ROMA «Per Renzi è un’altra medaglia medaglia al valore l’arresto in Calabria per rapporti con la ‘ndrangheta del Pd Sandro Principe e di sodali dell’area cosentina, decisiva per gli equilibri di potere nell’intera regione». Insieme ai portavoce 5 stelle dei comuni calabresi, lo dichiarano i parlamentari M5s Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela, Federica Dieni e Laura Ferrara, che aggiungono: «Il fatto è la riprova della grande menzogna della narrazione di Renzi, che doveva rottamare il sistema di cui si è invece nutrito, circondandosi di evasori, delinquenti d’alto bordo e, a quanto pare, amici delle ‘ndrine. Principe, il più celebre tra gli arrestati, si convertì in un baleno al renzismo, e non fu il solo. Il potere politico e il potere criminale vanno a braccetto in Calabria, e a volte sono un corpo solo». «La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – proseguono i parlamentari e i portavoce comunali 5 stelle – ha ricostruito un primo quadro del sistema politico-mafioso nel territorio di Cosenza, la provincia che esprime il governatore regionale, Mario Oliverio. Purtroppo, il sistema dei partiti non ha creato anticorpi interni per resistere agli accordi con la ‘ndrangheta, perché la morale, la responsabilità pubblica e il coraggio non trovano posto, nel grande circo di Renzi». «L’imperativo del partito unico – incalzano i parlamentari e portavoce comunali 5 stelle – è vincere a ogni costo, anche scendendo a patti con quella organizzazione criminale feroce, sottile e addentrata, la ‘ndrangheta, che causa l’arretratezza, il degrado, l’inquinamento, la fame e l’asservimento della Calabria, regione che si spopola, restituisce miliardi europei ed è piegata da metodo mafioso, doppiezza politica e diffusa complicità istituzionale». «Ricordiamo – concludono i parlamentari e portavoce comunali 5 stelle – che fu proprio Principe a suggerire la candidatura di Ernesto Magorno alla segreteria regionale del Pd, che avrà tanto da spiegare in commissione parlamentare Antimafia».
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