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Lamezia, cori da stadio per difendere l'ospedale – FOTO E VIDEO

LAMEZIA TERME Cori da stadio per un corteo di circa 2500 persone, questa la stima dei partecipanti, secondo le forza dell’ordine, alla manifestazione indetta dal coordinamento cittadino “19 ma…

Pubblicato il: 19/03/2016 – 10:24
Lamezia, cori da stadio per difendere l'ospedale – FOTO E VIDEO

LAMEZIA TERME Cori da stadio per un corteo di circa 2500 persone, questa la stima dei partecipanti, secondo le forza dell’ordine, alla manifestazione indetta dal coordinamento cittadino “19 marzo” contro lo smantellamento dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme. La metà sono studenti degli istutiti scolastici cittadini, tenuti svegli, allegri e urlanti dal consigliere comunale di “Sovranità”, Mimmo Gianturco, e dagli attivisti che lo seguono, ragazzi che con i cori da stadio hanno un certa esperienza, spesa dietro alle partite della Vigor Lamezia.

lamezia 2

Altro sono i cittadini e le associazioni che seguono il gonfalone di Lamezia Terme che fa da apripista allo schieramento dei circa 20 sindaci del comprensorio. E mentre gli studenti ripetono dietro ai megafoni slogan del tipo: “Giù le mani dall’ospedale”, “L’ospedale non si tocca” e “Lamezia non muore e lotta con il cuore”, una signora a braccetto con due amiche ammette: “Stiamo pagando perché non ci siamo mai lamentati”.Lamezia sta pagando, in effetti, la lenta implosione e lo svuotamento di un ospedale nel quale le liste d’attesa sono infinite, che si tratti del Pronto soccorso o di un esame specialistico. Un ospedale nel quale la tac funziona a singhiozzo e può accadere, come nel caso della signora C.G., 94 anni, di arrivare con un ictus in corso, di aspettare, con codice giallo per ore di essere visitata, di passare finalmente al codice rosso ma di non poter fare la tac perché è rotta. Può, allora accadere che si sia costretti a chiedere un trasferimento in elisoccorso a Soverato per effettuare la tac a che questo servizio non sia disponibile. Non restano che un viaggio d’andata e uno di ritorno con l’ambulanza, prima del ricovero – di un povero corpo stremato – in rianimazione. Questa è solo una delle storie di disagio registrate mentre un coro quasi ultrà innalza un “lotta dura contro Scura”, il commissario al piano di rientro che con il suo decreto 30, sul riordino della rete ospedaliera – che decreta la definitiva soppressione di reparti come Tin, Microbiologia e Virologia, Malattie infettive, Neonatologia, Servizio trasfusionale – ha creato non pochi scossoni. Reparti il cui smantellamento era in corso già da tempo, col trasferimento di medici a Catanzaro, e con i decreti precedenti che hanno aperto la strada ma nei confronti dei quali non era mai stata organizzata questa pletora di gente.

sindaci

“Quello che chiediamo – tuona il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro – è l’integrazione di Lamezia Terme nell’azienda unica “Dulbecco”. Anche il discorso a voce spiegata del primo cittadino ricorda i cori da stadio di poco prima. Com’è nel suo stile, Mascaro parla a braccio e pigia l’acceleratore sul pedale dei sentimenti, magari esagerando la cifra dei partecipanti che ai suoi occhi sono 25mila. “Quando si scrive una pagina di storia come quella che state scrivendo voi, l’emozione prevale”, dice. Quello di Mascaro è un “niet” contro “Scura e gli oscuri burocrati che stanno massacrato il vostro futuro – dice rivolto ai giovani – la vostra voce deve essere così forte da travalicare le montagne. Sacrosanto lo sciopero dei ragazzi, avete fatto bene a non andare a scuola. Tanti anni addietro vi hanno rubato l’università. Oggi ha vinto il popolo e quando vince il popolo, il popolo deve decidere”. Ma cosa ha vinto il popolo? Il sindaco annuncia che martedì ci sarà una riunione per l’integrazione di Lamezia Terme nella mega azienda sanitaria Dulbecco. E questo cosa garantirà? Eviterà problemi come quelli odierni quando, in assenza di infermieri, – come spesso accade al servizio prelievi – un paziente sia costretto ad aspettare anche tre ore per un prelievo? Garantiranno le analisi con la ricetta bianca? Perché oggi accade questo: se un paziente si presenta con la ricetta bianca (per determinate analisi a pagamento) il computer alle prenotazioni non le passa, non sono abilitati a ricevere le ricette bianche. A questo punto l’iter escogitato per andare incontro al paziente è quello di concedere un prelievo di campione in più… da portare all’ambulatorio privato. A piano terra, negli ambulatori di Neurologia e Psichiatria, non ci sono servizi igienici, bisogna salire al primo piano. C’è una sola ambulanza per tutto il territorio, per il resto ci si affida ai privati che hanno le ambulanze ma non hanno medici né defibrillatori.
Tutto questo non è colpa di Scura, al di là delle decisioni criminali che i suoi decreti possono adottare. Questo sistema che sacrifica il malato, non lo accoglie e lo manda via, è un sistema che nasce da dentro. Lamezia è una “nave senza nocchiero in gran tempesta”. Non c’è nessuno al timone di molti reparti, non ci sono equipe degne di questo nome, non esiste un controllo apicale. Ma questo richiederebbe un esame di coscienza troppo scomodo e doloroso.

Alessia Truzzolillo

a.truzzolillo@corrierecal.it