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Terapia d'urto sull'occupazione

I dati forniti dall’Istat che, sono la fonte ufficiale per lo studio del mercato del lavoro, letti correttamente, possono fornirci spunti molto interessanti di analisi della situazione e fanno anch…

Pubblicato il: 18/03/2016 – 10:52
Terapia d'urto sull'occupazione

I dati forniti dall’Istat che, sono la fonte ufficiale per lo studio del mercato del lavoro, letti correttamente, possono fornirci spunti molto interessanti di analisi della situazione e fanno anche intravedere un quadro a tinte fosche per la Calabria che desta preoccupazione. 
Per capire fino in fondo i fenomeni e per evitare interpretazioni di comodo dei dati, occorre aver chiaro dal punto di vista scientifico il significato delle variabili in gioco. 
Studiando il mercato del lavoro, quando si parla di popolazione, ci si riferisce alla popolazione residente, quando si parla di forze lavoro si intende la somma fra occupati e disoccupati, quando si parla di non forze lavoro si parla di soggetti che non sono alla ricerca di lavoro. 
La mancata ricerca di lavoro può essere dovuta a cause demografiche (pensionati), a motivazioni reddituali (possidenti), ad appartenenza ad alcune categorie (religiosi), allo scoraggiamento nella ricerca di lavoro. 
Come è facile intuire è solo l’ultima categoria che è oggetto di interesse per le politiche del lavoro di uno Stato o di una Regione, perché sono le variazioni di questo gruppo ad avere ricadute reali sul mercato del lavoro. 
Il transito dalle non forze lavoro alle forze di lavoro con conseguente aumento del numero dei disoccupati, costituisce un segnale positivo perché è segno di una ritrovata fiducia degli scoraggiati. 
Il tasso di disoccupazione è il rapporto fra disoccupati e forze lavoro, il tasso di occupazione è il rapporto fra occupati e popolazione, il tasso di attività è il rapporto fra forze lavoro e popolazione. Analizzando questi indicatori si possono verificare tre situazioni importanti:

A) aumento della disoccupazione, aumento o stazionarietà dell’occupazione, aumento del tasso di attività;

B) diminuzione disoccupazione, diminuzione occupazione, diminuzione del tasso di attività;

C) diminuzione della disoccupazione, aumento occupazione, aumento del tasso di attività.

Il caso “C” è quello ottimale, il caso “B” è lo scenario peggiore, il caso “A” rappresenta un caso molto positivo.

La tabella seguente ci mostra senza ombra di dubbio come la Calabria si collochi nello scenario peggiore con una diminuzione del tasso di disoccupazione, una diminuzione del tasso di occupazione e una diminuzione del tasso di attività, segno di una perdita di occupazione e di un aumento dei disoccupati scoraggiati che si pongono al di fuori del mercato del lavoro e come rappresenti la maglia nera anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno.

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Lo scenario peggiore può essere definito come una sorta di situazione trappola, nella quale le politiche tradizionali sono del tutto inefficaci e senza uno shock molto forte, il quadro economico può rischiare di avvitarsi pericolosamente. Ciò è ancora più grave se consideriamo che la Calabria occupa oggi il 20° posto fra 20 regioni per ciò che concerne il tasso di disoccupazione e di occupazione ed è al 19° posto per ciò che concerne il tasso di attività e che i livelli di disoccupazione sono molto al di sopra e i livelli di occupazione molto al di sotto anche di quelli del Mezzogiorno. 
In Calabria gli occupati sono solo un quarto della popolazione e tra il 2014 e il 2015 si sono persi ottomila posti di lavoro in uno scenario economico in cui le altre regioni, trainate dal Job Act e dal grande piano di assunzioni nella scuola, hanno visto un po’ ovunque crescere l’occupazione. Nel solo Mezzogiorno vi è un saldo positivo di 94mila occupati.
Di fronte alla tragedia epocale della mancanza di lavoro e di fronte ad un quadro economico che rischia di intrappolare per anni la Calabria nel sottosviluppo, non si avverte una consapevolezza forte del baratro sul cui bordo stiamo camminando, emulando coloro che continuavano a ballare mentre il Titanic affondava. Si sono sentite troppo spesso negli anni dichiarazioni che hanno annunciato la creazione di migliaia di posti lavoro e che hanno millantato il successo di determinate politiche. I numeri purtroppo smentiscono questi facili ottimisti e ci indicano una sola via per uscire da questo pericoloso stallo. 

Il varo immediato di una terapia d’urto per l’occupazione in cui si utilizzino in maniera intelligente e corretta tutti gli strumenti che la politica economica mette a disposizione del policy maker, coinvolgendo in questo patto sociale tutte le forze sane della regione. Siamo drammaticamente gli ultimi degli ultimi, ultimi di un Mezzogiorno che già è marginale per l’Italia e per l’Europa. Il tempo delle parole è già passato da tempo. Servono fatti e con estrema urgenza!

*docente di Politica economica alla “Mediterranea” di Reggio Calabria

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