locale… sequestrano pure il locale… inc… trovano una collusione… mi trovano qualcosa». Una previsione corretta.
a.c.
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