RENDE Un «collaudato “sistema” ultradecennale», un «intreccio» politico-mafioso che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del consiglio comunale di Rende tenutesi dal 1999 e fino al 2011, per il rinnovo del consiglio provinciale di Cosenza del 2009 e del consiglio regionale della Calabria del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di esponenti di spicco della cosca “Lanzino-Rua’” di Cosenza, tutti condannati in via definitiva per «associazione mafiosa», in cambio di favori vari. È quanto, secondo gli investigatori, ha delineato l’inchiesta della Dda di Catanzaro che stamani ha portato a nove arresti tra i quali 5 politici. Secondo i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, le indagini hanno messo in luce un «collaudato “sistema” ultradecennale che ha visto quale maggiore centro d’interessi l’amministrazione comunale di Rende».
Tra le attività illecite che sarebbero state riscontrate figurano quelle connesse all’affidamento in gestione di locali pubblici comunali a beneficio di affiliati al clan, all’assunzione nella società municipalizzata per la gestione dei servizi comunali di soggetti inseriti o contigui al gruppo criminale, al mancato licenziamento di alcuni di questi dopo avere riportato condanne e la promessa di erogazione di fondi pubblici per finanziare una cooperativa creata ad hoc da un esponente di spicco della cosca per la gestione dell’area del mercato di Rende. Le assunzioni alla municipalizzata, in particolare, avrebbero riguardato vari esponenti della cosca, tra cui il capo Ettore Lanzino.
x
x