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I Comuni devono mettersi a dieta

L’articolo qui di seguito è un’anticipazione di quanto sarà pubblicato domani sul Sole24Ore Lo scorso 20 gennaio il governo, in attuazione della delega incassata dalla riforma Madia, ha approvato g…

Pubblicato il: 17/03/2016 – 16:11
I Comuni devono mettersi a dieta

L’articolo qui di seguito è un’anticipazione di quanto sarà pubblicato domani sul Sole24Ore

Lo scorso 20 gennaio il governo, in attuazione della delega incassata dalla riforma Madia, ha approvato gli oramai ben noti undici schemi di decreti delegati.
Due di questi impatteranno, in particolare, sulla vita dei Comuni (ma anche delle Regioni e delle città metropolitane) in senso decisamente favorevole. Con questo, incideranno sulla quotidianità dei cittadini in termini di riduzione dei costi dei servizi e di maggiore qualità delle prestazioni. 
I due provvedimenti – che diverranno tali, all’incirca, tra tre mesi, dopo un slalom procedurale che interesserà la conferenza unificata (probabilmente il prossimo 24 marzo), il Consiglio di Stato e le commissioni parlamentari – disciplineranno le società c.d. partecipate e i servizi pubblici locali di interesse economico.
Un intervento legislativo che obbligherà i Comuni a cambiare marcia con la redazione di un vero e proprio progetto industriale della loro futura esistenza. 
Uno strumento attraverso il quale:
– effettuare una consistente dieta istituzionale, nel senso di tagliare le spese e ottimizzare l’impiego delle risorse abbondantemente sprecate con la costituzione e il mantenimento in vita di tante società partecipate, spesso buone a garantire occupazione clientelare e accumulo di enormi passività;
– riorganizzare i loro sevizi pubblici, tra i quali il trasporto pubblico locale, tanto da renderli più efficienti, più efficaci e più economici.
Saranno quindi significativi gli adempimenti che toccheranno ai Comuni tra la fine dell’anno e quello successivo. 
Primo fra tutti, il piano di razionalizzazione delle società partecipate comunque esistenti (entro sei mesi) propedeutico alla alienazione di quelle (diciamo così) non propriamente indispensabili (entro un anno). Una operazione non facile da perfezionare autonomamente, specie in considerazione delle scadenze spesso non compatibili con i tempi e con le «maestranze» disponibili. Ciò in quanto un siffatto strumento richiede analisi e soluzioni di alta professionalità, oramai dissolta negli organici locali a causa del persistente e indiscriminato blocco del turnover. Una misura che ha fatto sì che si risparmiassero tanti quattrini, a fronte però di una precipitosa caduta della necessaria capacità gestoria, cui hanno fornito un qualche riparo i tanti volenterosi lsu e lpu, autentici eroi dei nostri temi, che tuttavia in pochi riconoscono tali.
Le amministrazioni municipali dovranno altresì riorganizzare, al netto delle partecipazioni societarie alienate ovvero cessate, i loro servizi pubblici locali, ispirandosi al più generale principio della concorrenza pretesa a livello comunitario. Dovranno farlo, relativamente alle attività di interesse generale, ricorrendo alle forme di affidamento condivise dall’Ue: procedure agonistiche finalizzate alla scelta dell’impresa, costituzione di una società mista ovvero facendo ricorso ad una società in house. Quest’ultima solo allorquando vengano provate la sua funzionalità al conseguimento dell’efficienza e il vantaggio per i cittadini in termini di costi ed efficacia delle prestazioni da rendere in loro favore. Una soluzione che dovrà essere abbondantemente motivata, proprio perché consente la non sottoposizione a procedure selettive del mercato. Il tutto privilegiando ambiti territoriali, frutto dell’aggregazione, da ritenersi ottimali.  Quindi, di massima, non inferiori a quelli delle attuali circoscrizioni provinciali.
In buona sostanza, un volta approvati i relativi decreti delegati, ci sarà un gran lavoro da parte dei sindaci e delle loro amministrazioni. 
Proprio per questo motivo, non sarebbe male che nelle imminenti campagne elettorali si facesse riferimento alle proposte individuate in tal senso dai concorrenti alla poltrona di primo cittadino, specie delle città che contano e che hanno dimostrato il loro tallone di Achille nella gestione delle società partecipate e dei servizi pubblici, spesso ridotti all’ennesima potenza.

*Docente Unical

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