CATANZARO Che la cosca Iannazzo di Lamezia Terme facesse parte della cosiddetta “mafia imprenditoriale”, gli inquirenti ne avevano avuto conferma nel corso delle indagini relative all’operazione “Andromeda” con cui, nel maggio del 2015, finirono in carcere i più alti esponenti del clan tra cui il noto imprenditore lametino Franco Perri. Oggi, quella conferma si concretizza grazie all’operazione “Nettuno” con cui il Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro su mandato della Procura del capoluogo ha posto sotto sequestro beni per oltre 500 milioni di euro che erano nelle disponibilità diretta o indiretta degli appartenenti alla cosca.
Accurati accertamenti economico-patrimoniali nei confronti di 65 persone fisiche e 44 persone giuridiche hanno infatti permesso di scoperchiare la fitta rete di rapporti e cointeressi tra gli affiliati e società. Per gli inquirenti, centrale era la figura di Franco Perri, ritenuto essere un «imprenditore colluso alla cosca Iannazzo perché non era vittima della criminalità organizzata ma con essa ci faceva degli affari», come ha spiegato il comandante del Gico, il colonnello Michele Di Nunno.
Perri era già finito in carcere in seguito all’operazione “Andromeda” dello scorso maggio e ed era stato poi scarcerato e sottoposto a obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Secondo l’impianto accusatorio ricostruito dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Gico nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella mattinata di lunedì a Catanzaro, Perri sarebbe stato quindi il riferimento imprenditoriale della cosca. I riscontri investigativi avrebbero infatti confermato quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia che da mesi ormai continuano a dichiarare: «Come spesso accade – ha detto Bombardieri – il rilievo delle dichiarazioni dei collaboratori è importante, purché non ci si fermi alle sole dichiarazioni ma queste trovino riscontro nelle indagini. Bisogna anche dire che le dichiarazioni vanno ben oltre quella che è l’operazione odierna: non prendiamo per oro colato quello che un collaboratore ci dice, ma verifichiamo tutto quello che viene detto».
Così, l’operazione “Nettuno” è il proseguimento patrimoniale dell’operazione “Andromeda” che invece aveva portato agli arresti. Un’operazione definita eccezionale per il valore economico complessivo dei beni posti sotto sequestro anche dagli stessi inquirenti, tale da renderlo il più grande sequestro patrimoniale mai eseguito in Calabria. Sono infatti arrivati i sigilli alle attività divenute simbolo dell’impero che l’imprenditore lametino ha costruito nel settore della grande distribuzione.
Per ordine del gip di Catanzaro, sotto sequestro sono finiti il Centro Commerciale “Due Mari” di Maida, l'”Ipermercato Midwai S.r.l.”, con sede in Lamezia Terme, c.da Spanò snc e “La Nuova Nave S.r.l.”, con sede in Lamezia Terme, Via F. Colelli, più ulteriori beni mobili e immobili sparsi su tutto il territorio calabrese.
Visibilmente soddisfatto per l’operazione, Bombardieri ha tenuto a specificare: «Si tratta di un’aggressione patrimoniale importante a una cosca altrettanto importante com’è quella degli Iannazzo che operano nel Lametino. Ci fa piacer vedere che l’ufficio del gip ha riconosciuto il rilievo delle nostre indagini anche per il profilo patrimoniale. Ci fa piacere inoltre riscontrare come, anche da un giudice diverso rispetto a quello che si era occupato della cautela personale, un altro giudice ha convalidato il lavoro investigativo della Procura».
Oltre alla figura di Perri, le indagini hanno permesso di mettere in luce l’ingente ammontare dei redditi e dei beni direttamente o indirettamente riconducibili agli altri soggetti arrestati nel corso dell’operazione “Andromeda”, Vincenzino Iannazzo, Pietro Iannazzo, Francesco Iannazzo, Antonio Davoli, Giovannino Iannazzo, Adriano Sesto, Antonio Provenzano e il già citato Franco Perri, per i quali è scattato il sequestro.
Quanto all’attività economica che le società poste sotto sequestro svolgono, gli inquirenti hanno precisato che queste non cesseranno di operare, questo per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e la fruibilità da parte dei cittadini. Per far sì che le società continuino a svolgere regolarmente la propria attività, la Procura ha disposto l’impiego di un “pool” di esperti che dovrà gestire le quote societarie poste sotto sequestro.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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