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‘Ndrangheta, l'allarme degli 007

REGGIO CALABRIA Una delle «patologie sistemiche che incidono direttamente sull’efficienza e sulla stabilità del sistema economico». Così gli 007 italiani definiscono la ‘ndrangheta, considerata uno…

Pubblicato il: 20/03/2016 – 7:22
‘Ndrangheta, l'allarme degli 007

REGGIO CALABRIA Una delle «patologie sistemiche che incidono direttamente sull’efficienza e sulla stabilità del sistema economico». Così gli 007 italiani definiscono la ‘ndrangheta, considerata uno dei principali fattori di rischio in Italia, perché in grado di incidere – ed in modo estremamente efficace – in primo luogo sui pilastri economici del Paese. E non a caso.

STRUTTURA PECULIARE E IN CONTINUA EVOLUZIONE Per i servizi, che in tal senso si esprimono nella loro relazione annuale «la ndrangheta conferma le sue peculiarità rispetto alle altre organizzazioni criminali mafiose nazionali. La flessibilità della struttura di tipo orizzontale, a base familiare, legata alla tradizione ma pronta all’aderenza ai più diversificati contesti, ha consentito alla criminalità organizzata calabrese di trasformarsi, nelle sue forme più evolute, in una dinamica e spregiudicata holding economico-finanziaria». Caratteristiche che hanno una ricaduta immediata. «Tale strutturazione rende la ‘ndrangheta meno vulnerabile all’azione di contrasto rispetto alle organizzazioni di tipo verticistico e le assicura anche spiccate capacità di ingerenza politico-amministrativa».

LA CRISI AIUTA LE MAFIE Allo stesso modo, segnala l’intelligence italiana, le attuali condizioni di instabilità non fanno che aumentare i fattori di rischio perché «i perduranti effetti della crisi degli anni scorsi hanno continuato a condizionare le dinamiche competitive economico-finanziarie e sociali, lasciando spazi di agibilità alle organizzazioni criminali». Organizzazioni che si sono prese il mercato del credito piegandolo a uso e consumo delle proprie esigenze, che vanno dal controllo delle attività economiche sul territorio al riciclaggio. E il perdurare della crisi, cronicizzata dalle politiche di austerità non ha fatto che peggiorare la situazione.

AUSTERITA’ PASSPARTOUT «Le restrizioni al credito ed il rallentamento degli investimenti, che nel passato recente hanno esposto la piccola e media impresa all’infiltra¬zione dei circuiti mafiosi – si legge infatti nella relazione – hanno consolidato la presenza nel sistema economico-produtti¬vo del Paese di quei clan che hanno saputo sfruttare, grazie a un collaudato circuito re¬lazionale crimino-affaristico, le criticità inne¬scate dal credit crunch». E se – come in passato – prestiti usurari e iniezione di soldi sporchi nel capitale sociale di aziende in origine sane sono stati mirati alla progressi¬va acquisizione di imprese, oggi c’è da registrare un nuovo trend – segnalano gli 007 – molto più preoccupante.

PERICOLO FINANZIARIO «I sodalizi criminali hanno dimostrato, rispet¬to al passato, una maggiore propensione al “mascheramento”, grazie ad artifici societa¬ri, intestazioni fittizie e delocalizzazione del controllo aziendale in trust e società anoni¬me off-shore. In tal senso la criminalità or¬ganizzata, soprattutto quella di matrice na¬zionale, ha colto l’occasione per proporsi quale player di riferimento in numerosi settori dell’economia legale». E c’è di più, perché il modello fa proseliti.

ALLARME CENTRI DI SPESA «In qualche caso, si è assistito a una sorta di “contaminazione comportamentale” che porta soggetti non mafiosi, posti in condi¬zione di gestire “quota parte” del potere pubblico, ad agire di concerto con gli stessi sodalizi criminali». Un cambiamento – si legge nella relazione – che «si osserva soprat¬tutto intorno ai centri di spesa, laddove si aggregano o si scontrano lobby affaristiche trasversali che perseguono interessi perso¬nalistici, spesso in danno di una corretta gestione della cosa pubblica». Un dato che emerge con prepotenza in diversi settori, su cui l’attività di intelligence si è focalizzata.

APPALTI E LAVORI Nel settore degli appalti pubblici, se da un lato indagini e analisi sono state mirate a «verificare il grado di vulnerabilità dei contesti socio-economici e amministrativi di alcune Regioni, soprattutto con riferimento ai profili di alterazione dei processi deci¬sionali della Pubblica Amministrazione, funzionali all’acquisizione e alla gestio¬ne illegale di risorse pubbliche», d’altra parte è emerso in modo chiaro «nel comparto delle grandi opere, l’uso strumentale per finalità illecite del “consorzio” quale modello societario privilegiato d’ingerenza cri¬mino-affaristica». Protette, se non agevolate dalle attuali norme, le imprese mafiose si accoccolano in ati e consorzi che permettono loro di superare le barriere dei controlli.

GIOCHI E BONIFICHE Altro settore passato in rassegna dagli 007 è stato quello del gioco legale «tanto a quello praticato nei casinò quanto a quello on-line, inclusa la localizzazione fisica delle infrastrutture informatiche poste alla base delle scommesse illegali», mentre non è stata mai distolta l’attenzione dal comparto dello smaltimento rifiuti e delle bonifiche ambientali «che possono rappresentare opportunità di guadagno per le orga¬nizzazioni mafiose con riflessi sulle eco¬nomie locali e, soprattutto, rischi per la salute pubblica (valga su tutti il caso della “Terra dei Fuochi” )».

BUSINESS P.A. Ma si legge nella relazione «di specifico rilievo, nel contesto descritto, sono le dinamiche di infiltrazio¬ne nella Pubblica Amministrazione». E il risultato delle analisi dell’intelligence è tutt’altro che confortante. «L’imprenditoria mafiosa, grazie alla con¬solidata capacità di condizionamento intimidatorio e collusivo, è riuscita con crescente frequenza a disporre di infor¬mazioni sensibili sulle scelte pubbliche di investimento o a condizionare i processi decisionali politico-amministrativi». Traduzione, più o meno grossi appalti e lavori finiscono in mano ai clan perché – con le buone o le cattive- sono in grado di condizionare le amministrazioni di ogni ordine e grado.

E IL LEGISLATORE? E il risultato è «un sistema parassitario-clientelare, espressione di un blocco affaristico in cui convergono interessi politici, imprenditoriali e criminali, che registra il protagonismo di figure “cerniera” in grado di favorire le istanze delle cosche». Una verità che emerge – da tempo e con prepotenza nelle inchieste di diverse procure, ma di fronte alla quale il Legislatore da tempo sembra rimanere inerte.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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