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TSUNAMI RENDE | A caccia di voti per Mirabelli

RENDE «D’Ambrosio, sempre per conto della cosca Lanzino, gestiva il monopolio dell’affissione dei manifesti delle campagne elettorali, per tali motivi tutti i candidati appartenenti anche ad altri …

Pubblicato il: 23/03/2016 – 17:56
TSUNAMI RENDE | A caccia di voti per Mirabelli

RENDE «D’Ambrosio, sempre per conto della cosca Lanzino, gestiva il monopolio dell’affissione dei manifesti delle campagne elettorali, per tali motivi tutti i candidati appartenenti anche ad altri schieramenti politici, per poter fare affiggere i manifesti, si dovevano per forza rivolgere al D’Ambrosio». A parlare, riferendosi alle consultazioni elettorali del 2011, è il collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese nell’interrogatorio del 30 gennaio 2011. Alle sue parole seguono, un anno dopo, quelle di Adolfo Foggetti. Anche lui si riferisce agli anni 2011-2012 e sottolinea come D’Ambrosio fosse molto vicino sia a Sandro Principe che a Rosario Mirabelli: «Il D’Ambrosio comunque mi riferiva che aveva ottimi rapporti con tale Mirabelli nonché con tale Principe, indicandomeli come politici gravitanti nell’amministrazione comunale», inoltre «il D’Ambrosio – continua Foggetti – mi riferiva che unitamente a Umberto Di Puppo, nonché Alberto Superbo, Francesco De Luca, i fratelli Davide e Fabrizio Provenzano nonché Francesco Patitucci, e cioè tutti quelli che erano intranei alla cosca degli italiani, si si prodigavano per fare la campagna elettorale sia per Mirabelli che per il Principe». Lo scopo del procacciamento dei voti, scrivono gli inquirenti, portava alla possibilità di richiedere e ottenere favori. Mirabelli e Principe secondo D’Ambrosio – che lo riferisce a Foggetti – erano «tra virgolette, amici e potevano essere utili per chiedere loro eventuali favori». 



L’ELEZIONE DI MIRABELLI Sul capo di Rosario Mirabelli, ex consigliere regionale, pende ora l’accusa di corruzione elettorale con l’aggravante del metodo mafioso in riferimento alle elezioni del 2010. Il gip di Catanzaro abbraccia le tesi della Procura e sottolinea: «Nelle elezioni regionali 2010 Rosario Mirabelli veniva nominato consigliere grazie alla campagna elettorale prestata in suo favore da Michele Di Puppo e dal suo gruppo. La corruzione elettorale si sarebbe manifestata tramite richieste di assunzioni di familiari e conoscenti, avanzate da Di Puppo a Marco Paolo Lento, factotum di Mirabelli, quale contropartita all’attività di propaganda in favore dell’ex consigliere regionale». La campagna elettorale si stava approntando, secondo quanto risultato dalle indagini, già a febbraio. Una serie di telefonate tra Di Puppo e Lento avrebbero fatto da preludio all’incontro tra l’esponente della cosca Lanzino-Ruà e Rosario Mirabelli avvenuto il 20 febbraio 2010 in un bar di Rende.

73 VOTI NEL SEGGIO DI SURDO La resa dei conti avviene con la conta dei voti. Di Puppo si mostra molto attento al riscontro elettorale. Chiama Lento, chiede notizie dei risultati elettorali e viene a conoscenza che il loro uomo aveva ottenuto «quattromila e cinque» preferenze risultando «il primo della lista». Per gli inquirenti non ci sono dubbi: sono tutti elementi che forniscono la certezza che il “Rosario” delle conversazioni intercettate è il candidato Rosario Mirabelli. Di Puppo vuole i dettagli. Viene a sapere che in contrada Surdo (zona di residenza sua e di Lento) avevano ottenuto 73 voti «fra tutti e due». Ma non basta. L’uomo del clan Lanzino-Ruà chiede a Lento di procurargli il tabulato relativo alla ripartizione dei voti per seggio. È una questione di scrupolo: «No, che poi mi interessano due o tre paesi Marcolì. Mi interessano… poi li controlliamo, hai capito? Per una questione… mia più che altro!». 



C’È POSTA PER TE Tramite Lento, Michele Di Puppo invia a Mirabelli sempre nuovi curricula di persone a lui vicine. La richiesta – dopo il buon esito delle elezioni – è sempre quella di una assunzione in una società, in un ente, in un call center. Il 14 aprile Di Puppo contatta Lento: «C’ho una lettera per te», gli fa sapere. Si tratta della suocera di suo fratello. Lento gli dice di lasciarla all’edicola di Surdo, appartenente a Francesco Costantino De Luca, noto alle forze dell’ordine. Il 17 aprile arriva un altro curriculum per fare assumere una persona nel call center di proprietà della famiglia Abramo. 



LE COMUNALI DEL 2011 E L’ATTACCHINAGGIO L’attività di attacchinaggio non è cosa da poco in campagna elettorale. Alle amministrative del 2011 Mirabelli non riesce a farsi eleggere come consigliere comunale ma il suo impegno per far tappezzare Rende di manifesti è intenso. Scompare la figura di Lento in questa tornata elettorale ma Adolfo D’Ambrosio «concordava orari e percorsi degli attacchini con Lucio Mirabelli, figlio di Rosario»: «Lì ho lasciato i manifesti… domani a mezzogiorno e domani mattina alle nove passo… ti lascio la colla… i buoni per i ragazzi e le cose loro», ordina. Il 13 maggio del 2011 D’Ambrosio comunica a Lucio Mirabelli l’intenzione di dirottare sul padre un cospicuo numero di voti: «Però vieni perché devi sentire con le tue orecchie perché io devo dirottare i voti su tuo padre, a me chiacchiere non mi piace farne».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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