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Dalle Operette Morali di Leopardi l'ultimo spettacolo di “More Young”

COSENZA Si chiude il sipario su “MoreYoung”, la rassegna del “Progetto More” dedicata a giovani artisti emergenti e under 35. E’ ancora uno spettacolo, vincitore del premio Teatri del Sacro 2015, a…

Pubblicato il: 16/03/2016 – 18:59
Dalle Operette Morali di Leopardi l'ultimo spettacolo di “More Young”

COSENZA Si chiude il sipario su “MoreYoung”, la rassegna del “Progetto More” dedicata a giovani artisti emergenti e under 35. E’ ancora uno spettacolo, vincitore del premio Teatri del Sacro 2015, a calcare il palcoscenico di via Oberdan: “De Revolutionibus. Sulla miseria del genere umano”, su testi originali di Giacomo Leopardi, dalle due Operette Morali: Il Copernico e Galantuomo e Mondo, diretto e interpretato da Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi. L’appuntamento è venerdì 18 marzo alle ore 21 al teatro Morelli di Cosenza.
Dopo il successo di Due passi sono, presentato al More nel 2013, ecco il nuovo lavoro del duo messinese. Uno spettacolo di grande semplicità formale, una partitura raffinata di gesti e parole, un’amara e ironica riflessione sulla natura dell’uomo.
I due autori-attori, in scena con un improbabile Carro di Tespi, quasi due funamboli, artisti di strada d’altri tempi, raccontano e recitano intorno a una tematica “difficile” trasformandola, seppure con grande rispetto, in un’occasione ironica e divertente di riflessione. Un Leopardi ‘inedito’, in due atti unici definiti dagli autori “operetta infelice e per questo morale” e “operetta immorale e per questo felice.” «Rivoluzione e miseria sono parole che riempiamo d’una natura ambigua e paradossale, nell’unica certezza di volerci aggrappare al teatro, fatto di piccole e povere cose, ma capace di grandissime riflessioni sul potere dell’uomo di ribellarsi e dunque ritrovarsi – affermano Carullo e Minasi. Passeggiando con il Maestro della più amara e saggia ironia, ci disperdiamo giocando con scenari che danno largo all’immaginazione, sperando di far scivolare il pubblico nella finestra di questo “oltre” che ancora in vita ci rimane e che può, con i suoi scherzi, renderci partecipi rivoluzionari del Sentimento del Sublime».

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