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Trasversale delle Serre: fine pena mai!

Se ci fosse in giro un moicano, sopravvissuto alla tempesta dei linguaggi virtuali che svuota d’ogni contenuto l’impegno pubblico, e volesse, contro ogni arroganza semplificatoria e urlata, darsi a…

Pubblicato il: 16/03/2016 – 10:36
Trasversale delle Serre: fine pena mai!

Se ci fosse in giro un moicano, sopravvissuto alla tempesta dei linguaggi virtuali che svuota d’ogni contenuto l’impegno pubblico, e volesse, contro ogni arroganza semplificatoria e urlata, darsi alla convegnistica militante che dava dignità alla parola, nella convinzione che il racconto logico di ciò che è stata la storia di questa parte del Mezzogiorno sia la condizione per cambiare il corso delle cose, gli farei volentieri omaggio di questo titolo: «Trasversale delle Serre: fine pena mai!». Simbolo pregnante dei torti subiti dalla Calabria centro-meridionale che ha sognato la Trasversale, ma non l’ha mai avuta. E oggi, pur continuando i lavori, nessuno ci crede più. Quanti sindaci si sono succeduti e quanti hanno sbattuto la testa nei cantieri della Trasversale? E quante proteste inascoltate e rimaste senza risposta. Il tempo, da quelle parti, è stato scandito da un fantasma che ha segnato le vite di intere comunità, via via flagellate dall’emigrazione, e che, ancora oggi, continua a sfidare le leggi della fisica e di ogni buona politica. Un’opera che nell’assurda incompiutezza che la connota trova la sua ragion d’essere e il suo maledetto scopo.

CON LA TRASVERSALE COMPIUTA SAREBBE STATA UN’ALTRA STORIA Con la Trasversale compiuta il destino di questa parte del Paese avrebbe potuto avere un altro verso. Di sicuro, mettendo a profitto i giacimenti naturalistici e culturali di cui dispone, si sarebbe, se non impedita, almeno attenuata la fuga di migliaia di calabresi andati all’estero in cerca di opportunità. È andata male. Chi pagherà il conto? Questa Trasversale incompiuta da mezzo secolo è – da qui il titolo dell’immaginario convegno – come un ergastolano: fine pena mai! Cerca, di tanto in tanto, di divincolarsi da lacci e lacciuoli ad arte costruiti dal Moloch burocratico, nella speranza di uscire dalla gabbia d’appalti e subappalti inconcludenti, pasticciati. Ma non ce la fa.

ACRI LA DEFINÌ «LA TRASVERSALE DELLO SPIRITO» Tra l’altro, non se la fila nessuno. È ostativo l’ergastolo cui la Trasversale è stata condannata. Tant’è che in un convegno organizzato nel 2009 dal presidente della Lega delle Autonomie locali Antonio Acri (il politico cui è intitolata l’aula delle Commissioni del consiglio regionale) per fare il punto sui lavori della Trasversale, si scelse di definirla la «Trasversale dello spirito». Non per via della monumentale Certosa di San Bruno e dei tanti conventi bizantini sparsi nel territorio, ma – ironizzava Acri – «perché, dopo tanto tempo, l’idea progettuale della Trasversale, sminuzzata negli anni in decine di cantieri per tutto il percorso, sembra essere puro spirito…». Difficile persino ricordarsi del perché fosse stata ideata.

PER FORTUNA C’È CHI NON MOLLA LA PRESA Di tanto in tanto, tuttavia, se ne parla. Grazie ad un bravo giornalista che non molla la presa: Sergio Pelaia, che, proprio in questi giorni, ha scritto dei gravi interrogativi posti dall’Autorità nazionale anticorruzione all’Anas e trasferiti alla Procura della Repubblica e alla Procura della Corte dei Conti a proposito dell’appalto relativo al IV tronco (Chiaravalle centrale-Bivio Montecucco) e al IV bis (diramazione per Serra San Bruno): un tratto di 21 km per un importo complessivo lordo di oltre 215 milioni di euro. E balzano sulle cronache, a intervalli regolari ma sempre nel silenzio tombale dell’Anas, le proteste dei Comuni e dei cittadini, ogni qual volta, per motivi imperscrutabili, i lavori vengono sospesi, poi ripresi e poi ancora sospesi. Come dire? Fine pena mai! Così deve essere.

NESSUNO IPOTIZZA UNA DATA DI CONCLUSIONE I lavori per l’arteria che dovrebbe collegare Tirreno e Jonio attraverso le Serre partono decenni addietro. Ma chi sa più quanti lotti ci sono, quanti sono finiti e quando verrà terminata l’opera? Se Medusa fosse in ogni cantiere della Trasversale sparso nella Calabria che da Soverato s’inerpica fino a Serra San Bruno e poi scivola sul Tirreno vibonese, si vedrebbero i busti di pietra di decine di politici. Purtroppo l’infrastruttura «strategica» che avrebbe dovuto «aprire all’Europa un’area ricca di risorse», non ha poteri magici. Così le sagome di coloro che, nell’arco di oltre 50 anni, hanno siglato carte, fatto gare d’appalto, garantito finanziamenti e consumato più campagne elettorali brindando all’epilogo della Trasversale, toccherà solo immaginarle. Ricordo che dopo l’affidamento nel 2008 dell’appalto dei lavori ad una nuova impresa (l’Ati Incabit srl Costruzioni Idrauliche di Bisignano) per 6 milioni di euro del terzo lotto (Gagliato/Argusto) del quinto tronco, si scomodò il presidente dell’Anas per assicurare che (testuale): «Si avvia finalmente il completamento di un’opera molto attesa dal territorio».
Se il vertice dell’ente appaltante, Pietro Ciucci, ritenne di esprimere il suo rassicurante punto di vista, si disse, senz’altro potranno dormire sonni tranquilli i calabresi che si aspettano, a Trasversale finita, una migliore qualità della vita. Siamo ancora qui, ma la Trasversale non c’è. Quando la SS 182 congiungerà lo Ionio col Tirreno, togliendo dall’isolamento quelle aree interne che, per la presenza di rinomati luoghi religiosi tra cui la Certosa di San Bruno, sono state definite «il cuore spirituale del Mezzogiorno», l’intero sistema viario della Calabria sarà più armonioso. Già, ma quando? Possibile che in giro nell’Italia spendacciona di parole non ci sia un tanghero che voglia scommettere su una data purchessia?

IL PIÙ COSTOSO INVESTIMENTO PUBBLICO REALIZZATO NELLE SERRE In realtà, lo scetticismo di ieri oggi è ancora più accentuato. Ed è pienamente giustificato, in questa vicenda che, pur rappresentando il più grosso investimento pubblico finora realizzato nelle Serre (il costo dell’opera, suppergiù, fino a otto anni addietro era valutato in 500 milioni di euro ma ne mancavano ben 200) svela le inettitudini di chi avrebbe dovuto, già anni or sono, consegnare l’intera opera ai cittadini. Se, dunque, è bene che ripartano i lavori dove sono stati interrotti, ci si chiede a che punto siano i lavori negli altri tronchi di un’arteria che dovrebbe essere lunga 56 chilometri. È possibile che l’Anas fornisca un riepilogo dello stato dei lavori e dichiari, per una Traversale angustiata nel tempo da cento inghippi, inclusa la presenza della mafia (il 3 settembre del 2009 a Simbario un attentato incendiario ha messo a rischio la vita di 150 operai nel cantiere dove c’erano bombole di ossiacetilene, mentre il 26 marzo 2008 l’amministratore delegato della Tecnovese, Antonio Longo, tra l’altro impegnato nei lavori della Trasversale, è stato assassinato) quando i lavori di tutto il tracciato saranno conclusi?

ANGELA NAPOLI: «NON V’È DUBBIO DELLA PRESENZA DELLA ‘NDRANGHETA» Fare chiarezza è il minimo per una Trasversale di cui si parla da decenni. Fu nel 1966 che l’allora Comitato regionale per la programmazione economica (le Regioni ancora non erano nate), approvando lo schema di Piano di coordinamento per gli interventi pubblici nel Mezzogiorno, suggeriva «di mettere in cantiere una strada a scorrimento veloce in grado di collegare – attraverso l’altipiano delle Serre – lo Ionio e il Tirreno». L’anno successivo il Comitato, dopo aver avuto il parere positivo dal consiglio provinciale di Catanzaro, inserì l’opera nel Piano di assetto territoriale.
Da allora ne è scesa acqua dal cielo. Interruzioni, ritrovamenti archeologici, minacce ai cantieri, cave abusive, morti bianche, protocolli di legalità e interrogazioni parlamentari (l’ultima, datata 2008, è dell’on. Angela Napoli: «Non v’è dubbio che la ‘ndrangheta ha posto l’attenzione su questa opera»). Di tutto e di più. Qualcuno potrà obiettare che dei 50 anni (quando l’idea fu concepita) bisogna sottrarne una ventina, dato c
he il primo appalto della Trasversale è stato aggiudicato dalle imprese Merlo e Grandinetti nel 1983 e i 3 chilometri che uniscono Vazzano a Vallelonga sono stati ultimati il 1985 (il secondo lotto consegnato, Chiaravalle-Argusto, risale invece al 2006 e ci sono voluti 11 anni). «Ma anche seguendo questa logica – dicono i sindacati – oltre un quarto di secolo è scandaloso. Nel frattempo, ci sono contenziosi interminabili con le imprese che si sono succedute, altre addirittura non ci sono più, come la Merlo e la Grandinetti. Senza dire poi che il tratto Vazzano-Vallelonga, finito nel 1985, è già inadeguato e andrebbe rifatto».
Generazioni di calabresi hanno atteso il completamento della Trasversale nella speranza di una ventata di novità. Molti sono emigrati, morti o invecchiati senza vederla. Perciò da quelle parti si usa dire, per indicare qualcosa che non arriverà mai: «È come la Trasversale». È il nostro signor Godot che, contrariamente ai personaggi dell’opera teatrale di Samuel Beckett, qui non aspetta più nessuno.

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