LAMEZIA TERME Più volte il Movimento Cinquestelle ha ribadito la necessità, per uscire dalle secche di un commissariamento della Sanità «illegittimo e gravemente dannoso per i calabresi», di redigere un Programma operativo che permetterebbe al presidente Oliverio di rientrare nelle competenze in ambito sanitario. Ma all’invito dei pentastellati il governatore della Calabria è sempre stato sordo, «rifiutando richieste e proposte di incontri». A questo punto, se la montagna governativa si rifiuta di accettare la collaborazione del Movimento, saranno i Cinquestelle a redigere il Programma operativo che da un anno ormai chiedono al governatore. Lo ha ribadito, in un incontro a Lamezia Terme, la deputata M5s Dalila Nesci, affiancata nel suo intento dall’avvocato Giuseppe D’Ippolito, rappresentante del Movimento a Lamezia, a Gianluigi Scaffidi consigliere nazionale dell’Anaao-Assomed e già dirigente della Regione (nell’era Scopelliti, ndr) per i rapporti con il commissario al Piano di rientro e a Tullio Laino, ex dirigente dell’Asp di Cosenza.
«Lo scriviamo noi – ha annunciato la deputata –. Presidente Oliverio, se non riesci a scrivere un Programma operativo che permetta finalmente ai calabresi di uscire da questo commissariamento vorrà dire che il Movimento Cinque Stelle si dovrà fare carico anche di questo».
«Ricordo – ha ribadito la Nesci – che fin da quando il presidente si è insediato il M5s ha sempre fatto richieste, sollecitazioni, proposte di incontro con Oliverio, che ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di collaborazione. Il M5s agisce sulle questioni sanitarie da molto tempo e soprattutto nel silenzio omertoso di tutti i partiti, avendo tutti quanti le mani legate, avendo sempre fatto clientele nell’ambito della Sanità. Il M5s evidentemente non parla il “cinghialese”, non parla la lingua di coloro che oggi ricoprono importanti cariche di governo. Abbiamo il sottosegretario Dorina Bianchi, abbiamo il sottosegretario Gentile, abbiamo tutti i calabresi nei posti di comando, abbiamo un governo nazionale che legifera e governa con i pregiudicati, recente è la notizia su Verdini (senatore di Ala condannato a due anni per corruzione, nda). I calabresi non ne possono più di sottostare a queste logiche perverse. Evidentemente i partiti tradizionali non sono più in grado di gestire un tema cruciale come quello della Sanità».
«Il diritto alla salute – ha concluso Nesci – qui non viene garantito. Abbiamo scoperto che la Calabria è stata truffata dal Piano di rientro perché abbiamo 287mila malati cronici in più per parità di popolazione rispetto alle altre regioni. Abbiamo più cardiopatici, più diabetici, più malati rispetto ad altre regioni d’Italia. Quindi non avremmo dovuto subire dei tagli indiscriminati ma forse avremmo dovuto essere aiutati da un punto di vista sanitario. È inutile dire che la maggior parte del bilancio regionale che va in sanità finisce in stipendi, quindi la sanità calabrese non ha mai visto un vero investimento. Zero investimenti in tecnologie o in prevenzione. Dal 1999 ad oggi la Calabria ha ricevuto circa un miliardo e 700 milioni in meno in finanziamenti».
L’ESPOSTO Per quanto riguarda i numeri e le leggi sulla questione sanitaria, i pentastellati hanno presentato un esposto indirizzato al presidente della Regione, all’assessore al Bilancio, Antonio Viscomi, ai dirigenti delle Asp e del dipartimento Salute, alla Corte dei Conti e alle procure calabresi. L’oggetto riguarda l’insufficiente assegnazione del fondo sanitario alla regione Calabria, anche con grave violazione di norme costituzionali; infondatezza del Piano di rientro dal disavanzo regionale; illegittimità della proroga del commissariamento; necessità e urgenza di ottenere la modificazione dei criteri specifici di ripartizione e di riavere i fondi per la sanità mancanti dal 1999. Secondo l’esposto i malati cronici che la Calabria, a parità di popolazione, ha in più rispetto alle altre regioni sono 287mila. Ma «il fondo sanitario è ripartito tra le Regioni sulla base della popolazione, piuttosto che sulla base dei bisogni reali in loco. Così la Calabria si trova ad avere – dal 1999 ai nostri giorni – qualcosa come un miliardo e 700 milioni in meno per la propria sanità». Da qui nascerebbe l’indebitamento: la Regione ha speso ma non ha mai avuto dallo Stato centrale.
IL COMMISSARIAMENTO ILLEGITTIMO Secondo quanto riassunto nell’esposto, dal 2013 «il governo ha illegittimamente prorogato il commissariamento della regione Calabria per il rientro dal disavanzo sanitario. Ciò dopo aver imposto un Piano specifico al prezzo di lacrime e sangue; infondato nella sostanza e contro i princìpi del diritto». In pratica, il commissariamento è stato imposto con la deliberazione del consiglio dei ministri del 30 luglio 2010 sulla base della legge 159 del 2007, articolo quattro. La stessa legge è stata richiamata nel nominare Massimo Scura e Andrea Urbani rispettivamente commissario e sub-commissario al Piano di rientro. «Qui è opportuno evidenziare – scrive la Nesci nel suo esposto – che ai senso dell’articolo 4 della legge 159/2007, la nomina del commissario ad acta è prevista “per l’intero periodo di vigenza del singolo Piano”, ossia stando alla prima deliberazione del Consiglio dei ministri del 30 luglio 2010, per tutta la vigenza del Piano di rientro 2010-2012». La legge non contempla alcuna proroga a riguardo, quindi dal primi gennaio 2013 la gestione della sanità doveva rientrare nell’ordinaria amministrazione del governo regionale.
LA PROTESTA A LAMEZIA Sabato mattina il Movimento Cinque Stelle parteciperà, senza vessilli di partito, alla manifestazione popolare indetta contro il declassamento dell’ospedale di Lamezia Terme. Lo ha annunciato Giuseppe D’Ippolito. «Noi ci saremo – ha detto – ma attenzione a non trasformare una manifestazione di popolo in una sorta di legittimazione sull’operato dei partiti negli anni passati. Lo sfascio della Sanità lametina ha padri e padrini». Il M5s ha anche ricordato la visita fatta nel nosocomio lametino già un anno fa con relative interrogazioni parlamentari. «Non ci sono stati grandi interventi dopo quello», hanno ricordato.
LA STORIA INFINITA «Anche Scura ha fatto il giro degli ospedali da politico, in pompa magna», come sottolinea Gianluigi Scaffidi. «E dopo questo giro degli ospedali siamo arrivati al decreto 30 del 3 marzo 2015», continua Scaffidi che paragona il lavoro del commissario a quello di un ingegnere che continua a modificare progetti senza costruire nulla. «Questa è una storia infinita da parte di chi non ha competenza», afferma l’ex dirigente riferendosi ai due commissari alla Sanità Scura e Urbani. Ma Scaffidi, quando parla dei calabresi che sono «coloni del potere romano» e ne ha anche per Oliverio . «Ogni volta Oliverio prova ad alzare le orecchie ma poi arriva Lotti e gliele mozza». «Questo decreto è stato modificato perché una volta pubblicato, qualche potentato calabrese che fa riferimento a Ncd e al Pd, si è lamentato soprattutto sotto il profilo dei primariati. E allora che cosa hanno fatto con una innovazione legislativa di carattere europeo? Loro hanno cambiato il decreto 30, addirittura gli aggiungono un allegato in più, l’allegato otto, cambiando sostanzialmente alcune cose, si inventano una decina di strutture in più, per gli amici ovviamente, e cosa fanno? Non fanno integrazioni e modifiche con un altro decreto ma fanno un avviso di rettifica che è una prassi che non esiste al mondo. Tant’è vero che il dirigente generale del dipartimento gli ha scritto che bisognava fare un decreto di correzione». «Ma loro, che sono gli imperatori della Sanità, non se ne fregano assolutamente nulla».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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