RENDE Due volte deputato e sottosegretario; consigliere e assessore regionale e sindaco della sua Rende. Sandro Principe, finito oggi ai domiciliari nell’ambito dell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro su presunti intrecci fra mafia e ‘ndrangheta, è una delle figure di maggiore spicco del panorama politico calabrese. Di provenienza socialista, approdò al Pd dopo avere ricoperto il ruolo di sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro nei governi di Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi. Il padre, Francesco, detto “Cecchino”, rivale storico dell’ex segretario nazionale e ministro del Psi Giacomo Mancini, fu a sua volta dirigente di primo piano del Partito Socialista Italiano negli anni 60-80, oltre che parlamentare, sottosegretario e presidente della Regione Calabria. Nella carriera politica di Sandro Principe due elezioni alla Camera dei Deputati, come esponente socialista, mentre nel 1994 fu candidato alla Camera con la lista Patto per l’Italia, ma senza risultare eletto. Il 29 maggio 2004, sul finire del suo mandato di sindaco di Rende, fu ferito in maniera grave da un colpo di pistola al volto mentre partecipava all’inaugurazione della chiesa di San Carlo Borromeo. A sparare fu Sergio Staino, subito arrestato. In occasione delle elezioni regionali del 2005, fu eletto in Consiglio con la coalizione dell’Unione, guidata da Agazio Loiero, ricoprendo anche il ruolo di assessore regionale all’Istruzione e alla Cultura. Anche nel 2010 Principe fu eletto in consiglio regionale nelle fila del Pd, ricoprendo il ruolo di capogruppo del partito.
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