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«Le consulenze all'Asp Cosenza? Non c'era personale»

COSENZA «Gli incarichi esterni venivano affidati per carenza di personale». Così la dirigente dell’Asp di Cosenza Giuliana Bernaudo ha spiegato ai giudici del Tribunale perché venivano affidat…

Pubblicato il: 17/03/2016 – 14:15
«Le consulenze all'Asp Cosenza? Non c'era personale»

COSENZA «Gli incarichi esterni venivano affidati per carenza di personale». Così la dirigente dell’Asp di Cosenza Giuliana Bernaudo ha spiegato ai giudici del Tribunale perché venivano affidate alcune consulenze. La dirigente già nella precedente udienza è stata sentita come testimone nel processo sulle presunte consulenze d’oro all’Azienda sanitaria. Sul banco degli imputati ci sono ex manager, dirigenti e impiegati dell’Azienda sanitaria provinciale: gli ex direttori generali Gianfranco Scarpelli, Franco Maria De Rose, Franco Petramala; i responsabili dell’ufficio legale dell’azienda, Giovanni Lauricella e Maria Rita Iannini; gli avvocati Nicola e Dario Gaetano, i legali che avrebbero ricevuto gli incarichi. E Flavio Cedolia, per un periodo direttore amministrativo dell’Asp, che secondo gli inquirenti non sarebbe stato in possesso dei requisiti per ricoprire l’incarico dirigenziale.
Oggi, nel corso del controesame, Bernaudo ha precisato che si faceva riferimento a professionisti esterni perché all’interno dell’azienda non c’era personale idoneo a ricoprire quei ruoli. Sulle modalità delle nomine la dirigente ha ribadito quanto già dichiarato ai giudici e al pubblico ministero Domenico Assumma. In particolare, ha precisato che gli incarichi venivano decisi dalla politica ma che questo lo ha appreso dai giornali. L’inchiesta ha preso il via dalle indagini della Guardia di finanza, che ha ricostruito tutti i passaggi degli incarichi conferiti in particolare all’avvocato Nicola Gaetano, che sarebbe stato una sorta di monopolista nel trattamento delle cause per conto dell’Asp di Cosenza. Quest’ultimo avrebbe ricevuto ben 17 incarichi tra il 2010-2011 dall’allora commissario De Rose, altri 48 dal direttore generale Gianfranco Scarpelli, tra il 2011 e il 2014, per circa un milione di euro. E gli ultimi cinque erano arrivati nel gennaio del 2014, nonostante fosse già partita l’inchiesta e gli indagati fossero a conoscenza delle indagini a loro carico. Il primo step delle indagini aveva portato alla sospensione per due mesi del dg Scarpelli. Si torna in aula il prossimo 19 maggio.

L’AVVOCATO DI CEDOLIA CHIEDE IL PROSCIOGLIMENTO L’avvocato di Flavio Cedolia, Gianluca Garritano, ha avanzato un’istanza di proscioglimento anticipato per il suo cliente, ai sensi dell’articolo 129. Il legale, in sostanza, chiede l’assoluzione dell’ex manager dell’Asp di Cosenza e dell’Arsac che è accusato, nel processo di aver presentato – per ottenere gli incarichi – «un curriculum nel quale dichiarava in modo ingannevole di possedere una laurea in Scienze economiche senza specificarne la tipologia (laurea triennale) e la data di conseguimento». Secondo Garritano «si può riconoscere già oggi l’insussistenza delle accuse». Questo perché, secondo la normativa entrata in vigore nel 1999 e, soprattutto, secondo una recente sentenza del Tar Calabria, «Cedolia non ha ingannato nessuno: essendo in possesso del titolo di laurea triennale, egli lo ha descritto con il termine “laurea” in tutti i suoi curriculum vitae, così come dispone l’ordinamento». L’avvocato ha prodotto, per arrivare all’accoglimento della propria istanza, la sentenza del Tar Calabria. Per Garritano «non vi è alcun curriculum falso». E, tra l’altro, mentre l’ufficio di Procura contesta, per una serie di incarichi, l’inidoneità della laurea triennale, «il Tar ha ribadito il principio generale che laddove l’ente non richiede in modo specifico un tittolo specialistico deve ritenersi sufficiente anche la laurea triennale. Cedolia era idoneo per ricoprire quell’incarico. Di cosa deve rispondere, visto che non ha dichiarato nessun falso? Non c’è motivo di continuare il processo nei suoi confronti». Riguardo alla contestazione sulla presentazione del curriculum per l’Arsac, invece, Garritano spiega: «È sfuggito che per la nomina di commissario non c’è stato bando ma è intevenuta dalla giunta, dunque Cedolia non ha presentato nessun curriculum vitae». Di qui la richiesta di assoluzione – «perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto» – avanzata dall’avvocato. In subordine, Garritano chiede che la posizione del suo assistito venga stralciata dal procedimento principale. Alle richieste si è opposta la Procura. Tocca al collegio giudicante, probabilmente il 19 maggio, data della prossima udienza, sciogliere i dubbi.

m.m.

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