REGGIO CALABRIA Giurano i diretti interessati che all’orizzonte non c’è nessuna volontà di costruire una fronda interna alla maggioranza di centrosinistra. In ogni caso, tra i corridoi di Palazzo San Giorgio ci si interroga dopo la nascita del nuovo gruppo consiliare “Democratici per Reggio Metropolitana”. Un’iniziativa tenuta a battesimo da Nicola Paris, Filippo Quartuccio e Demetrio Marino. Obiettivo: «Garantire un impegno ancora maggiore, secondo una logica di collaborazione con gli altri enti territoriali e in particolare in vista della costituzione effettiva della Città metropolitana, che rappresenta la piattaforma ideale per lo sviluppo del nostro territorio».
Fin qui l’ufficialità. Il non detto è che l’operazione politica è stata sdoganata da Sebi Romeo, segretario provinciale del Pd oltre che capogruppo dei dem in consiglio regionale. Un’indiscrezione sinora mai smentita dallo stesso Romeo ma che fa sorgere qualche dubbio sull’opportunità di procedere in tale direzione. «È normale che il massimo rappresentante del partito nella nostra provincia – è il commento strappato a uno dei dirigenti maggiormente attenti alle vicende reggine – sponsorizzi la nascita di un gruppo “parallelo” a quello ufficiale del Pd?». Sono giorni di dubbi, insomma.
Il sindaco Giuseppe Falcomatà, dal canto suo, almeno sotto i riflettori ostenta tranquillità: «Ritengo che il nuovo gruppo sia una novità positiva che arricchisce le risorse umane e politiche che destineremo all’ormai prossima costituzione ufficiale della città metropolitana. Nei prossimi mesi andremo incontro a importanti novità sul piano istituzionale». Le prossime settimane saranno decisive per capire cosa si muove all’interno della maggioranza che governa Reggio Calabria.
C’è il Pd a essere attenzionato e non solo per quanto riguarda le vicende relative a Palazzo San Giorgio. Il partito è ancora indietro col tesseramento e non ha fissato la data per la celebrazione del congresso provinciale. Romeo, sempre lui, avrebbe dovuto lasciare l’incarico di segretario mesi fa: per Statuto è incompatibile col ruolo di capogruppo alla Regione.
an. ri.
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