COSENZA Una serie di fatture passate al setaccio dalla guardia di finanza è stata al centro dell’udienza di oggi che si è svolta nel tribunale di Cosenza nell’ambito del processo sul fallimento della società che gestiva lo “Scorpion health club”, la mega palestra di Rende. Sul banco degli imputati l’amministratore, Sandro Daniele, 63 anni di San Marco Argentano, accusato di bancarotta fraudolenta aggravata.
Oggi il collegio, presieduto dal giudice Enrico Di Dedda, ha ascoltato il maresciallo della guardia di finanza Raimondo che si occupò dell’attività investigativa, uno dei soci di Daniele, alcune persone che fecero i lavori in palestra e un dipendente dello “Scorpion”. Rispondendo alle domande del pubblico ministero, Giuseppe Cava, il maresciallo della Finanza ha riferito in dettaglio tutta l’attività investigativa compiuta, parlando in particolare di alcune fatture.
È toccato poi al socio di Daniele, Gianfranco Curia, salire sul banco dei testimoni. Curia ha spiegato ai giudici che l’azienda – subentrata alla società di Daniele – era di fatto gestita da lui e dalla figlia di Sandro Daniele. Quest’ultimo (difeso dagli avvocati Ugo Celestino e Ferdinando Palumbo) – a detta di Curia – in quella fase un punto di riferimento anche se non faceva parte della nuova azienda. Curia è entrato nello specifico della gestione di quel ramo aziendale.
Nel corso delle indagini sono stati individuati diversi beni immobili a Rende, con impianti sportivi, macchinari, attrezzature, arredi, macchine d’ufficio, marchio del centro sportivo e avviamento commerciale, nonché uno yacht di proprietà della società ormeggiato in un porto in provincia di Cosenza. Il processo è stato aggiornato al prossimo 17 maggio quando verrà sentito il curatore fallimentare dello “Scorpion”.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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